domenica 5 dicembre 2010

Ancora su Wikileaks: riflessioni su democrazia e potere

Le rivelazioni di Wikileaks, gli effetti sulle democrazie occidentali, il ruolo della diplomazia, ed il suo "11 settembre".

2 commenti:

Francesco Della Lunga ha detto...

Per il ministro degli esteri italiano Frattini le rivelazioni di Wikileaks sono l'"11 settembre della diplomazia". Gli Stati Uniti sotto attacco dal sito fondato da Julian Assange. Le ripercussioni sulle cancellerie occidentali. Le notizie su rivelazioni ancora più sconvolgenti in arrivo. Solo poco più di mezzo secolo fa questi dispacci avrebbero potuto provocare guerre sanguinose. Oggi il mondo sembra più sicuro e forse in grado di superare notizie imbarazzanti. Ma molto di quello che è apparso ad oggi appare in molti casi già conosciuto ed interiorizzato dalle opinioni pubbliche. La reazione delle cancellerie e dei governi è un ottimo spunto di riflessione per chi intende indagare fra il legame esistente fra le moderne organizzazioni statali ed il potere.
Uno dei più grandi, illuminati, brillanti pensatori radicali americani, Noam Chomsky, sostiene che “Una delle principali ragioni del segreto di stato è difendere gli stati dai propri cittadini. L’aspetto più importante dei documenti resi pubblici da Wikileaks è quello che ci dicono della leadership occidentale (quella americana): il profondo disprezzo del governo americano per la democrazia. La popolazione dei paesi di cui parlano i diplomatici statunitensi è irrilevante, quello che conta veramente per loro è l’opinione dei governi e dei dittatori dei paesi che appoggiamo”. L’Economist sostiene: “Se il segreto è necessario per la sicurezza nazionale e per l’attività diplomatica è anche inevitabile che la prerogativa della segretezza sia usata per nascondere i misfatti degli stati. Organizzazioni come Wikileaks sono il meglio che possiamo sperare per promuovere il clima di trasparenza e responsabilità necessario per un’autentica democrazia liberale”. Chiude la rivista Internazionale: “Se un intellettuale radicale come Noam Chomsky e un giornale moderato come l’Economist sono d’accordo, vuol dire che Wikileaks ha colto nel segno.
Queste affermazioni, se potessimo parlare con il cuore, sono ampiamente condivisibili, mentre rischiano di scontrarsi fortemente con l’altra parte di noi che è la ragione o la razionalità, come si preferisce. Sono condivisibili per tutte quelle persone che sognano da sempre la rivincita del pensiero umano sulla sua attuazione quotidiana, della teoria sulla prassi, perché quello che è uscito e che uscirà, sebbene in larga parte già conosciuto dagli addetti ai lavori e dai tanti cittadini che si occupano d’altro quotidianamente ma che leggono un po’ anche distrattamente i giornali, dimostrano la cruda essenza del potere. E di come il potere sia cinico, tenda a proteggere se stesso, a fare accordi con altri poteri, a sopraffarli, quando è necessario. Il potere si nutre di forza, la forza è spesso lontana dalla ragione, sicuramente è lontanissima dalla verità e dalla giustizia. Pertanto, quando Chomsky nota che gli Stati Uniti, unica, ancora oggi, superpotenza globale, per bocca della loro diplomazia, parlano dei poteri (governi) che gestiscono altri stati infischiandosene dei cittadini degli stessi e della loro democrazia, dice una cosa che molti di noi condividono. (segue)

Francesco Della Lunga ha detto...

Ma, se vogliamo, la democrazia è anche una modalità di gestire il potere. E, una volta che i loro cittadini hanno dato il mandato a qualcuno di governarli, a questo consegnano il potere. Ed i diplomatici statunitensi, parlano del comportamento dei poteri (in parte democratici, in parte no perché è innegabile che solo pochi stati siano realmente democratici mentre la stragrande maggioranza non lo è). Allora bisognerebbe chiedersi se la democrazia è il migliore dei mondi possibili, come disse Winston Churchill. Si è portati a pensare, probabilmente con ragione, che lo sia ancora. Per una semplice motivazione: perché i cittadini hanno ancora sulla carta il diritto di dissentire, di avere una libera stampa, di farsi un’opinione a prescindere da quello che appunto divulga il potere, perché esistono pesi e contrappesi, perché è impossibile bloccare la fuoriuscita di notizie, perché periodicamente si torna a votare, perché tutti sono sottoposti alla legge ecc. ecc.. Di fatto, in una democrazia, il cittadino ha in mano la sovranità e questo significa che ogni pochi anni ha la possibilità di mandare a casa quelle persone che hanno incarnato il potere in quel breve periodo. E’ anche vero che l’unico modo per controllare il potere è di conoscerlo e la democrazia ci aiuta proprio in questo.
Alla fine di tutto questo ragionamento, forse un po’ contorto, bisognerebbe chiederci se è possibile fare a meno del potere. Perché il potere, in quanto potere, non è né di destra né di sinistra. La destra o la sinistra sono formidabili astrazioni concettuali, ideologie politiche, culture che servono in qualche modo per mitigare o indirizzare il potere, in qualche altro per strumentalizzare il potere, in qualche altro caso è il potere che si serve delle ideologie politiche per arrivare ai propri fini. Ma il potere è lì, c’è sempre, è il fine e non il mezzo. Da quando esiste l’uomo e questi si è organizzato in forme associative (già a partire dal nucleo principale, la famiglia), esiste il potere. Pare proprio che non si possa fare a meno di averci a che fare. E allora, l’esortazione di Chomsky ed anche quella dell’Economist o di Internazionale, per tornare ai giorni nostri, appaiono utopistiche e prive di contatto con la realtà. Ma forse lo è solo quella di Chomsky perché egli sembra dirci che bisognerebbe fare a meno del potere. Allora è forse più sostenibile la posizione dell’Economist dove dice che Wikileaks può servire a mitigare il potere ed a farci rendere più consapevoli del suo reale significato o essenza. Gli stati sono una manifestazione del potere organizzato, e pertanto rimangono sullo sfondo. Rimane il potere, con la sua forza, con il suo fascino, con tutta la sua portata di violenza ed ingiustizia. In definitiva, bisognerebbe che il potere non esistesse per rendere la società più libera e più giusta. Sarebbe il massimo dei mondi possibili. La democrazia si è rivelata come il migliore strumento per mitigare il potere. Wikileaks, come dice anche Internazionale, può rappresentare un ulteriore strumento, oltre a quelli che già ci sono, per aiutare le democrazie. Le risposte che alcuni governi sembrano dare alle rivelazioni, anche scontate, uscite in questi giorni sul sito di Assange, rappresentano la migliore cartina di tornasole sull’essenza malata del potere. Quindi, va anche bene Wikileaks, ma soprattutto va bene, anzi non è sostituibile, la democrazia, come purtroppo non sostituibile appare essere il potere. A meno che non si riesca a costruire uno stato con un etica del potere talmente ineccepibile e condivisa, da non temere più niente. Lo credete possibile?