sabato 23 ottobre 2010

Africa: il controllo strategico delle acque del Nilo

Non vi è accordo tra i paesi attraverso i quali scorrono le acque del Nilo, troppo strategico è lo sfruttamento di queste acque. Un ulteriore problema per l’Africa.
(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

1 commento:

Roberto ha detto...

Nel giugno scorso, ad Addis Abeba, la riunione dell’agenzia che coordina lo sfruttamento delle acque del bacino del Nilo (Nile Basin Initiative – NBI) si è conclusa senza un accordo tra i paesi coinvolti, lasciando, di fatto, senza una soluzione, dopo vent’anni, la questione del controllo delle acque del Nilo. Il dibattito è ancora in mano alla diplomazia, ma sembra arenatosi; infatti Etiopia, Uganda, Tanzania, Ruanda e Kenya hanno deciso di non rispettare più il patto del 1929 che disciplina il controllo del bacino e con il quale la Gran Bretagna concesse all’Egitto e quindi, successivamente, anche al Sudan indipendente, la gestione dell’intero flusso del Nilo nei periodi secca ed il diritto di veto ad ogni progetto sul bacino. I cinque paesi, invece, adesso, vogliono contare di più nello sfruttamento della risorsa Nilo: l’80% del territorio ruandese fa parte del bacino del Nilo e dal principale fiume del paese, il Kagera, si origina il Nilo, il 6% del fiume Vittoria appartiene al Kenya, ma questa porzione fornisce il 40% dell’afflusso del grande fiume, un decimo del territorio della Tanzania fa parte del bacino ed il lago Vittoria si trova per metà sul suo territorio, quasi tutto il territorio ugandese fa parte del bacino del Nilo ed in Uganda si trova la sorgente del Nilo Bianco, infine l’Etiopia ospita il lago Tana, sorgente del Nilo Blu, il Nilo Blu contribuisce all’86% delle acque che arrivano alla diga di Assuan (dati Corriere della Sera). L’Egitto, che con un accordo del 1959 ha anche il diritto di tenere sempre pieno il lago artificiale di Assuan ed è destinatario di 55,5 miliardi di metri cubi all’anno sugli 84 totali, ed il Sudan che ha anch’esso un controllo pieno sull’utilizzo delle acque, sembrano non voler perdere la loro posizione storica di dominio nello sfruttamento delle acque del Nilo. La NBI (nata nel 1999 per dare un riconoscimento a tutti i paesi del bacino - vi fanno parte anche il Burundi, la Repubblica Democratica del Congo e l’Eritrea che nella diatriba sono rimasti, però, in disparte essendo, per il momento, poco interessati alla questione) da dieci anni cerca quindi un accordo che sembra mai arrivare. Dinanzi all’ostracismo di Egitto e Sudan, l’Etiopia ha dato un ultimatum: alla prossima riunione, prevista nelle prossime settimane, se non sarà firmato un nuovo accordo, darà il via alla costruzione di una diga sul fiume Tana (già finanziata negli anni ’80 dall’Italia, ma mai realizzata) e si riapproprierà delle sue acque per la locale agricoltura, simile minacce sono state avanzate anche da Uganda, Tanzania e Kenya. Ancora tensioni in Africa.
RDF