lunedì 3 ottobre 2011

Strage di Bologna: la pista palestinese?

(fonte: Sette-Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

Per la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, esiste una sentenza definitiva con cui sono stati individuati quali esecutori dell’attentato e giudicati colpevoli due neofascisti, Francesca Mambro e Valerio Fioravanti. Eppure ancora oggi sembra che tutto non sia stato accertato. A riaprire le polemiche su questa sentenza ed a rinnovare alcune perplessità sulle indagine di allora, la notizia recente che due estremisti tedeschi, legati al terrorista internazionale Carlos, fossero presenti sulla scena dell’attentato. Tale notizia ha rilanciato la teoria, caldeggiata anche dalle memorie di Francesco Cossiga, che la strage possa essere responsabilità del terrorismo palestinese, eppure fin dall’inizio, nonostante alcuni indizi, tale pista non fu mai percorsa dagli investigatori. Angelo Panebianco, dalle pagine di Sette, prova ad avanzare delle ipotesi per queste “mancanze” d’indagine. “negli anni Settanta/Ottanta vigeva quello che Cossiga battezzò il “lodo Moro”, un’intesa tacita fra l’Italia e i movimenti armati palestinesi che assicurava ai loro aderenti un occhio di riguardo, anche sul nostro territorio, da parte delle autorità italiane”. Infatti, secondo i sostenitori della pista palestinese, la stage fu provocata, volutamente, oppure accidentalmente (l’esplosivo detonò mentre alcuni terroristi palestinesi lo stavano trasportando, oppure mentre transitava quale pacco merce spedito dal nord Europa ed Italia e destinato per un altro obiettivo) dai terroristi palestinesi, e se fosse venuta fuori questa verità dalle indagine, sarebbero entrate in crisi il governo democristiano e la sua politica filo-palestinese e filo-araba. Invece “era molto più rassicurante (e creare anche molte meno rogne nei rapporti DC e PCI) ricondurre alla pista nera l’attentato”.
RDF

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