lunedì 28 gennaio 2013

I privilegi dei generali italiani


(fonte: Il Mondo), testo di Roberto Di Ferdinando

In Italia per gli alti ufficiali esiste un privilegio: l’ausiliaria; cioè un’indennità speciale che è concessa gli ufficiali che lasciano il servizio purché non accettino altri incarichi. Fu introdotta ai tempi della Guerra Fredda per creare un riserva di alti ufficiali da richiamare in caso di conflitto. Nel 2008 l’indennità pesava sul bilancio della Difesa per circa 231 milioni di euro, invece, nel 2013 saranno 431 i milioni (74 in più che nel 2012), mentre il Ministero deve tagliare su mezzi ed equipaggiamenti. La riforma delle pensioni del Ministro Fornero ha previsto la cancellazione di questo privilegio, ma solo tra qualche anno, ecco quindi la corsa dei militari ad usufruire delle ultime ausiliarie. In Italia i generali e ammiragli sono uno ogni 381 soldati, in totale nel 2010 le Forze Armate erano 480, senza contare che oggi esistono anche 2.300 colonnelli che, prossimi alla pensione, molto probabilmente saranno a breve promossi generali, in tempo per usufruire dell’ausiliaria.
RDF

29 gennaio - Intervista a Olivier Roy: Dove va il Medio-Oriente oggi?

29 gennaio ore 18
Olivier Roy - Dove va il Medio-Oriente oggi?
Lo intervista Raffaele Palumbo

Martedì 29 gennaio ore 18 all'Institut français Firenze Olivier Roy, orientalista e politologo francese di fama internazionale, professore all'Istituto Universitario Europeo, terrà un incontro dal titolo Dove va il Medio-Oriente oggi? Ad intervistarlo sulla situazione attuale dell’area mediorientale, dopo i recenti rivolgimenti della cosiddetta “primavera araba”, sarà il giornalista Raffaele Palumbo.
“In Tunisia come in Egitto – anticipa Roy – gli islamici, giunti al potere attraverso le urne, vedono erodersi la loro popolarità e sono tentati dal ricorso a mezzi autoritari per mantenersi al potere; ma si scontrano con le difficoltà ereditate dalla primavera araba. In primo luogo poiché affrontano una nuova cultura politica che va al di là dei giovani contestatori della primavera araba (...). In secondo luogo gli perché sono obbligati a trovarsi degli alleati: non hanno né il controllo dell’esercito, né quello dell’area religiosa (...). Gli islamici sono dunque obbligati a negoziare. Siamo qui in una logica di potere assai classica: il gruppo politico dominante male accetta l’alternanza di potere e dunque tenta di mantenere il proprio con tutti i mezzi, ma non beneficia di una dinamica rivoluzionaria nella popolazione che gli permetterebbe di vincere attraverso la piazza. La natura di questa deriva autoritaria è dunque interessante da studiare, perché non ha niente del modello della « rivoluzione islamica » che si attribuisce ai Fratelli musulmani e a Nahda. Si tratta, al contrario, di una « contro-rivoluzione » conservatrice, e, paradossalmente, pro-occidentale.”
Olivier Roy è un orientalista e politologo francese, professore all'Istituto Universitario Europeo e titolare della Cattedra Mediterranea al Robert Schuman Centre for Advanced Studies dal settembre 2009.
In passato è stato direttore di ricerca al Centre national de la recherche scientifique (CNRS) francese e professore sia alla École des hautes études en sciences sociales (EHESS) che all'Institut d'Etudes Politiques de Paris (IEP). Dal 1984 è consulente al ministero degli Affari Esteri francese.
Ha scritto numerosi libri su Iran, Islam e politica asiatica, tra cui - tradotti in italiano - La santa ignoranza (Feltrinelli 2009), Islam alla sfida della laicità (Marsilio, 2008), L'impero assente. L'illusione americana e il dibattito strategico sul terrorismoIl suo libro (Carocci 2004), Global muslim. Le radici occidentali del nuovo Islam (Feltrinelli 2003). L' Echec de l'Islam politique (Il fallimento dell' Islam politico, 1992) è un libro di testo standard per gli studenti di Islamistica.

In francese con traduzione in italiano / Ingresso libero

DOVE: Institut français Firenze, piazza Ognissanti 2
Piazza Ognissanti 2 - 50123 Firenze
Info 055 2718801 firenze@institutfrancais.it
institutfrancais-firenze.com
facebook.com/institutfrancais.firenze

giovedì 24 gennaio 2013

Spirito Civico - Giornate toscane - Firenze 25-26-27-28 gennaio 2013

Spirito Civico
Giornate toscane 2013

Lezioni dalla Storia, per il futuro
La Toscana è terra di antiche tradizioni civiche: ed è la terra in cui, con l’Umanesimo
civile, sono rinati gli antichi ideali del repubblicanesimo. Dalla Toscana è
tornata a vivere, in forme nuove, l’idea classica di una “res publica”, di un bene comune,
alla cui cura sono chiamati a concorrere tutti i cittadini, portatori di diritti
ma anche, e non di meno, di doveri nei confronti della comunità.
Le “Giornate toscane dello spirito civico”, di cui qui presentiamo la prima edizione,
vogliono proporsi come un appuntamento periodico per riflettere intorno a
questo grande tema: il rapporto tra cultura civica e democrazia, tra la qualità della
democrazia e il contributo attivo che i cittadini possono dare alla vita collettiva;
e sulla stretta connessione che, oggi, nel nostro tempo, si crea tra il senso di una
comune appartenenza, la coesione sociale e la qualità stessa dello sviluppo economico
e civile.
“Spirito civico” vuole significare proprio questo: l’idea che i cittadini siano ispirati
da un senso vivo di appartenenza ad una comunità civica, mossi da una visione
di ciò che è possibile definire come “interesse generale”, ma impegnati anche a
discutere come un tale interesse sia diversamente interpretabile e praticabile. “Spirito
civico” vuole altresì significare l’idea che la difesa e l’affermazione dei diritti
e delle potenzialità umane di ciascun individuo devono essere strettamente legate
alla difesa e all’affermazione di analoghi diritti e doveri negli altri, in condizioni
di uguaglianza, di rispetto reciproco e di tolleranza. L’esercizio autentico della
propria libertà e autonomia non può essere perseguito contro gli altri, ma solo
insieme agli altri.
Nell’anno in cui si celebra il 500° anniversario della pubblicazione del Principe
di Machiavelli, non si poteva non partire dalla straordinaria lezione del grande
fiorentino; ma vogliamo andare oltre, riflettere sulle connessioni tra cultura civica,
istituzioni e sviluppo, di fronte alla crisi globale che stiamo attraversando.
Assessore al Bilancio, rapporti istituzionali
e promozione dei diritti umani

Firenze
25-26-27-28 gennaio 2013
Cinema Teatro Odeon
Auditorium di S. Apollonia
Palazzo Strozzi Sacrati
Aula Magna del Rettorato
dell’Università di Firenze

Venerdì 25 gennaio
Cinema Teatro Odeon - Piazza Strozzi

Ore 17.00
Saluti dell’Assessore al Bilancio,
rapporti istituzionali e promozione dei diritti umani
Introduce
Massimo Orlandi
Giornalista, Regione Toscana

Ore 17.15
Maurizio Viroli
Università di Princeton
Il bene della Repubblica e i doveri del cittadino

Ore 18.15
Concerto di musica
da camera della Scuola di Musica di Fiesole

Sabato 26 gennaio
Auditorium di S. Apollonia
Via San Gallo 25

Ore 10.00
Religione Civile,
Democrazia e Populismo.
A proposito di Machiavelli e Savonarola…
Conversazione tra Michele Ciliberto Scuola Normale di Pisa, Presidente dell’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento e
Adriano Prosperi Scuola Normale di Pisa, Modera Susanna Cressati Giornalista, Regione Toscana
Letture in tema: Alberto Severi

Domenica 27 gennaio
Palazzo Strozzi Sacrati
Piazza Duomo 10
Sala Pegaso

Ore 9.00
Visita guidata di Palazzo
Strozzi Sacrati*
Introduce
Chiara Bini
Giornalista, Regione Toscana

Ore 10.45
Franco Cardini
SUM Italia
Spirito civico e bene comune. Note medievistiche e non solo

Ore 12.00
Concerto di musica da camera della Scuola di Musica di Fiesole
Aula Magna del Rettorato dell’Università di Firenze
Piazza San Marco
* visita riservata con prenotazione obbligatoria entro il 23 gennaio scrivendo a: spirito.civico@regione.toscana.it

Lunedì 28 gennaio
Aula Magna del Rettorato dell’Università di Firenze
Piazza San Marco

Ore 16.00
Cultura Civica, Istituzioni e Politica in Italia A vent’anni dalla pubblicazione de “La tradizione civica nelle
regioni italiane”
di Robert D. Putnam
Partecipano:
Carlo Trigilia
Università di Firenze
Roberto Cartocci
Università di Bologna
Giuseppe De Rita
Presidente del Censis
Loredana Sciolla
Università di Torino
Modera
Antonio Floridia
Regione Toscana

Segreteria organizzativa:
Tel. 055 438-4756/4907/4844
spirito.civico@regione.toscana.it
www.regione.toscana.it

martedì 22 gennaio 2013

Incontri Transafrica 2013 - ciclo d’incontri sull’Africa, sulla sua attualità e la sua cultura

Incontri Transafrica 2013 - ciclo d’incontri sull’Africa, sulla sua attualità e la sua cultura
Biblioteca delle Oblate: via dell'Oriuolo 26 50122 Firenze tel 055 261 6512 fax 055 261 6519

Nel 2012, la guerra scoppiata in Mali nei luoghi dove negli anni passati l'Associazione Transafrica è stata impegnata in numerosi progetti di cooperazione, non ha permesso di portare avanti tali attività. L'Associazione, tuttavia, è stata coinvolta in un progetto di cooperazione con partner di altri stati africani. Nel vicino Niger amici tuareg hanno convinto l'Associazione a collaborare con loro su progetti del tutto simili a quelli realizzati non molto lontano da lì con la popolazione del Mali.

Gli incontri, ad ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili, si svolgono nella Sala Conferenze (piano terra).


Sala delle Conferenze – piano terra
Durante gli incontri dello scorso anno ci auguravamo che l’esplosione di violenza che si profilava in
Mali non avvenisse. Ma purtroppo, puntualmente, la guerra è scoppiata e proprio nei luoghi dove
l'associazione realizza progetti di cooperazione E dunque il 2012 ha visto la nostra associazione
impegnata in progetti realizzati in luoghi diversi da quelli a noi cari del Nord del Mali. Lì la guerra ha
scacciato nomadi e sedentari, tuareg e songhai, peul e bambara, e inevitabilmente gli europei amici o
nemici che fossero. Il nomadismo forzato ci ha fatto cooperare con amici di altri stati africani. Nel
vicino Niger amici tuareg ci hanno convinto a collaborare con loro su progetti del tutto simili a quelli
realizzati non molto lontano da lì con i loro fratelli maliani. Un progetto con musicisti etiopi ci ha
ricordato di quanto sia bello questo paese, di quanto ci sarebbe da vissitare e per noi italiani di quanto
ci sarebbe da non dimenticare.

Venerdì 18 gennaio 2013 - ore 18.00/19.30
MALI: un anno dopo la rivolta tuareg.
Dal gennaio 2012 il Mali ha visto una nuova rivolta tuareg, la dichiarazione
d’indipendenza dell’Azawad, il golpe militare a Bamako, gli islamisti prendere il
controllo del nord del paese. All’orizzonte si profila un intervento militare esterno.
E c’è anche un punto di vista berbero
Vermondo Brugnatelli – Professore Associato dell’Università di Milano Bicocca e
Presidente dell’Associazione Culturale Berbera
Francesco Strazzari – Professore Associato alla Scuola Superiore Sant’Anna di
Pisa

Venerdì 15 febbraio 2013 - ore 18.00/19.30
DANCALIA: …dove lava e sale combattono da milioni di anni un’aspra battaglia…
Andrea Semplici – giornalista e fotografo.
Dancalia: camminando sul fondo di un mare scomparso. Terre di mezzo editore

Venerdì 15 marzo 2012 - ore 17.30/19.30
ERODOTO 108: viaggiare in Africa e non solo.
Una rivista quadrimestrale on-line. [ … perché il viaggio non si riferisce
contestualmente solo a luoghi lontani ed esotici, ma è ambientato anche nei nostri
quartieri, nelle nostre città e soprattutto nei nostri cuori… ]
Raccontano i redattori della rivista Marco Turini e Emiliano Rolle
Presentazione del progetto di documentario Punishment Island di Laura Cini

Venerdì 19 aprile 2012 - dalle ore 21,00 – 23,00
DAL NIGER ALL’ITALIA
In collaborazione con l’Associazione Mondo Tuareg di Pordenone Haddou racconta
la propria esperienza d’immigrazione dal deserto di Agadez alle fabbriche di
Pordenone. Nel corso della serata proiezione del film documentario “Solo andata:
il viaggio di un tuareg“di Fabio Caramaschi – 2010 – durata 52 minuti

(testo tratto da: http://newsletter.comune.fi.it/hcm/hcm24399-0-Incontri%20Transafrica%202013.html?)

lunedì 21 gennaio 2013

Notizie di golpe in Eritrea

A cura di Francesco Della Lunga

Sono di poche ore fa le notizie relative ad un colpo di stato in Eritrea, riportate da alcune agenzie internazionali fra cui ADN Kronos, ANSA e "La Voce della Russia". Secondo queste notizie, un gruppo di circa duecento militari, dotati anche di due carri armati, avrebbero occupato la sede della televisione di Stato e bloccato l'aeroporto di Asmara. Secondo l'ANSA, notizia di poco fa, l'esercito eritreo avrebbe preso il controllo del Ministero dell'Informazione. I militari ribelli avrebbero richiesto il rilascio di circa 5000 prigionieri politici, secondo le stime ONU. La situazione politica nel paese del Corno d'Africa è ancora oggi assai complicata. Il presidente eritreo, Isaias Afewerki, solo pochi mesi fa era stato dato in fin di vita (si vedano anche le notizie riportate sul nostro blog) ed il presidente stesso aveva provveduto a smentire la notizia con apparizioni in tv. Il paese vive ancora oggi una sorta di stato di guerra permanente, dovuto alle continue tensioni con il paese confinante, l'Etiopia. Le relazioni fra Asmara ed Addis Abeba sono ancora lontane dalla normalizzazione nonostante l'ultimo conflitto sia stato sancito da un accordo di pace, ancora oggi contestato, siglato nel 2000. Le tensioni fra i due paesi riguardano essenzialmente le frontiere ma in realtà vi sono ragioni più profonde che hanno dato origine ai continui conflitti che coinvolgono i due stati e che affondano nell'indipendenza eritrea. Le relazioni fra Asmara la comunità internazionale sono anch'esse ridotte al lumicino e solo alcuni stati come ad esempio lo Yemen ed alcuni emirati del golfo Persico continuano ad avere rapporti con Asmara. Il paese è di fatto in una sorta di isolamento internazionale.

La Francia torna in guerra


Testo di Roberto Di Ferdinando

Ci risiamo, a neanche due anni dalla decisione dell’allora presidente francese, Sarkozy, di mettersi a capo di una coalizione occidentale contro il regime libico di Gheddafi e difendere (e sostenere) i ribelli antigovernativi, adesso il suo successore, il socialista Hollande, ha deciso la partecipazione francese ad un altro conflitto. Sempre in Africa, questa volta nel Mali, paese che non a caso confina con la Libia (paese nel caos post rivoluzione). La Francia è intervenuta pesantemente con uomini e mezzi aerei nel conflitto interno che da quasi un anno sta coinvolgendo il Mali. In seguito ad un colpo di stato militare nel marzo 2012, in Mali, che fino ad allora era esempio africano di democrazia, movimenti insurrezionali ed indipendentisti del Nord, appoggiati da gruppi qaedisti provenienti dalla vicina Libia, hanno iniziato a puntare sulla capitale Bamako. Il rischio che il Mali si trasformasse in nuovo Afghanistan, covo di terrosti, ha spinto la Francia (che nella regione ha però interessi storici ed economici) ad intervenite con l’appoggio politico degli USA e quello logistico inglese, dell’UE e perfino del governo dimissionario italiano (!). Alcune domande (molto simile a quelle che posi nella vicenda libica). Perché la Francia può usare in maniera così disinvolta la sua forza militare all’estero ed in questioni interni ad un paese sovrano? Hollande, come lo fu Sarkozy, in netto calo di consenso attacca, usa la guerra per spostare l’attenzione dei francesi fuori dal paese e trovare unità interna (una guerra, anche la più strampalata e ingiusta, ha il potere di unire una nazione)? Ma non era la Francia stessa il paese che si oppose all’intervento USA in Iraq ed Afghanistan ritenendolo inopportuno e contro le regole internazionali dell’uso della forza (da quale pulpito)? Ma perché la Francia interviene pesantemente con le proprie forze armate in Libia e in Mali, ma non in Siria…..? Le atrocità di Gheddafi contro i ribelli libici perché sono diversi da quelli di Assad contro il suo popolo? Infine, dove sono i pacifisti (di parte)? Perché non manifestano contro la guerra in Mali? Forse un socialista può fare una guerra (forse la Francia può usare la sua forza militare come meglio crede)?
RDF

martedì 15 gennaio 2013

2050 la fine dell'umanità. Il mondo ai robot.

A cura di Francesco Della Lunga

Nel 2050 la crescita della popolazione mondiale, arrivata al culmine, inizierà inevitabilmente a decrescere. Da quel momento il mondo dovrà vivere con una popolazione sempre più vecchia, con minori nascite, in un luogo in cui i robot la faranno da padrona. Pare un film di fantascienza, ma questa prospettiva sta coinvolgendo diversi demografi e studiosi ed è stata recentemente spiegata in un articolo apparso sul Sole 24 Ore dello scorso 13 gennaio, a firma di Kevin Kelly. La crescita della popolazione ed i suoi effetti sull’economia mondiale e, in ultima analisi sulla società contemporanea e futura, ha affascinato da secoli gli studiosi e gli economisti. Non importa qua tornare a riscoprire il pensiero di Malthus anche perché la sua prospettiva, assai catastrofica, non si è mai concretizzata. Eppure aveva una sua logica. Anche la teoria esposta da Kelly pare affascinante. Egli afferma che tutti i modelli demografici, o quasi tutti, sono concordi nel rilevare una crescita della popolazione mondiale nei prossimi decenni, nonostante che nei paesi sviluppati la tendenza sia esattamente contraria. Nei paesi ad economie avanzate infatti, il tasso di sostituzione è negativo (ovvero il tasso che misura il rapporto fra le morti e le nascite) il che significa che le coppie adulte hanno mediamente un numero di figli minore a quello necessario per mantenere la stabilità della popolazione. In parole povere, se la coppia è composta da due persone, la semplice nascita di un unico figlio rende il tasso di sostituzione negativo ed è sulla base di questo assunto che, a grandi linee, si fonda l’osservazione proposta da Kelly per la crescita della popolazione nel prossimo secolo. Tutte le più grandi economie infatti stanno andando verso un tasso di sostituzione negativo. In Europa la tendenza è in atto da qualche decennio. Paesi come la Germania e l’Ucraina starebbero sperimentando un calo della popolazione a livello assoluto. Ma in generale in tutta l’Europa la situazione è identica. Popolazioni sempre più vecchie ed un tasso di sostituzione sempre più negativo. L’analisi empirica condotta su questi paesi lega indissolubilmente il tasso di crescita al sistema economico. Maggiore è il livello di sviluppo e di benessere, minore è la propensione a generare nuove nascite. Se la tendenza rimane invariata, i figli delle coppie che nascono in questi paesi, si comporteranno esattamente come i genitori e quindi si arriverà presto ad aver un numero di coppie che paradossalmente potrebbero non avere alcun figlio. Il Giappone, altra grande economia avanzata, ha una popolazione mediamente anziana. La Cina, che fino a pochi decenni fa contava famiglie numerose, oggi ha imposto il figlio unico. Attualmente, sempre secondo questo studio, i paesi in crescita demografica sarebbero ancora alcuni paesi in via di sviluppo, ma la tendenza alla diminuzione del numero dei figli ed all’invecchiamento della popolazione parrebbe già iniziata in alcuni paesi dell’Africa sub sahariana. In che mondo vivremo dunque, a partire dal 2050? Secondo Kelly appaiono esserci pochi dubbi: un mondo di anziani, con una popolazione mediamente concentrata alla generazione di servizi di assistenza ed un numero sterminato di robot che dovranno “sostituirsi” alle persone in carne ed ossa per assolvere a numerosi compiti lasciati “liberi” da coloro che avrebbero dovuto nascere. “I problemi di una popolazione umana in crescita sono reali, ma sappiamo che cosa fare; i problemi di una popolazione umana in calo indefinito in un mondo sviluppato fanno più paura perché non li abbiamo mai affrontati”. Kevin Kelly è autore di “Quello che vuole la tecnologia”, Codice, 2011.

19 gennaio 2013 - Seminario: "The dissolution of Soviet Union: two testimonies"

19 gennaio 2013
Seminario: "The dissolution of Soviet Union: two testimonies"
ore 9,30 - Aula Altana, Via Laura, 48 - Firenze

Organizzazione: Università di Firenze, Centro Universitario di Studi Strategici e Internazionali
Il seminario avrà luogo solo in inglese

Per saperne di più: http://www.unifi.it/upload/sub/notizie/agenda/Programma_seminario_dissolution_Urss19gen2013.pdf

Firenze, Venerdì 18 gennaio 2013, ore 15.00 - Lectio magistralis di Ignazio Visco

Le Facoltà di Economia, Giurisprudenza e Scienze Politiche “Cesare Alfieri”
sono liete di annunciare la Lectio magistralis di

IGNAZIO VISCO
Governatore della Banca d’Italia
Ruolo, responsabilità, azioni della Banca Centrale nella “lunga” crisi
Venerdì 18 gennaio 2013, ore 15.00
Aula Magna del Polo delle Scienze Sociali (Edificio D6)
Firenze, Via delle Pandette, 9

Indirizzi di saluto
Alberto Tesi
Rettore dell’Università di Firenze
Francesco Giunta
Preside della Facoltà di Economia
Paolo Cappellini
Preside della Facoltà di Giurisprudenza
Franca Alacevich
Preside della Facoltà di Scienze Politiche
“Cesare Alfieri”
Coordina
Alessandro Petretto
Ordinario di Scienza delle Finanze
Facoltà di Economia

lunedì 14 gennaio 2013

Lo slancio norvegese

(fonte: Corriere della Sera),  a cura di Roberto Di Ferdinando

La Norvegia non sembra proprio sentire la crisi economica che sta attraversando l’Europa. Anzi, il paese scandinavo sta conoscendo un periodo prospero (53.400 dollari pro capite, disoccupazione al 3,3%) in particolare per i conti (debito pubblico al 33,8%) e gli investimenti pubblici, grazie anche a nuovi progetti in ambito energetico. Infatti, la Norvegia ha rivelato di aver scoperto nuovi giacimenti di petrolio che portano le risorse estrattive a 5 miliardi di barili (attualmente sono estratti 2 milioni di barili al giorno) diventando l’ottavo esportatore mondiale di petrolio. Non solo, Oslo sta espandendo il suo interesse verso i giacimenti oltre confine. Tanto che nelle settimane passate il governo norvegese ha stipulato un contratto con quello islandese per il controllo del 25% di partecipazioni nelle licenze estrattive islandesi. I 40 miliardi di euro incassati dalla vendita all’estero del proprio petrolio hanno creato un surplus di bilancio(15% del PIL) regolarmente investito in un Fondo sovrano (654 miliardi di dollari, con investimenti anche nel mercato immobiliare europeo e in quello finanziario dell’est asiatico) destinato a politiche sociali prevalentemente  pensato per le future generazione e rigidamente regolamentato (non vi si può attingere più del 4%). Il dinamismo norvegese è segnalato anche dall’aumento progressivo dei movimenti di merci nei porti norvegesi, che, in seguito al ritiro dei ghiacci a  causa del riscaldamento planetario, diventano una nuova via dei traffici navali nel Mare del Nord.
RDF

mercoledì 9 gennaio 2013

Finanza e Corano

(fonte: Il Mondo), di Roberto Di Ferdinando

Un musulmano osservante in ambito di operazioni finanziarie e di borsa deve rispettare alcuni dettami del Corano seguendo anche le indicazioni degli Shari’ah Scholars, cioè gli interpreti del Corano in materia di finanza. Infatti, secondo le loro indicazioni un investitore musulmano potrà impiegare le proprie risorse monetarie in azioni di società ed attività che non vìolino gli insegnamenti del Corano: quindi nessun investimento in banche, assicurazioni, produttori di bevande alcoliche, di carne di maiale e di produzioni pornografiche. Invece, le attività in cui è consentito (halal) investire sono principalmente i produttori di auto e di tessili, e, se queste attività producono surplus, che è a sua volta investito in conti produttivi di interessi od imprestato ad interesse, allora il socio rispettoso della Sharia dovrà manifestare espressamente la propria disapprovazione secondo le regole previste. Inoltre, se gli introiti provengono da interessi, parte di questo guadagno deve essere donato in beneficienza. Infine la società non potrà avere degli asset non immediatamente liquidabili in quanto la Sharia non permette il semplice trading in valuta.
RDF

martedì 8 gennaio 2013

La Somalia è rinata. Il Ministro degli Esteri Somalo, Aden, in visita nel nostro paese

A cura di Francesco Della Lunga

La Somalia pare realmente sulla via della rinascita. Una rinascita a cui l’Italia, in ragione degli antichi legami, dovrebbe partecipare in maniera attiva. E’ quello che chiede il Ministro degli Esteri somalo, in visita in Italia in questi giorni, Fawsia Aden. La Aden è ministro di un recente governo, quello della pacificazione, nato in Somalia solo pochi mesi fa, con a capo Hassan Sheikh Mohamud. Le sue origini sono del Somaliland, e questo lascerebbe pensare che i somali siano realmente desiderosi di ricostituire lo Stato dissolto all’indomani della cacciata del vecchio dittatore somalo Siyad Barre. La Aden, in una intervista rilasciata a Repubblica, ripercorre brevemente gli ultimi mesi attraversati dal suo paese, non dimenticando di ringraziare la forza dell’Unione Africana che avrebbe contribuito, in maniera significativa, a sconfiggere gli Al Shabaab che resistono soltanto in alcune zone. Ed a giudicare da quello che si legge sui siti e sulla stampa internazionale pare davvero che la rinascita somala, come scritto anche recentemente nel nostro blog, sia in atto. Un rinascimento somalo che vede il ritorno di numerose famiglie in patria, soprattutto nella devastata Mogadiscio, intenti a ricostruire abitazioni e a riaprire attività commerciali. Molti paesi stanno approfittando della nuova e ritrovata pace nel paese dell’Africa orientale. La Cina in primis, ma anche gli altri paesi dell’area pare che non si siano lasciati cogliere di sorpresa. I paesi arabi del golfo, l’India, la Cina sarebbero già corsi di gran carriera a siglare accordi commerciali con il nuovo governo. Probabilmente non sarà proprio così, ma pare che non ci siano dubbi ormai sul fatto che la guerra per clan sia vicina alla definitiva conclusione e che il paese possa avviarsi finalmente verso la strada della pacificazione e della ricostruzione. Ricostruzione che necessiterà non solo di un clima politico stabile, ma anche e soprattutto di investimenti massicci che potranno arrivare solo dopo che il processo di ricostruzione istituzionale avrà raggiunto la soglia minima di solidità, soglia tale da garantire la sicurezza ai cittadini stranieri che vorranno arrivare. Il Ministro Aden ha chiesto comunque una partecipazione più concreta al nostro paese e questo è stato anche il senso dell’incontro avvenuto con il nostro Ministro degli Esteri Terzi. L’Italia in questo momento avrebbe siglato un accordo per la formazione del personale militare nel paese. Interventi che potrebbero essere fatti nel vicino stato di Gibuti. Il paese, dilaniato da una guerra che ha fatto a pezzi tutto quanto ed attraversato anche da recenti carestie (l’ultima nell’estate del 2011) ha bisogno di tutto. E per tutto si intende tutto quanto possa necessitare ad un popolo che ogni anno aggiorna le proprie statistiche record relative alla soglia di povertà. Ma la speranza è l’ultima a morire. Al Shabaab pare confinata in poche aree del paese ed i clan sembrano intenzionati a deporre definitivamente le armi. Il nostro paese può dare un contributo significativo alla ricostruzione, soprattutto in virtù del legame storico che tuttora rimane.

lunedì 7 gennaio 2013

I Creativi Culturali

L'Espresso ha dedicato un Dossier al Neo Umanesimo con un articolo dedicato ai Creativi Culturali (vedi le immagini). Completano il Dossier anche alcune interviste tra cui anche al candidato al Nobel, Ervin Laszlo.
RDF
Espresso - pag 112
Espresso - pag 113

mercoledì 2 gennaio 2013

Lo straniero alla Bank of England

(fonte:  Sette-Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

Per la prima volta dopo 318 anni, cioè dalla sua fondazione, la Bank of England sarà guidata da uno straniero, il canadese Mark Carney. E nonostante la prestigiosa carica offerta, non è stato facile convincere il banchiere ad accettare; infatti, si è dovuto lavorare anche sul salario. Il nuovo capo della Banca di Inghilterra avrà un salario base di 480 mila sterline contro le 305 mila del suo predecessore, comunque un salario molto inferiore a quello dei banchieri privati. Carney è uno straniero, già a capo della Banca del Canada, ma è comunque un membro del Commonwealth e quindi meno straniero di altri, sebbene la sua nomina segni una svolta, forse anche necessaria per il futuro dell’istituto inglese. Infatti, le banche britanniche hanno ricevuto circa 150 miliardi di sterline dai contribuenti per evitare il loro fallimento, in seguito agli scandali e cattivi investimenti del 2008 e ne avrebbero bisogno ancora di 50 come indicato dal Financial Stability Board ed il Comitato di Basilea. Quindi, lo ”straniero” senza legami e sentimenti nazionalistici, forse, è l’unica figura in grado di fare scelte finanziarie anche impopolari per il sistema bancario britannico.
RDF

martedì 1 gennaio 2013

Si chiama Elikia la nuova speranza del Congo.

A cura di Francesco Della Lunga
Fonte: Repubblica - ADN Kronos


I botti di capodanno annunciano una notizia di un certo interesse per il Congo, paese ancora percorso da conflitti interetnici e tuttora incontrollabile in alcune delle sue regioni. Il paese africano lancia il primo “smartphone” con l’accattivante nome “Elikia”, ovvero speranza in lingua lingala. Il telefono è stato progettato interamente da un giovane congolese di 27 anni, Verone Mankou, con un investimento di circa 90 mila euro e rappresenta l’evoluzione di una prima versione, il cellulare “Way-C”, primo tablet africano. Il telefono verrà prodotto interamente in Cina a dimostrazione che il paese non può ancora sviluppare un industria di questo tipo con costi che potrebbero anche essere concorrenziali, se si pensa al valore della manodopera. In un quadro politico di elevata instabilità come quello congolese, è assai difficile che si possano creare i presupposti per la nascita di un tessuto produttivo, oltre che per un settore che vanta elevati monopoli tecnologici. Ma in questo momento il Congo può ragionevolmente sperare in un futuro diverso, partendo appunto dalle invenzioni che i suoi migliori giovani sono in grado di sviluppare.