domenica 3 febbraio 2008

Notizie dall’Africa: Ciad, i ribelli conquistano la capitale

QN del 3 febbraio 2008

2 commenti:

Unknown ha detto...

Da ieri l’Africa può contare una nuova guerra combattuta sul proprio suolo. Nello stato del Ciad infatti i ribelli anti-governativi, che da anni si oppongono al presidente Idriss Deby, sono entrati, dopo una lunga marcia di 800 km, nella capitale N’Djamena, conquistandola. Unico quartiere ancora in mano ai governativi è quello dove ha sede il palazzo presidenziale, qui Deby, assediato, sta resistendo al cannoneggiamento dei ribelli. Al momento sembrerebbe comunque in atto una tregua, grazie anche all’intervento dell’Unione Africana, che ha incaricato il leader libico Gheddafi ed il presidente del Congo, Nguesso, di mediare tra le parti, e della Francia, quest’ultima da sempre nel paese africano ha interessi economici e militari (circa 1.500 soldati francesi sono presenti sul territorio del Ciad ed a loro è delegata la difesa degli europei – tra cui 200 italiani – residenti nel paese). I ribelli contestano il presidente Deby per la svolta autoritaria che il suo governo avrebbe preso negli ultimi decenni. Difatti Deby salì al potere nel 1990 con un colpo di stato, per poi essere confermato alla guida del paese in tutte le successive. Ma le diplomazie occidentali non nascondono che l’accelerazione violenta dello scontro sia dovuta alla crisi del Darfour, zona del Sudan che confina proprio con il Ciad. E proprio in questi giorni l’Unione Europea aveva stabilito di schierare in Ciad, sul confine con il Sudan, le forze di pace dell’Eurofor per gestire l’intervento umanitario in favore dei rifugiati del Darfour. Lo schieramento di queste truppe non è gradito al Sudan, che vede così l’internazionalizzazione della crisi del Darfour che invece ritiene essere una questione interna, ne è ben visto dai ribelli del Ciad che così avrebbero ridotte le proprie possibilità di azione nella zona. Non è quindi da escludere che il Sudan abbia supportato con soldi ed armi i ribelli del Ciad per impedire lo schieramento dell’Eurofor e colpire il presidente filo-occidentale Deby.
Può esserci ancora un futuro per l’Africa?
RDF

Francesco Della Lunga ha detto...

Da Oriente ad Occidente, non v'è paese africano che non sia interessato da guerre o conflitti interni. Partendo dal Corno d'Africa, per il quale il nostro Recinto Internazionale è sempre attento alle sue vicende, fino al versante atlantico, vi è un'intera cintura di paesi che vive fra guerre, carestie, malattie. La Somalia è da circa diciassette anni un "non stato", l'Etiopia, il più stabile e potente stato del Corno d'Africa, attraversa difficoltà interne ed esterne, l'Eritrea combatte da qualche decennio contro il potente vicino, il Sudan ha il conflitto del Darfur al proprio interno. Solo poche settimane fa, uno stato che pareva pacificato e che era meta di numerosi turisti, il Kenia, è piombato nel caos etnico dopo le recenti elezioni che hanno visto la conferma di Kibaki. Dopo il Sudan si passa al Ciad con i ribelli che cingono d'assedio la capitale Ndjamenia. Più a sud, la Repubblica Democratica del Congo non conosce pacificazione, e potremmo fare tanti altri esempi. L'Occidente è lontano, non ha più la forza e neppure l'autorevolezza per intervenire, neppure con l'ONU o assieme all'Unione Africana. Quest'ultima è un soggetto ancora assai debole e scarsamente autorevole. Pare che l'Occidente abbia da tempo abbandonato l'Africa. L'esempio più clamoroso rimane quello del Rwanda nel 1994. Molto meglio fare affari senza apparire direttamente, il motto che viaggia nelle cancellerie occidentali pare essere questo. Di fatto, l'Unione Europea è concentrata su se stessa, nel tentativo di consolidare la sua precaria struttura geopolitica, gli Stati Uniti guardano all'Asia, il Grande Gioco è tornato a farsi pesante al di là degli Urali e l'Africa rimane sullo sfondo dei giochi politici internazionali. Solo la Cina, nel suo sforzo titanico alla ricerca di materie prime, ha fatto irruzione nel continente africano. Non sappiamo ancora con quali risultati. L'Africa pare davvero essere stata dimenticata e senza futuro. Ma solo l'emergere di leader locali forti, con lo sviluppo di una classe media intorno alle grandi città può portare alla nascita di una coscienza nazionale che taglia fuori le etnie dai giochi di potere. L'autodeterminazione africana è ancora lontana dal realizzarsi. Il futuro del continente è ancora avvolto nell'aria rarefatta dei grandi altipiani. FDL