mercoledì 2 novembre 2011

Quando i francesi non ridevano

A cura di Roberto Di Ferdinando

Il Patto di stabilità e crescita (PSC) è un accordo stipulato nel 1997 tra i paesi membri dell’UE, al fine di mantenere fermi i requisiti di adesione all'Unione Economica e Monetaria europea (Eurozona) ed entrato in vigore nel 1999. Il patto sancisce che gli Stati membri che, soddisfacendo tutti i cosiddetti parametri di Maastricht, hanno deciso di adottare l'euro, devono continuare a rispettare nel tempo quelli relativi al bilancio dello stato, ossia: un deficit pubblico non superiore al 3% del PIL e un debito pubblico al di sotto del 60% del PIL (o, comunque, un debito pubblico tendente al rientro). Il Patto prevede anche un sistema di richiami e sanzioni (avvertimento, raccomandazione e sanzione) per quei paesi membri e dell’eurozona, che non rispettano i suddetti parametri. Negli anni successivi molti paesi, tra cui anche i “primi della classe” Germania e Francia non hanno rispettato i parametri del Patto senza però essere mai sanzionati. Infatti, citando Mario Monti in un’ intervista di alcuni mesi fa a www.euractiv.it: “[…]quando la Commissione propose di conferire poteri più incisivi a Eurostat per vigilare sulla veridicità dei conti pubblici, la Francia e la Germania si opposero. Analogamente quando, nel 2003, questi due Paesi violarono il Patto di Stabilità e la Commissione propose di emettere gli avvertimenti del caso, così come era stato già fatto per Irlanda e Portogallo, il Consiglio Ecofin, sempre sotto la pressione di Francia e Germania e con l’aiuto dell’Italia, decise di non applicare il corretto enforcement delle regole”. In quel 2003, il voto dell’Italia, che in quella stagione nono era sotto controllo per i propri conti pubblici (deficit pubblico entro il 3% e debito pubblico in diminuzione, leggera, ma in diminuzione), fu fondamentale per far passare la linea politica dell’asse Parigi e Berlino ed evitare loro l’umiliazione della sanzione, sarebbe stata la prima volta che una sanzione avrebbe colpito le economie prime dell’UE. In quella stagione francesi e tedeschi, piangenti, ottennero aiuto, sicuramente non disinteressato, ma comunque un aiuto decisivo, degli “inaffidabili” italiani.
RDF

3 commenti:

Santo Sellassi ha detto...

E' difficile pensare che sia sempre colpa degli altri, ovvero dei presunti partner europei. I francesi sarebbero i cattivi, secondo il vostro punto di vista, i tedeschi sarebbero i soliti panzer che non arretrerebbero davanti a nulla, entrambi questi paesi sarebbero colpevoli di ingratitudine. Purtroppo penso che l'ingratitudine non alberghi più nelle stanze della politica e tantomeno in quelle della politica internazionale. Diciamo che nella politica internazionale sono sempre valsti i rapporti di forza e le alleanze, come si diceva un tempo, possono cambiare con un semplice "giro di walzer". Il problema è semmai un altro: l'Italia è un paese debolissimo in questo momento storico ed è rappresentata da un leader che ne ha combinate di tutti i colori. Anche gli aspetti scandalistici hanno contribuito, e non poco, ad affossare l'immagine di questo Presidente. Con un governo così impresentabile è anche difficile che l'Italia possa giocare un qualche peso ed anche pensare semplicemente al proprio interesse nel gruppo dei paesi europei più forti. Non possiamo infatti dimenticarci che questi paesi hanno i loro problemi interni e devono giustificare ai loro elettori scelte politiche anche per loro impopolari. Se non si è autorevoli, al tavolo della politica internazionale si fa sempre la figura dei comprimari o di quelli che ricevono un pezzo di pane per carità. L'Italia è stato uno dei paesi fondatori dell'UE e fino alla fine degli anni Novanta è sempre stata fieramente europeista. Purtroppo la destra che ha preso il testimone del potere in questo inizio di secolo è stata tutta l'opposto. Oltre ad essere impresentabile. L'Italia ne paga le conseguenze. Con grande dispiacere dei propri cittadini.
Saluti a recinto internazionale da un vostro amico lettore

Roberto ha detto...

Il mio intervento voleva, semplicemente, sottolineare, che in questo momento storico la Francia non può svolgere il ruolo di prima della classe e disprezzare gli altri stati membri. Nonostante tutti i nostri difetti ed inadeguatezze della politica, non abbiamo bisogno anche delle lezioni supponenti di Parigi.
RDF

Santo Sellassi ha detto...

Scusate, volevo dire la gratitudine. Correggo il punto: "Purtroppo penso che la gratitudine non alberghi più nelle stanze della politica e tantomeno in quelle della politica internazionale".
Di nuovo saluti a voi.