sabato 17 settembre 2011

I governi di Francia e Germania non sempre fanno scelte comuni

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

Francia e Germania in ambito comunitario, in particolare quando si tratta di scelte economiche, sono in sintonia e spesso assumono la veste, antipatica, di primi della classe che guardano con un po’ di sufficienza e disprezzo la condotta (economica) degli altri stati membri discoli e svolgiati. Al di fuori delle tematiche comunitarie, Parigi e Berlino, invece, fanno scelte diverse, anche opposte, basti vedere l’intervento in Libia.
Sarkozy ha spinto per l’intervento militare NATO e la Francia è stata la protagonista nell’operazione, ormai si può dire, anti-Gheddafi. Parigi ha impiegato in Libia 50 aerei (Rafale e Mirage) oltre ad un numero cospicuo di elicotteri che in tutto hanno compiuto 2.700 raid, un terzo del totale, e 4.500 sorvoli, colpendo 450 obiettivi, ha schierato l’unica portaerei, la Charles De Gaulle, del conflitto, e reparti speciali a terra, spendendo oltre 2 milioni di euro al giorno per le operazioni militari. E tutto questo dispiegamento di forze è stato ripagato con solenni ed ampi riconoscimenti a Sarkozy, non solo da parte dei libici, ma anche dall’altra parte dell’Atlantico. Infatti il presidente francese è riuscito, con l’operazione Libia, a far guadagnare credito alla Francia da parte degli USA. Infatti dai tempi dell’intervento in Iraq , con il rifiuto di Chirac, allora capo di stato francese, di appoggiare politicamente e militarmente l’invasione anti-Saddam, voluta da Bush jr, la Francia aveva perso gradimento tra i politici ed i militari statunitensi, divenendo vittima di rozze battute: “arrendevoli scimmie mangiatrici di formaggio”, “qual è la bandiera di battaglia francese? Una croce bianca in sfondo bianco”, “perché i francesi non fanno mai la “ola” allo stadio? La fanno solo i soldati in battaglia”, “Qual è il libro più corto mai scritto? Eroi di guerra francesi”. Adesso il clima è cambiato e Washington rende onore all’iniziativa militare francese: “la Francia è da portare ad esempio al resto della Nato per come si è presa le sue responsabilità nella missione”, ha detto un alto ufficiale USA al New York Times. Gli USA inoltre hanno apprezzato il forte coinvolgimento francese (in particolare dal 2008, con l’arrivo all’Eliseo di Sarkozy) anche in Afghanistan, dove i caduti per Parigi sono 74.
Diversa invece è la situazione a Berlino dove la non adesione tedesca al Club dei Volenterosi in Libia ha aperto una forte polemica interna. L’ex ministro degli esteri tedesco, Joschka Fischer, dei verdi, che negli anni Novanta volle ed ottenne dal voto parlamentare l’impiego, per la prima volta dalla seconda guerra mondiale, delle forze di pace tedesche in Kosovo, ha detto: “L’atteggiamento del governo tedesco nella crisi libica è una grande disfatta. Forse la più grande disfatta nella storia della Bundesrepublik”. Anche l’ex cancelliere, Helmut Kohl ha apertamente criticato la non partecipazione tedesca all’intervento militare in Libia: “la Merkel ha perso la bussola. […] Siamo troppo grandi per ritirarci a un ruolo di grande Svizzera. Ma troppo piccoli per comportarci da potenza mondiale”. Anche la stampa tedesca ha criticato da subito la scelta della non partecipazione, tanto da parlare di rischio di isolamento.
RDF

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