giovedì 3 febbraio 2011

Non abbandonare Mubarak. L'appello di Israele

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

1 commento:

Roberto ha detto...

L’amministrazione Usa sembrerebbe aver abbandonato al suo destino il presidente egiziano Hosni Mubarak. Dinanzi alle manifestazioni di piazza in Egitto, il presidente statunitense Obama ed i suoi collaboratori, hanno deciso che il paese africano debba incamminarsi verso un radicale cambiamento e quindi riforme e queste oggi sembrano essere incompatibili con la permanenza nel suo incarico dell’anziano Mubarak. Eppure il “Faraone”, per molti decenni è stato l’interlocutore principale degli USA per la pace in Medio Oriente, ha rappresentato un fidato alleato da sostenere economicamente e militarmente (ogni anno gli USA aiutano con miliardi di dollari l’esercito egiziano). Ma adesso il vento sembra cambiato, Mubarak non rappresenta più una figura gradita e quindi, considerando le reazioni polari in Egitto, da sostituire. Piace agli USA la scelta di mettere al posto del faraone un generale dell’esercito. Hanno seguito la linea americana anche la Germania, la Svezia e la Spagna dell’immancabile pacifista Zapatero. La scelta però di non garantire più l’appoggio diplomatico e non, di Mubarak, ad alcuni analisti sembra molto pericolosa; difatti ricordano l’esempio dell’Iran del 1979, quando lo Scià fu allontanato, perso il sostegno degli USA, convinti che il paese sarebbe diventato una democrazia, ma al suo posto arrivarono gli ayatollah ed il regime islamico sciita. Può accadere anche in Egitto? In un paese al centro del Mediterraneo, confinante con Israele (l’Egitto ha un trattato di pace con Israele, caso quasi unico nella regione) e con un esercito efficientissimo? Non possiamo rischiare dicono gli israeliani che si stanno preparando per le conseguenze peggiori. In questi giorni in Israele è stato ricordato Uri Lubrani, l’ultimo ambasciatore israeliano in Iran che nel 1977 mandò un cablo: “bisogna impedire il tracollo dello Scià. Sarà anche un figlio di puttana, ma è il nostro figlio di puttana”. L’informazione fu passata all’allora presidente USA, Jimmy Carter, che però lo ignorò, e quando accolse lo Scià Pahlevi, giunto a Washington per un sostegno pubblico, lo ricevette, invece, impartendogli una lezione di moralità. Il giornale israeliano Ma’ariv, recuperando questo ricordo, ha scritto: “Gli americani chiusero gli occhi, come sta facendo Obama, Allo Scià non diedero nemmeno asilo politico. Glielo diede Sadat che, di Medioriente, capiva un po’ di più.” Ed ancora un editoriale di Yedioth Ahronot: “ L’uomo che sta alla Casa Bianca è capace di svenderci dall’oggi al domani. L’ha dimostrata con Mubarak. L’idea che l’America possa non stare dalla nostra parte, nel momento cruciale, ci dà i brividi. Che Dio ci protegga.” Intanto l’aeronautica militare israeliana ha rivisto i piani di difesa del territorio.
RDF