venerdì 22 luglio 2011

L’ultimo nazista

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

La notizia è stata data a fatto compiuto. Nei giorni scorsi i resti di Rudolf Hesse, il braccio destro di Hitler, sono stati riesumati dalla tomba del piccolo cimitero della parrocchia evangelica della cittadina di Wunsiedel, con il consenso dei familiari, per essere cremati e le ceneri saranno disperse forse in mare (come Osama Bin Laden), mentre la lapide della tomba, su cui vi era scritto “Io ho osato”, è stata distrutta. Tale scelta è stata voluta dalle autorità cittadine per mettere fine al continuo pellegrinaggio sulla tomba di nostalgici e neonazisti. Dal 2005 le manifestazioni e celebrazioni dinanzi alla tomba sono state proibite, nel 2004 vi parteciparono migliaia di persone.
Rudolf Hesse nasce nel 1894 ad Alessandria d’Egitto, in una ricca famiglia, partecipa alla prima guerra mondiale come pilota e nel 1920 su suggerimento dell’amico Hitler, entra in politica. Aiuta il futuro Fuhrer a scrivere il Mein Kampf, sarà al fianco di Hitler e condividerà le sue scelte fino al misterioso volo del maggio del 1941, quando si paracadutò in Scozia per tentare, forse, una pace con gli inglesi. Al momento di partire per la sua missione lasciò scritta una lettera ad Hitler: “Se questo piano dovesse fallire sarà sempre possibile negare ogni responsabilità: dì solo che sono pazzo”. Su tale gesto vi sono ancora molti dubbi. Hesse fu arrestato dai britannici ed il tribunale di Norimberga lo condannò all’ergastolo. Unico detenuto del carcere di Spandau, a 93 anni si suicidò, impiccandosi in cella, quando sembrava che forse sarebbe potuto essere liberato. Era il 17 agosto 1987. Da quel giorno ogni 17 agosto era organizzata una manifestazione di neonazisti a Wunsiedel per celebrarlo, che spesso si trasformava in un’occasione per causare disordini e tafferugli.
RDF

2 commenti:

Roberto ha detto...

Il vicepresidente della Provincia di Pistoia, Roberto Fabio Cappellini, di Rifondazione Comunista, ha chiesto che, come in Germania è stata rimossa la tomba del nazista Rudoph Hesse dal cimitero di Wundsiediel in Baviera, per evitare manifestazioni e celebrazioni di nostalgici e neonazista, anche in Italia si facesse lo stesso con la tomba di Mussolini a Predappio.
Personalmente ritengo che per evitare di ricadere nei tragici errori del passato si debba far in modo che le nuove generazioni abbiano il piacere di studiare la Storia, perché non è con il divieto o l’oblio che possiamo costruire una società migliore, ma con la conoscenza e la critica di tutti i passaggi storici della nostra umanità. Tutto ciò che è negato o vietato a priori, senza una spiegazione, rischia di diventare, specialmente per i giovani, affascinante e attraente. Conoscere, capire, criticare, questa è la via. Una società che ha paura di una tomba, è una società debole e quindi pericolosa.
RDF

Roberto ha detto...

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

L’ambasciatore Sergio Romano nella sua rubrica “Lettere al Corriere”, nel rispondere ad un lettore che, prendendo spunto dalla demolizione della tomba di Rudolf Hesse, gli chiede un commento sul processo di Norimberga, ricostruisce le vicende di Hesse alla sbarra di quel tribunale. I capi d’imputazione per gli accusati al quel processo erano quattro: “1) partecipazione ad un complotto criminale per scatenare una guerra offensiva; 2) crimini contro la pace (guerre d’aggressione); 3) crimini di guerra (trattamento disumano dei prigionieri e delle popolazioni civili); 4) crimini contro l’umanità (operazioni di estrema atrocità contro alcuni gruppi etnici). Gli ultimi due non poterono essere imputati ad Hesse, in quanto quei crimini furono sostanzialmente commessi dal Terzo Reich, successivamente alla fuga (missione?) e cattura di Hesse in Gran Bretagna nel 1941.
La difesa di Hesse chiese di presentare agli atti il Trattato di Versailles, che conteneva obblighi impossibili da soddisfare per la Germania degli anni Venti , e per molti la vera causa scatenante del secondo conflitto mondiale, ma la richiesta della difesa fu respinta in quanto documentazione irrilevante; Romano (che cita il testo: Telford Taylor, Anatomia dei Processi di Norimberga, Rizzoli 1993), ritiene che fu respinta per evitare che si aprisse un dibattito sulle responsabilità, che ci furono, degli Alleati nelle cause dello scoppio della guerra. Inoltre, la difesa ricordò che l’Unione Sovietica, che a Norimberga faceva anche la parte del giudice quale nazione vincitrice del conflitto, fino al 1941 era stata alleata alla Germania Nazista con il Patto Molotov-Ribbentrop, anche questa difesa fu respinta. Infine Hesse si presentò a Norimberga afflitto da un’amnesia irreversibile e non fu così in grado di difendersi. E quando, negli anni Ottanta si aprì il dibattito per concedere la libertà all’ultranovantenne Hesse, fino ad allora unico ospite di un grande carcere militare, l’URSS protestò opponendosi a qualsiasi riduzione della pena.
RDF