domenica 25 novembre 2012

Hitler è morto (forse) nel 1962

(fonte: Il Giornale), a cura di Roberto Di Ferdinando
Quest’estate Il Giornale e La Repubblica a hanno pubblicato le interviste a Alessandro De Felice, un appassionato ricercatore storico, che di professione fa l’imprenditore nel settore sanitario, ma che ha una laurea in Storia Contemporanea alla Cattolica di Milano e in Medicina a Siena, ed è parente di Renzo De Felice lo storico del Fascismo. L’attenzione della stampa italiana verso Alessandro De Felice nasce dal fatto che nei mesi scorsi egli abbia dichiarato di avere le prove che dimostrerebbero che Hitler non sarebbe morto suicidandosi nel bunker di Berlino nel 1945, ma riuscì a fuggire in Argentina insieme a Eva Braun e qui sarebbe morto di emorragia cerebrale nel 1959 o nel 1962. Una scoperta, se confermata, ovviamente rivoluzionaria, sebbene gli storici abbiano sempre respinto la teoria che Hitler riuscì a scappare dalla Germania assediata dagli Alleati. Alessandro De Felice ha però elencato le testimonianze dirette e indirette che proverebbero la sua teoria. Secondo De Felice Hitler visse i suoi anni argentini prima a Estancia San Ramon, una grande fattoria della Patagonia, a quaranta chilometri da San Carlos de Bariloche, la città dove si era nascosto Erich Priebke, poi, alcuni anni dopo, il Furher e la sua compagna si trasferirono a Villa La Angostura, a 85 km da Bariloche, e in questa hacienda morì (incerta la data: 1959 o 13 febbraio 1962), come affermerebbe anche Patrick Burnside, il ricercatore storico considerato il maggior esperto sulla permanenza in Patagonia di Hitler.
De Felice inizia a rafforzare la sua teoria smontando la versione ufficiale degli ultimi giorni di vita di Hitler. Infatti, fino ad oggi la principale fonte storica sulla fine di Hitler è il libro “Gli ultimi giorni di Hitler”, opera di Sir Hugh Trevor-Roper. Ma Alessandro De Felice denuncia che Trevor-Roper era un agente dei servizi segreti militari britannici alle dirette dipendenze del Premier Churchill, il più sollecito a diffondere la notizia della morte del Furher. Trevor-Roper è anche lo stesso che nel 1983, a capo della casa editrice Times – sempre secondo De Felice – autentificò i falsi diari Hitler. De Felice inizia a smantellare anche le altre prove ufficiali; infatti nell’intervista a Il Giornale, a cura di Stefano Lorenzetto, dichiara: ““la perizia necroscopica, effettuata dai medici sovietici tra l’8 e l’11 maggio 1945 nella clinica di Buch, alla periferia di Berlino, è un colossale falso storico-scientifico. Nella relazione finale il tenente colonnello Faust Chkaravski e  i suoi tre assistenti annotarono, di proposito, alcuni errori grossolani. Due particolarità anatomiche fasulle: un dente in sovrannumero e un testicolo mancante. I referti dei tre medici tedeschi che avevano visitato Hitler, completamente nudo negli ultimi 12 anni attestavano che i suoi organi genitali erano normali. Quanto alla presenza di un quindicesimo dente nella mascella inferiore, essa contrasta con la precisa testimonianza del dentista personale di Hitler, il dottor Hugo Blaschke. […]Fra i cadaveri trovati nella cancelleria i russi scelsero i due più carbonizzati e li contrassegnarono con i numeri 12 e 13 e dissero che erano quelli di Hitler e Braun. Il primo misurava 1,65 cm, il secondo 1,50 cm. Ma Hitler da vivo misurava 1,73 cm e la sua amante 1,63 cm. Le radiografie eseguite su Hitler nel 1944 dal dottor Erwing Giesing non collimano con quelle ai raggi x mostrate dai sovietici. Inoltre i due corpi trovati nello steso luogo, presentavano bruciature diverse ed accanto a loro erano stati rinvenute le carcasse di due cani che avevano, però mantenuto il loro pelo. […] I testimoni tedeschi presenti nel bunker furono trattenuti e interrogati per i successivi 10/15 anni. I resti di Hitler furono cremati  e dispersi a Mosca il 3 giugno 1945 secondo quanto riporta il controspionaggio dell’Armata Rossa. Resta una porzione della calotta cranica attribuita a Hitler e conservata presso l’Archivio di Stato della Federazioen Russa. L’analisi del professor Nick Bellantoni dell’Università del Connecticut ha rilevato essere i resti di un cranio femminile, mentre la dentatura è custodita nell’archivio della Lubianka e non è mai stata concessa l’autorizzazione per delle analisi genetiche”. Ed ancora, dall’articolo de Il Giornale: “il 15 giugno 1945 il generale Dwight Eisenhower, nel corso di una conferenza stampa presso l’hotel Raphale a Parigi, dichiarò: - le ricerche sovietiche non hanno trovato tracce di resti di Hitler, né la prova positiva della sua morte -. Quando alla conferenza di Potsdam (1945), il presidente americano, Harry Truman chiese a Stalin se Hitler fosse morto, il dittatore sovietico rispose senza mezzi termini:  - no - . E aggiunse che i gerarchi nazisti erano fuggiti in sommergibile in Spagna o Argentina. Il segretario di Stato, James Byrnes, per accertarsi che Truman non avesse capito male, dopo il brindisi ufficiale prese in disparte Stalin, il quale confermò la risposta. La circostanza venne comunicata da Truman in una lettera alla moglie e Byrnes citò il fatto  nel suo libro di memorie Speaking Frankly”.
Quindi anche negli Stati Uniti e fin dall’inizio furono avanzati dubbi sull’effettiva morte di Hitler. Non a caso, Hoover, capo del FBI, inviò agenti in Sudamerica, non credendo della morte di Hitler. Esiste un’informativa del FBI del 21 settembre 1945, che parla dell’aiuto fornito dai funzionari argentini a Hitler, sbarcato da un sottomarino e nascosto ai piedi delle Ande. In una nota classificata segreta della CIA del 3 ottobre 1955 un agente dalla Colombia scrive: “Hitler è ancora vivo”.
Inoltre, De Felice, in supporto della sua teoria chiama in aiuto Patrick Burnside, imprenditore e saggista investigativo, il quale oggi vive a San Carlos de Bariloche dove è ancora attivo il Club Andino, un ritrovo di tedeschi. Burnside dichiara di aver conosciuto negli anni Settanta, padre Cornelius Sicher, amico d’infanzia dell’Ammiraglio Wilhelm Canaris. Sicher rivelò a Burnside che nel 1944 Canaris gli aveva rivelato che esistevano dislocati in Europa dei sommergibili U-boat pronti all’occorrenza a salpare con destinazione Patagonia; e forse proprio su uno di questi Hitler guadagnò la sua fuga. Secondo la ricostruzione di Burnside, dal 28 al 30 aprile la Luftwaffe garantì un corridoio aereo fra Berlino e la Danimarca per la fuga di Hitler. Quindi, il 28 aprile 1945 non vi fu alcun matrimonio nel bunker tra Hitler e Eva, bensì la partenza su un velivolo dalla pista di Hohenzollerndamm, con atterraggio nella German Imperial Zeppelin, base di Tonder, in territorio danese. Da qui  la ricostruzione dei fatti si interrompe e De Felice e Burnside fanno due ipotesi: partenza in sommergibile verso il Sud America, oppure un volo verso Reus, base militare spagnola presso Barcellona, e poi da qui alle Canarie, prima di aver sostato a Moron della Frontera, presso Siviglia, per il carburante. E’ il 29 aprile 1945: con Hilter ci sono Eva, il cognato Hermann Fegelein, sposo della sorella di Eva, Gretl,  e la fedele cagna Blondi. All’arrivo nella base nazista di Villa Winter, a Fuerteventura, vi era ad attenderli un U-boot per il trasferimento in Patagonia (il 10 luglio 1945 un sommergibile U-530 si consegnò agli Alleati in una base navale di Mar del Plata).
RDF

venerdì 23 novembre 2012

L'in-sostenibile crescita economica africana

a cura di Francesco Della Lunga

Continuiamo a pensare che il continente africano sia ancora preda di povertà endemiche, guerre, sottosviluppo, carestie. In larga parte è ancora così, ma da dieci anni a questa parte pare che qualcosa stia cambiando. Nel primo decennio del Duemila alcuni stati africani hanno iniziato a vedere, in casa propria, la crescita economica. Abbiamo già parlato, anche sul nostro blog, della crescita del PIL a due cifre che alcuni stati africani hanno sperimentato in questi anni. Etiopia, Mozambico, Sudafrica, ad esempio, sono cresciuti in maniera significativa raggiungendo cifre di crescita che gli studiosi di economia riconducono al cosiddetto "take off" dello sviluppo economico, ovvero la crescita del PIL oltre il cinque per cento. Quello che però appare ancora più significativo, oltre alla crescita economica, è la crescita della classe media anche in questi paesi. Alla crescita della classe media si legano una serie di concetti socio economici e socio politici che farebbero ben sperare per il futuro. La classe media porta con se l'affermazione di una consapevolezza politica, sociale ed economica, anche se questi tre elementi non devono essere considerati con criterio di importanza. A ricordarci che l'Africa è il continente del futuro è un bell'articolo pubblicato oggi sul Sole24Ore che spiega come anche nel continente africano stia emergendo una classe di ben 300 milioni di nuovi e giovani consumatori. Le stime riportate evidenziano che la crescita economica si avvicinerà al 12%. Il dato è stimato sul 2015. Uno dei fattori che ha contribuito a questo salto è stato indubbiamente la diminuzione dei grandi conflitti interetnici e, in qualche caso, postcoloniali. Parlare oggi di postcolonialismo appare azzardato, ma in qualche caso non crediamo di sbagliare dicendo che alcuni paesi che hanno al loro interno risorse enormi (ci riferiamo ad esempio al caso congolese) stanno ancora dibattendosi in conflitti che sono il lascito della presenza europea. Altri invece hanno chiuso con il passato e stanno incamminandosi, sia pure con fatica, verso la crescita economica, avendo già vissuto la normalizzazione. Per tornare alla crescita, si stima che il continente africano possa diventare un nuovo grande e potenziale mercato per l'esausta economia europea, se si vorrà iniziare a pensare che il continente offre numerose opportunità. Ma gli africani, per tornare al discorso sulla classe media, sono consapevoli della loro ritrovata importanza. "Gli africani non si considerano più eterne vittime di un destino avverso, siete voi occidentali a vederci così - come ha detto un esponente del mondo della moda africano, in un recente convegno a Roma, Uchè Okonkwo di Luke Corp - Quindi, se volete venderci prodotti di moda o di lusso non devono essere di seconda scelta. Non vogliamo la vostra pietà ma la vostra considerazione ed è importante che i marchi stringano partnership produttive, oltre che distributive, con aziende africane". La crescita economica in Africa pare davvero alle porte. Sta a noi occidentali tornare ad investire nel continente ed a cogliere le opportunità che il continente può fornire.

giovedì 22 novembre 2012

Giovedì 29 novembre 2012 - Giuseppe Mammarella discute gli esiti delle elezioni presidenziali americane

Associazione Alumni Cesare Alfieri

Polo delle Scienze Sociali
via delle Pandette 21
Edificio D5, presso l’Aula 0.12
dalle ore 10.15
Giovedì 29 novembre 2012

Giuseppe Mammarella
(Professore emerito, Stanford University)
Discute gli esiti delle elezioni presidenziali americane con
Danilo Breschi, Mauro Campus, Massimiliano Guderzo
Presiede e coordina l’incontro Fulvio Conti

Con il patrocinio del
CIMA
MACHIAVELLI CENTER
FOR COLD WAR STUDIES

martedì 20 novembre 2012

27 novembre 2012 - I Lettura Antonio Cassese: "La ricostruzione giudiziale dei crimini nazifascisti in Italia"


27 novembre 2012 - I Lettura Antonio Cassese: "La ricostruzione giudiziale dei crimini nazifascisti in Italia"
Presentazione del libro di S. Buzzelli, M. De Paolis e A. Speranzoni: "La ricostruzione giudiziale dei crimini nazifascisti in Italia. Questioni preliminari" (Torino, Giappichelli, 2012). Ne discutono con gli autori i Proff. Filippo Focardi (Università di Padova) e Antonio Vallini (Università di Firenze).

Introduce Franca Alacevich e coordina Micaela Frulli. Nel corso dell'incontro la Prof. Luisa Vierucci illustrerà la Antonio Cassese Initiative.

ore 16 - Polo delle Scienze Sociali di Novoli, Edificio D 15, Aula 005, Piazza Ugo di Toscana, 5 Firenze

Organizzazione: Facoltà di Scienze Politiche "Cesare Alfieri", Corso "Current challenges to international law", dottorato in scienze giuridiche

Per saperne di più: http://www.unifi.it/upload/sub/notizie/agenda/I%20Lettura%20Antonio%20Cassese27nov2012.pdf