mercoledì 29 giugno 2011

Le non piene responsabilità di Saddam Hussein nella prima guerra del Golfo

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

L’ambasciatore Sergio Romano nella sua rubrica, “Lettere al Corriere”, nelle settimane scorse ha risposto ad un lettore sulle effettive responsabilità di Saddam Hussein nello scoppio della prima guerra del Golfo. Il lettore riassume nella sua lettera un brano tratto dal libro “Il business diverte”, di Richard Branson ed edito da Tecniche Nuove: “…quando Saddam Hussein invase il Kuwait, re Hussein di Giordania fu uno dei pochi leader mondiali che si rifiutarono di condannarlo su due piedi. Faceva notare che il Kuwait aveva promesso all’Iraq alcuni pozzi petroliferi come parte del contributo per la lunga guerra sostenuta contro l’Iran, ma che poi si era sempre sottratto all’impegno e non aveva neppure rispettato le quote Opec…”. Romano chiarisce l’intervento del lettore. Nel 1979, in seguito alla salita al potere degli Ayatollah in Iran, il Kuwait iniziò a preoccuparsi per la propria indipendenza, infatti, non poteva più contare sulla tutela della Gran Bretagna e il 30% della propria popolazione era sciita, quindi potenzialmente attratta da Teharan. Al momento dello scoppio del conflitto Iraq-Iran nel 1980, il Kuwait scelse di appoggiare l’Iraq, finanziandolo con prestiti. Nonostante questo Saddam iniziò ad avere a ridire sulla condotta del piccolo sultanato, infatti, nonostante l’invito di Baghdad, il Kuwait continuava ad estrarre quantità di petrolio superiori a quanto stabilita dall’Opec, determinando così la caduta dei prezzi del greggio e quindi causando indirettamente la riduzione dei ricavi iracheni dalla vendita dei propri barili di petrolio (nel 1990 Saddam disse: “un dollaro in meno nella quotazione del petrolio comporta la perdita annuale per l’Iraq di un miliardo di dollari”). Le cose precipitarono quando l’Iraq chiese al Kuwait di rinegoziare la restituzione del prestito e di rivedere i confini che non erano mai stati sanciti definitivamente. Ma il piccolo Stato rifiutò qualsiasi apertura al dialogo ed assieme agli Emirati Arabi Uniti, sotto il silenzio-assenso dell’Arabia Saudita, altro paese rivale dell’Iraq, continuò a vendere quantitativi di petrolio che superavano anche del 40% le quote Opec. Ovviamente Romano ricorda che questa ricostruzione dei fatti non può far negare il fatto che l’Iraq invadendo il Kuwait violò il diritto internazionale e pertanto fu responsabile di quella guerra, che comunque, aggiungo io, come quasi tutte le guerre, poteva essere evitata.
RDF

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