martedì 27 marzo 2012

Militari soli

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

La strage di civili (19 vittime) perpetuata da un militare statunitense in Afghanistan nelle settimane scorse, ha riproposto, tra i tanti temi che quell’atroce vicenda ha fatto emergere, anche il problema della tenuta mentale di molti militari operativi nei fronti di guerra. Nelle missioni USA in Iraq e Afghanistan si sono ruotati nelle operazioni militari e logistiche circa 2 milioni di soldati (professionisti, riservisti e membri della Guardia Nazionale), non tutti, però preparati fisicamente, tecnicamente e psicologicamente allo stress del fronte. Si pensi che dal 2000 al 2006 i veterani che hanno manifestato i sintomi di PTSD (disordine da stress post-traumatico) sono 260.000, a questi si aggiungano i veterani del Vietnam. In molte città statunitensi dove è alta la presenza di veterani i casi di violenza sono aumentati del 75%, mentre il 25% dei senza tetto è composto da reduci. Le Forze Armata USA dispongono di solo 400 psicologi per 400.000 militari effettivi. Inoltre negli ultimi anni, in piena crisi economica, sempre meno è stata riconosciuta ai soldati la sindrome da stress, infatti, se gli è diagnosticato un disordine della personalità, il militare è congedato e gli viene attribuito per tutto la durata della sua vita 1,5 milioni di dollari (dal 2001 ad oggi 31 mila soldati USA sono stati congedati per questo motivo).
RDF

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