martedì 12 aprile 2011

L’ingiustizia è fatta

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

Jovan Divjak è un nome noto a pochissimi, anche nel proprio paese, la Serbia. Nelle settimane scorse questo nominativo è apparso sui quotidiani di mezzo mondo, però, la notizia del suo arresto è rimasta quasi nascosta tra i mille articoli, giustamente dedicati prima alla Libia, poi al Giappone ed ancora alla Libia. L’arresto di Divjak invece avrebbe meritato maggior risalto mediatico, perché dimostra la condizione del nostro mondo. Jovan Divjak, oggi ritirato a vita privata, era un generale serbo, che durante la guerra dei Balcani, con l’esercito federale jugoslavo in dissoluzione, decise di stare dalla parte bosniaca difendendo Sarajevo, dove fino ad allora aveva prestato servizio e che in quei giorni era bombardata da un altro generale serbo, Radko Mladic. Per Belgrado quindi un traditore, dimenticandosi che Divjak garantì e tutelò, nella Sarajevo bombardata e multiculturale, la minoranza serba-bosniaca, si oppose ad una estremizzazione religiosa delle gerarchie politiche di Sarajevo e criticò la loro strategia difensiva dell’enclave bosniaca che non evitò, difatti, l’eccidio di Srebrenica. Fu una mente lucida ed umana in un delirio di violenze ed odio e pertanto man mano emarginato. Il “serbo buono”, così fu definito in quegli anni Divjak, che aveva messo a rischio tutto ciò che aveva, considerato in patria un traditore ed in Bosnia una figura ingombrante, fu costretto a ritirarsi ed a dedicarsi, come aveva fatto da militare, agli altri. Finito il conflitto avviò e curò progetti umanitari permettendo agli orfani di guerra, di qualsiasi cultura, di avere una formazione, anche universitaria. Il governo di Belgrado lo ha fatto arrestare alcune settimane fa a Vienna, dove viveva liberamente, senza nascondersi e svolgeva la sua attività umanitaria . L’accusa è di aver causato la morte di quaranta soldati serbi durante un operazione di guerra. Curioso che il governo serbo non sia ancora riuscito ad arrestare Radko Mladic, il massacratore di Srebrenica, accusato, da tribunali internazionali di crimini contro l’umanità e che probabilmente vive nascosto proprio a Belgrado. Un mondo strano, capovolto, il nostro.
RDF

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