lunedì 8 novembre 2010

La diplomazia tedesca ed il nazismo

Il rapporto Fischer, recentemente pubblicato, denuncia che la diplomazia tedesca ebbe un ruolo attivo nella Shoah
(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

1 commento:

Roberto ha detto...

Nel 2003, l’allora ministro degli esteri, il verde Joschka Fischer, decise di avviare una speciale commissione di storici perché studiasse il ruolo svolto dalla diplomazia tedesca durante il nazismo. La decisione di istituire la commissione fu presa da Fischer in seguito ad un acceso scontro con la diplomazia del suo Ministero. Infatti, nonostante il divieto di onorare con necrologi ufficiali la morte di diplomatici che erano stati membri del nazismo, alla morte di Franz Krapf, ex ambasciatore presso la NATO, ma ex SS, 128 ex diplomatici pubblicarono un privato e polemico necrologio sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Fischer, infuriato, decise il momento opportuno per fare chiarezza. Secondo le rivelazioni della commissione (il cui lavoro è racchiuso in 900 pagine) il Ministero degli Esteri, durante il nazismo era “un’organizzazione criminale”, i diplomatici di allora erano a conoscenza dell’Olocausto e vi svolsero una parte attiva. Si legge, dall’articolo del Corriere della Sera che cita le conclusioni della commissione, che Ernst von Weizsacker, segretario di Stato tra il 1938 ed il 1943, fece pressioni perché a Thomas Mann, ostile al nazismo, fosse tolta la cittadinanza; i Weizsacker sono ancora oggi una delle famiglie più potenti ed il figlio di Ernst, Richard, fu presidente federale dal 1984 al 1994. La denuncia più forte della commissione è stata quella che, al fine di ricostruire la politica estera della Germania federale, furono chiusi più occhi sulle responsabilità dei diplomatici durante il nazismo. Nel 1951, infatti, ha decretato la commissione, numerosi ambasciatori che avevano condiviso la politica di Hitler furono nominati per rappresentare la Germania democratica in Asia ed in Sud America, il tutto con l’avvallo del cancelliere Konrad Adenauer.
RDF