Nel 2050 la crescita della popolazione mondiale, arrivata al
culmine, inizierà inevitabilmente a decrescere. Da quel momento il mondo dovrà
vivere con una popolazione sempre più vecchia, con minori nascite, in un luogo
in cui i robot la faranno da padrona. Pare un film di fantascienza, ma questa
prospettiva sta coinvolgendo diversi demografi e studiosi ed è stata
recentemente spiegata in un articolo apparso sul Sole 24 Ore dello scorso 13
gennaio, a firma di Kevin Kelly. La crescita della popolazione ed i suoi effetti
sull’economia mondiale e, in ultima analisi sulla società contemporanea e
futura, ha affascinato da secoli gli studiosi e gli economisti. Non importa qua
tornare a riscoprire il pensiero di Malthus anche perché la sua prospettiva,
assai catastrofica, non si è mai concretizzata. Eppure aveva una sua logica.
Anche la teoria esposta da Kelly pare affascinante. Egli afferma che tutti i
modelli demografici, o quasi tutti, sono concordi nel rilevare una crescita
della popolazione mondiale nei prossimi decenni, nonostante che nei paesi
sviluppati la tendenza sia esattamente contraria. Nei paesi ad economie
avanzate infatti, il tasso di sostituzione è negativo (ovvero il tasso che
misura il rapporto fra le morti e le nascite) il che significa che le coppie
adulte hanno mediamente un numero di figli minore a quello necessario per
mantenere la stabilità della popolazione. In parole povere, se la coppia è
composta da due persone, la semplice nascita di un unico figlio rende il tasso
di sostituzione negativo ed è sulla base di questo assunto che, a grandi linee,
si fonda l’osservazione proposta da Kelly per la crescita della popolazione nel
prossimo secolo. Tutte le più grandi economie infatti stanno andando verso un
tasso di sostituzione negativo. In Europa la tendenza è in atto da qualche
decennio. Paesi come la Germania e l’Ucraina starebbero sperimentando un calo
della popolazione a livello assoluto. Ma in generale in tutta l’Europa la
situazione è identica. Popolazioni sempre più vecchie ed un tasso di
sostituzione sempre più negativo. L’analisi empirica condotta su questi paesi
lega indissolubilmente il tasso di crescita al sistema economico. Maggiore è il
livello di sviluppo e di benessere, minore è la propensione a generare nuove
nascite. Se la tendenza rimane invariata, i figli delle coppie che nascono in
questi paesi, si comporteranno esattamente come i genitori e quindi si arriverà
presto ad aver un numero di coppie che paradossalmente potrebbero non avere
alcun figlio. Il Giappone, altra grande economia avanzata, ha una popolazione
mediamente anziana. La Cina, che fino a pochi decenni fa contava famiglie
numerose, oggi ha imposto il figlio unico. Attualmente, sempre secondo questo
studio, i paesi in crescita demografica sarebbero ancora alcuni paesi in via di
sviluppo, ma la tendenza alla diminuzione del numero dei figli ed
all’invecchiamento della popolazione parrebbe già iniziata in alcuni paesi
dell’Africa sub sahariana. In che mondo vivremo dunque, a partire dal 2050?
Secondo Kelly appaiono esserci pochi dubbi: un mondo di anziani, con una
popolazione mediamente concentrata alla generazione di servizi di assistenza ed
un numero sterminato di robot che dovranno “sostituirsi” alle persone in carne
ed ossa per assolvere a numerosi compiti lasciati “liberi” da coloro che
avrebbero dovuto nascere. “I problemi di una popolazione umana in crescita sono
reali, ma sappiamo che cosa fare; i problemi di una popolazione umana in calo indefinito
in un mondo sviluppato fanno più paura perché non li abbiamo mai affrontati”.
Kevin Kelly è autore di “Quello che vuole la tecnologia”, Codice, 2011.
Libero Pensatoio Fiorentino di Politica
Internazionale
“Recinto come barriera fisica, naturale, come le montagne, i fiumi o gli steccati. Ma anche come barriera convenzionale, come una frontiera. Frontiere che sono lentamente sparite, superate dalla politica e dagli scambi economici. Da tante frontiere, ad un'unica frontiera, da tanti recinti ad un unico recinto, internazionale, che avvolge la nostra contemporaneità”
martedì 15 gennaio 2013
2050 la fine dell'umanità. Il mondo ai robot.
A cura di Francesco Della Lunga
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Cultura,
Economia Internazionale
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