lunedì 27 dicembre 2010

Gli UFO sono già tra di noi

Intervista a Paul Davies, il direttore dello staff che gestirà il primo contatto con gli alieni
(fonte: Sette-Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

1 commento:

Roberto ha detto...

L’ONU ha scelto l’ambasciatrice che dovrà prendere i primi contatti con gli alieni, gli Usa e la Russia si stanno preparando, militarmente, ad accogliere gli extra-terrestri, convinti che non verranno in pace. Sembra quindi non più fanta, ma scienza il fatto che sia prossimo l’incontro ravvicinato con gli alieni. Anzi, per il cosmologo inglese Paul Davies, intervistato alcune settimane fa da Sette-Corriere della Sera, gli alieni sarebbero già tra noi. Davies non è un eccentrico scienziato, ma un astrobiologo, professore presso l’Arizona State University e direttore del Post-Detection Scienze and Technology Taskgroup, il gruppo, composto da scienziati, giornalisti, avvocati e filosofi, incaricato di gestire i primi contatti con gli E.T. Secondo Davies, la civiltà aliena più “vicina” a noi, sarebbe ad un migliaio di anni luci, significa che adesso loro stanno vedendo il nostro pianeta come era intorno all’anno Mille, e con quella civiltà terrestre, non evoluta scientificamente, gli alieni non avrebbero alcun interesse a prendere contatti, infatti allora non esistevano i radiotelescopi, ed i segnali emessi oggi dal nostro pianeta li riceverebbero, se mai li riceveranno, tra mille anni, ed altrettanti anni occorrerebbero per ricevere una loro eventuale risposta. Ma Davies non si da per vinto e grazie all’aiuto finanziario (25 milioni di dollari) di Paul Allen, il cofondatore di Microsoft, ha realizzato, insieme alla SETI (Search for extraterrestrial intelligence - (http://beyond.asu.edu/seti/)) e l’Università di Barkeley, l’Allen Telescope Array, funzionante da tre anni, che a progetto completato si comporrà di 350 antenne radio capace di operare simultaneamente per captare segnali elettromagnetici dall’Universo. Infatti, Davies, sempre nell’intervista, ricorda che fino ad oggi i radiotelescopi ed i ricevitori ottici hanno puntato verso stelle entro un raggio di 100 anni luce da noi, senza, però, contare che solo nella nostra galassia esistono almeno 400 miliardi di stelle in uno spazio di 100.000 anni luci, e oltre la nostra vi sono altri miliardi di galassie. Come non è da esclude che gli alieni possano utilizzare strumenti e tecnologie molto diverse dalle nostre. Per Davies, comunque, occorrerebbe indagare su alcune tracce che queste civiltà aliene potrebbero lasciare od aver lasciato: “discariche nucleari sulla Terra o sulla Luna, attrezzatura abbandonata su qualche pianeta, tracce di ingegneria mineraria nel sistema solare, informazioni digitali cifrate all’interno del DNA di organismi terrestri, tracce di nano macchine o biotecnologie…, ma non vi aspettate di trovare od attendere omini verdi, oggetti volanti, ecc…, se là fuori c’è qualcun altro, che pensa come o meglio di noi, potrebbe essere pura energia, una mente perfetta. Che magari non ha neppure voglia di venire a contatto con dei primitivi come gli umani”.
RDF