martedì 15 gennaio 2013

2050 la fine dell'umanità. Il mondo ai robot.

A cura di Francesco Della Lunga

Nel 2050 la crescita della popolazione mondiale, arrivata al culmine, inizierà inevitabilmente a decrescere. Da quel momento il mondo dovrà vivere con una popolazione sempre più vecchia, con minori nascite, in un luogo in cui i robot la faranno da padrona. Pare un film di fantascienza, ma questa prospettiva sta coinvolgendo diversi demografi e studiosi ed è stata recentemente spiegata in un articolo apparso sul Sole 24 Ore dello scorso 13 gennaio, a firma di Kevin Kelly. La crescita della popolazione ed i suoi effetti sull’economia mondiale e, in ultima analisi sulla società contemporanea e futura, ha affascinato da secoli gli studiosi e gli economisti. Non importa qua tornare a riscoprire il pensiero di Malthus anche perché la sua prospettiva, assai catastrofica, non si è mai concretizzata. Eppure aveva una sua logica. Anche la teoria esposta da Kelly pare affascinante. Egli afferma che tutti i modelli demografici, o quasi tutti, sono concordi nel rilevare una crescita della popolazione mondiale nei prossimi decenni, nonostante che nei paesi sviluppati la tendenza sia esattamente contraria. Nei paesi ad economie avanzate infatti, il tasso di sostituzione è negativo (ovvero il tasso che misura il rapporto fra le morti e le nascite) il che significa che le coppie adulte hanno mediamente un numero di figli minore a quello necessario per mantenere la stabilità della popolazione. In parole povere, se la coppia è composta da due persone, la semplice nascita di un unico figlio rende il tasso di sostituzione negativo ed è sulla base di questo assunto che, a grandi linee, si fonda l’osservazione proposta da Kelly per la crescita della popolazione nel prossimo secolo. Tutte le più grandi economie infatti stanno andando verso un tasso di sostituzione negativo. In Europa la tendenza è in atto da qualche decennio. Paesi come la Germania e l’Ucraina starebbero sperimentando un calo della popolazione a livello assoluto. Ma in generale in tutta l’Europa la situazione è identica. Popolazioni sempre più vecchie ed un tasso di sostituzione sempre più negativo. L’analisi empirica condotta su questi paesi lega indissolubilmente il tasso di crescita al sistema economico. Maggiore è il livello di sviluppo e di benessere, minore è la propensione a generare nuove nascite. Se la tendenza rimane invariata, i figli delle coppie che nascono in questi paesi, si comporteranno esattamente come i genitori e quindi si arriverà presto ad aver un numero di coppie che paradossalmente potrebbero non avere alcun figlio. Il Giappone, altra grande economia avanzata, ha una popolazione mediamente anziana. La Cina, che fino a pochi decenni fa contava famiglie numerose, oggi ha imposto il figlio unico. Attualmente, sempre secondo questo studio, i paesi in crescita demografica sarebbero ancora alcuni paesi in via di sviluppo, ma la tendenza alla diminuzione del numero dei figli ed all’invecchiamento della popolazione parrebbe già iniziata in alcuni paesi dell’Africa sub sahariana. In che mondo vivremo dunque, a partire dal 2050? Secondo Kelly appaiono esserci pochi dubbi: un mondo di anziani, con una popolazione mediamente concentrata alla generazione di servizi di assistenza ed un numero sterminato di robot che dovranno “sostituirsi” alle persone in carne ed ossa per assolvere a numerosi compiti lasciati “liberi” da coloro che avrebbero dovuto nascere. “I problemi di una popolazione umana in crescita sono reali, ma sappiamo che cosa fare; i problemi di una popolazione umana in calo indefinito in un mondo sviluppato fanno più paura perché non li abbiamo mai affrontati”. Kevin Kelly è autore di “Quello che vuole la tecnologia”, Codice, 2011.

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