venerdì 28 marzo 2008

Giochi, l'Europa si divide. Sarkozy per la linea dura

Il presidente francese sfida la Cina: «Scioccati per il Tibet. Potrei disertare la cerimonia d'apertura».
Corriere.it del 27 marzo 2008

2 commenti:

Unknown ha detto...

Durante la sua recente visita francese in Inghilterra, il presidente Sarkozy ha affermato, in un incontro ufficiale con i giornalisti internazionali, che non è scontata la presenza di rappresentanti del governo di Parigi, compresa la sua, all’inaugurazione delle Olimpiadi di Pechino 2008. Tale dichiarazione ha finalmente rotto il silenzio con cui i governi occidentali invece avevano accolto la richiesta, in gran parte avanzata dall’opinione pubblica internazionale, di prendere in esame la possibilità di boicottare i giochi olimpici cinesi in seguito alle violenze ed oppressioni cinesi in Tibet. A rafforzare l’importanza della dichiarazione di Sarkozy vi è il fatto che proprio il presidente francese, nell’estate prossima, quando si svolgeranno i giochi, sarà anche presidente di turno del semestre europeo, rappresentando cioè l’UE nei rapporti con i terzi. L’assenza a Pechino di Sarkozy, come presidente francese e presidente UE, avrebbe quindi un significato politico molto forte, ma allo stesso tempo potrebbe provocare un raffreddamento altrettanto forte nei rapporti commerciali e diplomatici con la Cina.
Molto probabilmente il presidente francese, lo stesso che alcuni mesi fa è stato ritratto felicemente con i rappresentanti governativi cinesi nella visita commerciale francese in Cina, alla fine sarà presente ed ancora sorridente sugli spalti del nuovo stadio olimpico di Pechino, ma oggi mi fa piacere sottolineare il suo coraggio nel distinguersi dai notabili occidentali i quali non hanno invece mai messo lontanamente in dubbio un azione, anche simbolica, contro la Cina.
Comunque se non si vuole boicottare le Olimpiadi, che almeno i politici occidentali rinuncino a recarsi a Pechino per le Olimpiadi e farsi così riprendere accanto ai dittatori locali, ed inoltre vietino alle proprie delegazioni sportive di sfilare nella cerimonia di apertura. Una cerimonia in cui fossero assenti gli atleti dei principali paesi occidentali, pertanto una cerimonia desolante, ed applaudita solamente dai notabili cinesi, come in un’inutile seduta del loro Parlamento, così ripresa in mondovisione, sarebbe difatti l’immagine esemplare dell’isolamento politico della dittatura cinese.
Purtroppo il mercato e l’economia cinesi oggi trovano in Occidente molti estimatori, e così nel agosto prossimo vedremo i nostri politici sedersi accanto a quelli cinesi ed insieme applaudire tutti gli atleti sfilare. Il governo cinese sarà così ancora una volta legittimato, dal consenso politico internazionale, anche nelle sue azioni deprecabili ed il Tibet rientrerà nel dimenticatoio fino alla prossima ondata di violenta repressione cinese.
E se invece Sarkozy non andasse a Pechino e con questa mossa mettesse in crisi l’UE… forse, tra i vari fallimenti della politica estera comunitaria, questo sarebbe, personalmente, il più gradito e necessario.
RDF

Unknown ha detto...

Difficilmente riusciremo a vedere azioni forti nei confronti del governo della Repubblica Popolare Cinese. Ed anche i politici occidentali, come possono dissociarsi quando il ruolo degli Stati Nazionali, delle idee che hanno contraddistinto le loro classi politiche, le deprecate ideologie, sono oggi ostaggio dell'unica ideologia dominante, quella del mercato, della crescita economica, degli scambi internazionali, in una parola, della globalizzazione? La dimostrazione che le ideologie sono morte sta proprio nella mancata presa di posizione da parte dell'Occidente, un tempo portatore di valori universali, fra cui quello dei diritti umani, calpestati continuamente dall'ex governo comunista della Repubblica Popolare Cinese. Ex perchè gli occidentali oggi parlano di lotta al comunismo, o vittoria conclamata contro il comunismo, ma poi si precipitano ad aprire le porte ad uno degli ultimi regimi rimasti sulla terra e che regime. Quello che governa il paese più popoloso del mondo, con un mercato, e rieccoci nuovamente alla parola magica, il mercato, più grande del mondo, dalle grandi potenzialità. Gli Stati Uniti d'America, i vincitori della lotta al Male del secolo scorso, sono stati i primi ad aprire la porta ad un governo che ancora oggi è comunista. Sono stati i primi ad aprire il WTO alla grande potenza cinese, ed i comunisti erano e sono ancora ben saldi al potere. Dunque, verrebbe da pensare, che ci sono comunisti e comunisti. Quelli che non permettono i commerci, usano il protezionismo, minacciano la potenza della grande potenza vanno combattuti, gli altri vanno bene. D'altra parte, gli affari sono affari, e se i comunisti ci permettono di espandere i nostri commerci, ben vengano i comunisti. Il relativismo politico non ha più confini, non lo vediamo solo in Italia, all'estero è ancora più forte perchè si basa sulle logiche della Realpolitik o della politica di potenza, come la vogliamo chiamare. E l'Europa? Pare ancora orientata a capire cosa vuole fare da grande. L'importante è non prendere posizione, qualunque essa sia. La causa tibetana è destinata a tornare nel silenzio, dopo che le Olimpiadi saranno passate. Ed il Dalai Lama dovrà continuare a fare quello che una volta fece un quasi sconosciuto sovrano, ma assai dignitoso, anch'egli assai religioso, a suo modo, che si rivolse all'Assemblea della Società delle Nazioni accusando l'Italia di aver aggredito un popolo mite ed indipendente. Era il 1936. Quell'uomo si chiamava Hailè Selassie, ed ebbe poi maggior fortuna del Dalai Lama. Probabilmente quest'ultimo non vedrà la sua capitale spirituale, Lhasa, liberata. Ma continuerà nell'esilio di Dharamsala a ricordare al mondo intero di che cosa sono capaci gli stati potenti ed a ricordare che, come è accaduto a loro, un giorno potrà accadere ad altri. Proprio come disse Hailè Selassiè, davanti alla Società delle Nazioni.
FDL