domenica 28 settembre 2008

Colpo dei pirati al largo della Somalia: catturata una nave carica di armi

I pirati che da tempo solcano i mari del Corno d'Africa si impadroniscono di una nave carica di armi. L'Eritrea tratta per acquistarla? Di Francesco Della Lunga

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Avevamo già segnalato sul nostro blog la ripresa della pirateria in alcuni tratti di mare, fra cui quello Somalo ed al largo del Corno d'Africa. E' di oggi l'ennesima notizia che apprendiamo dalle colonne del Corriere della Sera, con un articolo di Massimo Alberizzi, che ci racconta di una clamorosa impresa: i pirati hanno sequestrato una nave battente bandiera del Belize con un vero arsenale a bordo. Nella pancia della nave ci sarebbero 33carri armati oltre ad armi di vario taglio, fra cui armi pesanti. La notizia del sequestro è stata data direttamente da uno dei capi del commando che avrebbe parlato dell'impresa da una radio di Mogadiscio, Radio Capital. Il Governo di Transizione Somalo che dovrebbe controllare la vecchia capitale, nulla può contro le varie milizie che si sono spartite la città negli ultimi quindici anni e nulla può anche l’Etiopia che ha mandato le proprie truppe nel paese in autunno del 2007 per contrastare l’ascesa delle corti islamiche e favorire il rientro del governo somalo nella capitale. Curioso il nome della nave, la "Faina" che batte bandiera del Belize ed è di proprietà di una società ucraina. Il carico d’armi era ufficialmente destinato all’esercito keniota. La notizia che preoccupa però la diplomazia internazionale sembra essere l'ipotetica trattativa che il presidente eritreo, Isaias Afewerki, starebbe cercando di intavolare con i pirati, per acquisire il prezioso carico. Asmara è tuttora in forte contrasto con Addis Abeba e negli ultimi anni, successivi alla chiusura del conflitto con gli etiopi, si sarebbe sempre adoperata per destabilizzare la regione. L’ex colonia italiana, sempre più isolata dalla comunità internazionale, sarebbe stata da tempo indicata come uno degli stati che agiscono per favorire il terrorismo internazionale ed il fanatismo islamico. La questione non è tanto il terrorismo legato ad Al Quaeda, quanto l’irrisolta contesa fra Asmara ed Addis Abeba sui confini che dividono i due paesi e che sono stati al centro dell’ultima guerra scoppiata nel 2000 ed ufficialmente cessata due anni dopo. In questo modo il presidente eritreo tenderebbe ad aumentare la tensione intorno al potente vicino, destabilizzando tutta l’area che va da Gibuti fino al Kenya, nel tentativo di creare problemi all’Etiopia ma un intervento così clamoroso in una questione così delicata, rischierebbe di far saltare nuovamente gli equilibri in tutta la regione. Nairobi è infatti da tempo vicina alla politica estera di Addis Abeba e legata alle posizioni degli Stati Uniti. La stabilizzazione del Corno d’Africa e la neutralizzazione dei pirati che infestano il Golfo di Aden, snodo strategico per i mercantili in rotta dall’Europa all’Oceano Indiano, non può non passare attraverso la ricostruzione di un “failed state” come la Somalia. Ma la stabilizzazione e la ricostruzione sembrano ancora oggi assai lontani. In tutto questo la diplomazia italiana, un tempo attore privilegiato, sembra essere totalmente assente.
Francesco Della Lunga

Anonimo ha detto...

Riportiamo una notizia apparsa oggi sul Sole 24 Ore fra le "Notizie in breve". Si tratta dell'ennesimo colpo dei pirati al largo della Somalia: "Al largo delle coste somale è stata sequestrata una nave greca con 20 membri dell'equipaggio che trasportava prodotti chimici. E' il 69 esimo attacco dall'inizio dell'anno tra le coste somale ed il Golfo di Aden. Tra le 27 navi sequestrate, 11 sono ancora nelle mani dei pirati, che hanno minacciato di far esplodere la nave ucraina Mv Faina (si può leggere la segnalazione di RI al riguardo) se non avranno i 20 milioni di dollari richiesti. Nelle stesso ore l'Iran ha pagato un riscatto per i rilascio di 29 marinai e di una nave assaltata lo scorso luglio". Francesco Della Lunga

Anonimo ha detto...

Continuano gli attacchi dei pirati alle navi che transitano presso il Corno d’Africa, una delle rotte marittime più transitate al mondo, nonostante in zona vi siano, operative, una squadra navale della NATO ed una dell’UE. Inevitabilmente tali assalti pirateschi hanno fatto aumentare i costi dei noleggi e delle assicurazioni delle navi, mentre alcune compagnie hanno deciso di evitare il passaggio per il Canale di Suez, per evitare appunto la rotta dei pirati, per, invece, scegliere di passare per il Capo di Buona Speranza, percorso più lungo, più costoso, ma sicuramente più sicuro.
Dinanzi a questo problema la comunità internazionale sembra impossibilitata a trovare, in tempi brevi, una soluzione. Infatti, come fa notare Livio Caputo su un articolo pubblicato nei giorni scorsi su Il Giornale, “il diritto internazionale del mare, codificato nel 1958 e nel 1982, prevede sì la pirateria, ma come – crimine commesso per fini privati – e non ne facilita la persecuzione; dall’altro, nonostante tre risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, nessuno sembra volersi assumere la responsabilità di un’azione di forza destinata comunque a provocare danni e vittime. […] Un altro problema è l’ambiguo atteggiamento delle compagnie di navigazione: reclamano a gran voce protezione ma se una delle loro navi viene sequestrata, preferiscono pagare il riscatto che chiedere alle unità da guerra presenti in zona di intervenire, perché non vogliono mettere a repentaglio né l’equipaggio, né il carico.”
Inoltre, secondo il diritto internazionale, le navi da guerra di qualsiasi paese, possono intercettare e catturare una nave pirata, ma solo in alto mare, non è chiaro se abbiano anche quello di affondarla. Nelle acque territoriali, tali competenze, spettano invece solo al paese costiero. Per la Somalia, mancante di uno Stato e governo effettivi, l’ONU ha permesso, in via eccezionale e con una risoluzione, ad unità straniere, tra cui anche la nave da guerra italiana Luigi Durand de la Penne, di colpire i pirati, anche a terra, ma oggi in tal senso ha operato solo la Francia, intervenuta sul territorio somalo per inseguire e catturare pirati che avevano assalito navi commerciali e turistiche francesi.
Il diritto internazionale inoltre indica che i paesi che arrestano i prigionieri-pirati hanno il diritto di processarli nei loro tribunali, ma nessun paese, specialmente occidentale, ha voglia di mettersi a carico di un processo del genere, pertanto i pirati continuano ad operare impuniti.
Roberto Di Ferdinando