sabato 18 agosto 2012

Israele-Iran: ci siamo alla guerra?

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

Se ne parla da anni, dal 2008, e ritorna prepotente ad ogni vigilia delle elezioni presidenziali negli USA, cioè il possibile attacco di Israele all’Iran. Ma qualcosa sembra essere cambiato, in negativo. Nei precedenti “allarmi”, si parlava che la risposta militare israeliana al progetto nucleare iraniano sarebbe stata attuata entro pochi mesi, e poi passavano anni, adesso, invece, si parla di “attacco imminente”, di “poche settimane”, che in sostanza sarebbero pochi mesi. E la notizia dello scontro è credibile, infatti i futures del greggio nell’ultima settimana sono aumentati, la Banca Centrale d’israele ha indicato realistico, tra gli scenari negativi dell’attuale crisi finanziaria, un attacco all’Iran, ed i media israeliani stanno mettendo la notizia in prima pagina da alcuni giorni. Secondo fonti israeliane e statunitensi (National Intelligence Estimate) le capacità nucleari iraniane sono aumentate e dal 1° ottobre Teheran potrà contare su 250 kg di uranio arricchito al 20%, superando così i limiti consentiti ed ottenendo l’armamento per almeno 4 bombe nucleari da lanciare su territorio israeliano tramite i missili Shahab-3. Israele quindi pensa ad un attacco preventivo, e tre sono le strategie d’offesa: F15I e F16I volerebbero prima verso Nord, chiedendo l’autorizzazione del sorvolo alla Turchia, per poi dirigersi, una volta entrati nel cielo iraniano, verso il sud del paese sciita, oppure i caccia israeliani attraverserebbero Giordania e Iraq, per colpire subito al cuore le centrali iraniani, od ancora attaccherebbero prima gli obiettivi strategici dal sud, passando dall’Arabia Saudita, che però non sembra disposta a concedere autorizzazioni al sorvolo del proprio territorio. Altro dubbio dei politici e militari israeliani è se a fine mandato e con una campagna elettorale in corso Obama appoggerebbe l’attacco israeliano all’Iran? Molti ritengono che non potrebbe non schierarsi a fianco di Israele, ma questo potrebbe costargli la rielezione. Quindi niente è certo, tranne l’instabilità della regione.
RDF

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