mercoledì 3 ottobre 2012

Quegli incontri di Di Pietro al Consolato USA di Milano

(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

E’ apparsa su alcuni giornali italiani in agosto, ha occupato solo per poche ore la ribalta mediatica, per poi cadere nel nulla, quindi, quasi una notizia non-notizia. Eppure merita di ricordarla e ricordarcela. Di cosa si tratta? Quest’estate, Reginald Bartholomew, ambasciatore USA in Italia dal 1993 al 1997, pochi giorni prima di morire rilascia delle dichiarazioni sul suo arrivo in Italia. Infatti, nominato dall’allora presidente Bill Clinton, giunge a Roma in quanto, dichiara lo stesso ambasciatore: “gli USA erano preoccupati della deriva dei magistrati: nell’intento di combattere la corruzione politica dilagante il pool era andato ben oltre violando sistematicamente i diritti degli imputati”. Il pool  a cui si riferisce  Bartholomew è quello di Milano, che si occupa di Tangentopoli. Secondo ulteriori rivelazioni il neo ambasciatore si adoperò per richiamare il console USA a Milano, Peter Semler, presente fin dal 1990 nel capoluogo lombardo, perché a Washington non sarebbero piaciuti certi incontri tra il console e l’allora pubblico ministero del pool Mani Pulite, Antonio Di Pietro, avvenuti intorno al 1991. Semler recentemente ha confermato di aver incontrato il pm di Milano che gli aveva comunicato che: “c’era un’inchiesta su Mario Chiesa e che le indagini avrebbero raggiunto Bettino Craxi e la DC”. Per Bartholomew, “qualcosa nel consolato  americano non quadrava”. Ed ancora non non manca chi ha visto anche in questa vicenda pressioni USA, prima che salisse Clinton alla Casa Bianca, sulle indagini di Milano.
Non solo, Di Pietro, nel 1992 si recò anche negli Stati Uniti per una decina di giorni, durante i quali, secondo il Corriere della Sera,  il pm ebbe incontri con membri dell’FBI e magistrati. Di Pietro ha sempre smentito questi incontri, il viaggio negli USA, ufficialmente fu organizzato dallo United States Information Agency (USIA) e dall’ambasciata USA di Roma.
Morto Bartholomew, ma scoppiato ormai il caso, sono stati intervistati alcuni protagonisti di quel momento. Il diretto interessato, Di Pietro, ha dichiarato che le rivelazioni di Semler sono false, in quanto “non potevo anticipargli il coinvolgimento dei vertici di Dc e Psi perché nel novembre 1991 già indagavo su Mario Chiesa, ma non avevo idea dove saremmo andati a parare” (Di Pietro ha confermato però gli incontri con il console). Smentite ufficiali, su eventuali ingerenze o comunicazioni USA sulle indagini di Mani Pulitie sono giunte inoltre anche da Gherardo d’Ambrosio, anch’esso magistrato del pool, e da Francesco Saverio Borrelli, allora procuratore capo di Milano. Secondo l’analista americano, Edward Luttwak: “gli USA non avevano interesse ad aiutarlo (aiutare Di Pietro), e si chiedevano cosa avrebbe portato Mani Pulite se fossero crollati i partiti con cui trattavano da mezzo secolo”.  Inoltre per Luttwak sarebbero normali i contatti tra magistrati locali e diplomazie straniere, in particolare quando ci sono di mezzo rogatorie, ed ancora, sempre secondo Luttwak, l’FBI a Milano si occupava di mafia e la CIA del commercio tra l’Italia e l’URSS. E sul richiamo di Bartholomew a Semler? Luttwak: “ per gli USA Di Pietro era troppo disinvolto nell’impiego degli strumenti giudiziari, cosa che dovette irritare Bartholomew. Per noi è difficile accettare la carcerazione preventiva. Ricordo che invitai alla Georgetown University il giudice della nostra Corte Suprema, Antonin Scalia, per il discorso di Di Pietro: rifiutò di venire perché in dissenso con i suoi sistemi”.
Ad alimentare i sospetti, invece, Rino Formica, socialista con Craxi ed ex ministro delle Finanze, che non si stupisce del’intervento di Bartholomew, infatti, secondo Formica, intervistato dal Corriere della Sera: “gli USA avevano dei problemi nell’Europa del post ’89. Uno di questi era l’Italia: e il consolato di Milano tesseva la tela con il pm Di Pietro. […] Clinton capì che l’Italia, nel biennio 1992-93, era un Paese sull’orlo della guerra civile”. Ed ancora, su un eventuale pressione USA sulle indagini di Milano, l’intervento, sempre sulle pagine del giornale di via Solferino, di Paolo Pilliteri ex sindaco socialista di Milano: “Bettino non si sbilanciava mai, ma diceva che l’America non aveva mandato giù la viocenda di Sigonella, né aveva gradito la politica estera di Andreotti”.
Infine le parole di Peter Secchia, ambasciatore USA in Italia prima di Bartholomew: “Non so perché Bartholomew pensò che il consolato rischiasse di sporcasse, per così dire, con Mani Pulite e perché lo richiamò duramente”.
RDF

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