lunedì 26 dicembre 2011

Contadini africani sfrattati

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

Dal 2001 ad oggi circa 227 milioni di ettari di terreno in Paesi in Via di Sviluppo (PVS) sono stati acquistati o dati in concessione a società straniere (cinesi, indiane, coreane ed europee). L’intento è, prevalentemente nobile, infatti queste società si sono impegnate per la riforestazione di queste terre e per garantire l’uso intensivo di campagne sottoutilizzate o destinate fino ad oggi ad una agricoltura semplicemente di sostentamento.
Nell’articolo del Corriere della Sera è citato l’esempio dell’Uganda, in cui la britannica New Forests Company (NFC) controlla 20 mila ettari nei distretti di Mubende, Kiboga e Bugiri (altrettanti ettari la NFC li controlla in Tanzania e Mozambico). In queste terre sono state distrutte le originarie piantagioni (banani, manghi, avocado, fagioli e cereali) e sostituite con coltivazioni di pini ed eucalipti al fine di produrre legname in modo da evitare il deforestamento di altre zone. La NFC, inoltre, ha accompagnato le nuove piantagioni con l’apertura di scuole, piccoli ambulatori, scavato pozzi e fognature e stipulato programmi economici con le piccole comunità locali. Al di là delle conseguenze per il mercato agricolo interno dei paesi africani, il problema di questa presenza straniera nelle campagne africane è legato al fatto della proprietà della terra. Infatti, in molti paesi africani raramente esiste la proprietà individuale della terra, ma spesso appartiene allo Stato che la concede in uso per decenni a famiglie di contadini o a veterani. In alcuni casi vi sono famiglie che da oltre 40 anni coltivano la terra dello Stato, spesso queste terre statali sono trasmesse di padre in figlio, altre volte lo Stato le ha cedute con regolare contratto di vendita. Ma adesso che la terra è divenuta per molti governi africani un bene da vendere o da dare in concessione ai ricchi stranieri, ecco che sono scattate le confische o le revoche di vecchi contratti d’uso di migliaia di ettari. Secondo alcuni dati delle ONG, in Uganda, circa 20.000 contadini sarebbero stati cacciati, anche con l’uso della violenza, dalle terre a cui si dedicavano da decenni o di cui erano proprietari. Purtroppo in molte regioni dell’Africa un atto di proprietà di un umile contadino non ha spesso molto valore.
RDF

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