giovedì 26 gennaio 2012

La guerra celata degli USA

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

Gli Stati Uniti stanno svolgendo al di fuori dei propri confini una guerra non dichiarata, in cui utilizzano non dei soldati, ma i droni, cioè velivoli militari senza equipaggio e comandati a distanza. Gli USA dispongono oggi di 7 mila droni impiegati in varie zone della pianeta. Dal 2004 ad oggi la CIA (che gestisce le operazioni) ha compiuto 300 missioni in Pakistan con questi velivoli, poco meno in altri paesi, quali l’Iran, Yemen, Iraq, Afghanistan e Somalia. Recentemente i droni hanno operato anche in Libia e proprio un missile lanciato da questo velivolo avrebbe fermato il convoglio in fuga di Gheddafi. Sulla base della Legge sui poteri di guerra, il ricorso a questi strumenti comandati a distanza è ben disciplinato. La normativa statunitense prevede, infatti, che il governo notifichi al Congresso l’impiego dei droni nelle successive 48 ore ed il governo ottenga dal Congresso l’autorizzazione perché l’operazione possa svolgersi dopo 60 giorni. Ma sotto l’amministrazione Obama tale procedura è stata seguita solo parzialmente, ad esempio in Libia le operazioni con i droni hanno avuto la prima, ma non la seconda autorizzazione (il presidente Obama lo ha giustificato con il fatto che in Libia gli USA fornivano solo un appoggio al Comando europeo). L’impiego dei droni sta suscitando polemiche e perplessità. Infatti questi strumenti di guerra sono impiegati in vari scenari, anche dove non vi è un conflitto dichiarato, e così è difficile individuare le competenze politiche ed esecutive delle operazioni; cioè se anche in questi casi il potere legislativo debba autorizzare l’azione militare e l’esecutivo lo metta in atto. Inoltre vi è il rischio della proliferazione di queste armi, non a caso molti paesi, si dice almeno 50, tra cui Cina, Russia, Iran e Pakistan, si sono dotati di velivoli simili a quelli statunitensi.
RDF

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