martedì 15 marzo 2011

Gheddafi si sta salvando

A cura di Roberto Di Ferdinando

Le tragiche vicende del Giappone hanno spostato l’attenzione internazionale dalla rivolta libica, e, in silenzio, Gheddafi, sentendosi meno sotto pressione, sta riconquistando terreno e respingendo i ribelli. Tutte le dichiarazioni forti dell’Occidente contro la violenza del rais nel sedare la rivolta interna sono, adesso, sempre più rare, i piani inglesi di armare i ribelli sono stati abbandonati, le zone no fly, per salvare i rivoltosi dai bombardamenti governativi, non saranno istituite, le navi USA si tengono lontane dalle coste della Libia e la pressione dell’amministrazione Obama perché Gheddafi abbandoni il paese si è indebolita. Gheddafi sta riprendendo il controllo del paese. Cosa non ha funzionato? Molto, ma principalmente sono stati sottovalutati molti aspetti.
Rispetto alla Tunisia ed all’Egitto, in Libia la rivolta è stata molto più armata e cruenta, e qui l’esercito è rimasto, al di fuori di alcune defezioni, dalla parte del rais, a cui deve, difatti, molto, sul piano del prestigio e del potere. Gli incarichi cruciali dell’esercito sono ricoperti da persone appartenente ala stessa tribù del Colonnello, ed in Libia questo ha una valenza molto importante. Ben Ali e Mubarak si resero ben conto di non aver più il controllo del proprio potere, Gheddafi, invece, dopo i tentennamenti dei primi giorni, ha risposto con decisione e violenza militare e mercenaria ai ribelli, contando sull’appoggio di alcune tribù e su oltre trent’anni di potere dispotico e sulla censura di qualsiasi opposizione, un controllo quindi ferreo e militare del paese senza alcuna apertura all’esterno (Egitto e Tunisia, nonostante non democrazie, sotto i loro precedenti presidenti erano paesi aperti con il resto del mondo). La rivolta libica inoltre è una ribellione di libici contro il proprio governo quindi una questione interna alla Libia, nonostante Gheddafi sia un dittatore-terrorista, la comunità internazionale poteva, e può, fare poco. Inimmaginabile, infatti, un bombardamento od un’invasione militare della Libia, come invece le amministrazioni statunitensi precedenti e la Nato previdero per la Serbia (anche lì c’era un dittatore sanguinario, Milosevic, ma l’intervento militare era giustificato dal mettere fine all’eccidio della minoranza kosovara) e, anche con l’appoggio dell’ONU, per l’Iraq (un altro violento satrapo, Saddam Hussein, che però nessuno, neanche nel mondo arabo, voleva salvare e che dopo l’11 settembre era il nemico meno pericoloso per gli USA da attaccare e vincere per dare un segnale di forza al terrorismo internazionale). Gheddafi quindi si sta salvando, perché ha investimenti diffusi in tutto il mondo ed in un periodo di crisi economica pochi mercati finanziari ed economici sarebbero disposti a perdere questi soldi, perché la Libia controlla importanti ed ingenti risorse energetiche indispensabili all’Occidente che vuole una ripresa economica, perché gli USA sono già impegnati su vasti teatri ed aprirne un altro, nel cuore del Mediterraneo e dall’esito non scontato, non piace alle gerarchie militari statunitensi, perché Gheddafi garantisce una Libia laica, perché, alla fine a molti conviene che il Colonnello rimanga al potere a Tripoli. Quindi, purtroppo, buon Gheddafi a tutti!
RDF

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