mercoledì 6 febbraio 2008

Notizie dall’Europa: Belgrado, ora l’Europa è più vicina

L’Occidente plaude alla vittoria di Tadic. Slitta a fine mese l’indipendenza del Kosovo

Il Messaggero del 5 febbraio 2008

1 commento:

Unknown ha detto...

Domenica scorsa la Serbia è stata chiamata ad eleggere il proprio presidente. Il risultato elettorale ha visto vincente il presidente uscente, Boris Tadic del Partito Democratico, che ha ottenuto il 50,5% delle preferenze contro il 47,78% dello sfidante, Tomislav Nikolic del Partito Radicale Serbo.
La vittoria di Tadic, sebbene per pochi punti percentuali, ha fatto dare un sospiro di sollievo alle diplomazie occidentali. Infatti Tadic, filoeuropeista, è visto come il miglior interlocutore per risolvere l’annosa questione del Kosovo e condurre la Serbia, dopo l’era Milosevic, verso il completamento del processo democratico e comunitario. La zona dei Balcani negli ultimi anni, causa la priorità data al lotta al terrorismo, si era un po’ sottratta dalla scena internazionale, nonostante rappresenti sempre un delicato problema nel cuore del Vecchio Continente. Non sono lontani cronologicamente i conflitti Balcani in seguito allo smantellamento dell’ex Jugoslavia, l’intervento umanitario NATO per il Kosovo, la caduta di Milosevic ed il difficile riassetto della regione. Proprio la questione dell’indipendenza del Kosovo rappresenta un elemento di preoccupazione per la stabilità dei Balcani. Difatti non esiste un accordo definitivo, promosso dall’Unione Europea e Washington, sullo status del Kosovo: indipendente, come vorrebbero i kosovari, oppure regione dipendente dalla Serbia, seppur con larga autonomia, come nelle intenzioni serbe? L’ultranazionalista Nikolic aveva condotto la propria campagna elettorale denunciando che il Kosovo sarebbe stato sempre territorio serbo e che i serbi-kosovari non potevono essere abbandonati al loro destino. Sebbene non vincente, Nikolic ha ottenuto un buon risultato elettorale, evidenziando così una divisione a metà del paese. I serbi, sulla questione nazionalistica sono quindi ancora molto sensibili, non solo, dimostrano, forse inevitabilmente dopo l’attacco NATO del 1998 e le restrizioni finanziarie e politiche subite negli anni successivi, ancora un deciso risentimento verso l’Occidente, vedendo invece quale loro migliore interlocutore la Russia. Non a caso Mosca aveva appoggiato il candidato Nikolic, difatti una vittoria dei nazionalisti serbi avrebbe portato Belgrado fuori dalla zona di influenza dell’Occidente, allentando così l’accerchiamento di stati filo-europeisti e filo- americani che ormai stringe i confini russi.
A questo punto Tadic è chiamato ad un secondo mandato molto impegnativo: solidificare le istituzioni democratiche serbe, risolvere la questione kosovara con un compromesso che faciliti la pacifica convivenza dei vari gruppi etnici presenti su quel territorio (un territorio che però è sempre stato teatro di conflitti etnici), allentare le spinte nazionalistiche di alcuni consistenti gruppi partiti e imprenditoriali e traghettare il paese verso l’Unione Europea e la zona euro, il tutto senza però suscitare risentimenti ostili da parte di Mosca . Impresa che Tadic non potrà gestire ovviamente da solo, ma con il supporto dell’UE, dell’Occidente e della comunità internazionale.
RDF