mercoledì 10 ottobre 2012

In Argentina i conti non tornano

(fonte: Sette- Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

Sembra che in Argentina la matematica sia un’opinione, un’opinione governativa. Infatti, da alcuni anni i dati “ufficiali” dell’economia argentina non sono più presi sul serio, in quanto ritenuti dalla comunità internazionale poco fedeli alla realtà economica del paese sudamericano. Nel 2007, sotto la presidenza di Nestor Kirchner, il governo di Buenos Aires cambiò i vertici dell’Istituto Governativo di Statistica (INDEC), nominando, secondo alcuni analisti internazionali, esponenti vicini alla presidenza argentina. Quindi da quell’anno l’inflazione argentina, secondo i dati ufficiali, è variata e varia tra il 7 e il 9%, ma i dati delle organizzazioni indipendenti  denunciano un’inflazione intorno al 20% (il 25% nel 2011). Sull’inaffidabilità dei dati “ufficiali” argentini si è espresso anche l’Economist che recentemente li pubblica con tre asterischi, stando ad indicare da legenda che non sono affidabili. Di seguito anche il Fondo Monetario Internazionale ha denunciato le sue perplessità sui dati comunicati da Buenos Aires, invitando l’Argentina ad armonizzare le sue modalità di rilevazione dei dati a quelle internazionali. La presidentessa Cristina Kirchner difende l’autonomia del suo paese in materia, ma qualcosa non sembra tornare, vedendo anche la situazione economica delle famiglie argentine. Difatti, secondo l’INDAC il 6,7% della popolazione è appena sotto la soglia di povertà e l’1,7% è indigente, secondo i calcoli indipendenti i poveri in Argentina sarebbero il 21%!!!!!
RDF

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