domenica 24 ottobre 2010

Il successo “forzato” editoriale (e di ricavi) del Mein Kampf

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

1 commento:

Roberto ha detto...

L’ambasciatore Sergio Romano, nei mesi scorsi rispondendo ad un lettore del Corriere della Sera, ricordava il successo editoriale che ottenne, fin da subito, il Mein Kampf di Hitler. Pubblicato nel 1925 il libro in quell’anno vendette 9.473 copie, ma il numero di copie, ricorda Romano, salì progressivamente con l’ascesa del partito nazista, in particolare nei periodi di grande crisi nazionale ed internazionale. Nel 1929, furono vendute 29.000 copie, nel 1930 54.000, nel 1932 234.000, nel 1933, anno in cui Hitler formò il suo governo, oltre un milione di copie. Con Hitler al potere, la casa editrice, la Eher Verlag, sfruttò il momento e qualsiasi pretesto fu buono per indurre o obbligare, ancora, i tedeschi, e non solo, ad acquistare il libro: ai membri del partito (10 milioni), fu chiesto di acquistarne una copia, fu regalato dai comuni in occasione dei matrimoni, fu un regalo delle aziende ai loro dipendenti, tanto che nel 1939 si contarono, vendute, oltre 4 milioni di copie. Il libro fu offerto in tutti i formati ed edizioni, edizioni cartonate, tascabili per i soldati al fronte, di lusso con copertine di pelle e lino, in formato grande ed in edizioni speciali con copertine perfino di marmo. Hitler da questa diffusa vendita del suo libro ricavò circa 15 milioni di marchi tedeschi (90 milioni di dollari attuali), che gli servirono per compare il suo “nido d’aquila” sull’Obersalzberg e per finanziare le campagne elettorali fino al 1933. Secondo un rapporto declassificato della CIA, nel 1996 fu ritrovato un conto creato da Max Amman, direttore della Eher Verlag, presso la UBS di Ginevra dove erano state depositate somme importanti, recentemente devolute ad un fondo per il risarcimento delle vittime del III° Reich.
Hitler, nel 1928, scrisse un secondo libro, in cui prevedeva la Seconda Guerra Mondiale ed indicava l’est europeo lo spazio vitale per la nazione tedesca. L’editore però fu contrario a pubblicarlo, per non interferire nel successo del primo libro, solo negli anni Sessanta, in sordina, fu pubblicato, senza, però, alcun successo.
Romano riporta questi dati ed informazioni citando due libri che si sono occupati della “fortuna” editoriale del tristo Mein Kampf: “Geschichte eines Buches: Adolf Hitlers Mein Kampf 1922-1945”, di Othmar Plockinger del 2006 e “Mein Kampf, storia di un libro” di Antoine Vitkine, edito in Italia da Cairo Editore.
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