venerdì 26 febbraio 2010

Gli Stati Uniti sono sempre in guerra e meno tra le stelle

Il bilancio USA per il 2011 dimostra che gli Stati Uniti sono ancora in guerra. Obama infatti ha deciso di non tagliare i finanziamenti al Pentagono, invece per coprire il deficit saranno sacrificati i soldi per la Nasa.
(Fonte: Il Giornale), a cura di Roberto Di Ferdinando

1 commento:

Roberto ha detto...

Il Presidente USA, Barack Obama, ha deciso che per coprire il deficit record di 1.560 miliardi di dollari (nel 2009 era arrivato a 1.409 miliardi) sarà congelata la spesa governativa per tre anni, con il risparmio di circa 20 miliardi. Le voci più importanti da tagliare saranno i finanziamenti all’Agenzia Spaziale americana (NASA), mentre non saranno toccati i soldi destinati al Pentagono per sostenere la guerra in Afghanistan e nelle zone di crisi. Anzi, il bilancio ordinario del Pentagono si attesterà quest’anno a 549 miliardi di dollari con un aumento reale del 2% al netto dell’inflazione. Quindi nessun taglio ai militari: gli USA sono sempre in guerra. Cambia, invece , la distribuzione di queste risorse, secondo le indicazioni del Segretario alla Difesa, Robert Gates, infatti gli investimenti militari devono essere indirizzati a fronteggiare i conflitti in corso e non le minacce remote. Questa nuova politica strategica è stata pubblica nella Quadriennal Defense Review, pubblicazione dei vertici politici-militari nel quale si dichiara abbandonata la politica di Bush (combattere simultaneamente due conflitti regionali), per sposarne una nuova che renda le forze armate statunitensi capaci di affrontare numerosi piccoli conflitti in più parti del mondo.
Nonostante il ritiro graduale dall’Irak, Obama ha anche aumentato la spesa delle operazioni di guerra, infatti dai 130 miliardi di dollari previsti per il 2010, ad oggi, i soldi pervenuti al Pentagono sono 163 miliardi di dollari. Questi finanziamenti saranno destinati alle forze speciali (marine ed esercito) impegnati dietro le linee nemiche in Pakistan ed Afghanistan, mentre sono ridimensionati i programmi navali. Il settore aeronautico godrà invece di nuova vita (e soldi); continua, infatti, sebbene rivisto, il progetto per la realizzazione del caccia invisibile F-35, proseguirà lo studio per un nuovo superbombardiere e gli esperimenti per un nuovo missile da crociera a grande autonomia; inoltre investimenti saranno previsti per la realizzazione di aerei senza piloti per la sorveglianza delle 37 orbite.
Diverso invece è il discorso per i finanziamenti alla NASA. Obama ha autorizzato ad incrementare di 6 miliardi in 5 anni i fondi complessivi per l’ente spaziale e di prolungare di 5 anni il sostegno economico per la stazione spaziale internazionale in orbita alla Terra. Eppure le attese erano diverse, infatti, la NASA aveva sperato in 3 miliardi di dollari in più per ogni anno per realizzare i programmi avviati dall’amministrazione di George W. Bush: presenza permanente sulla Luna entro il 2020 e portare l’uomo su Marte; Obama invece ha stoppato lo sviluppo dei programmi per i vettori spaziali Ares e Constellation, che avrebbero dovuto mandare in pensione gli space-shuttle, programmi ai quali gli USA avevano già speso 6 miliardi di dollari. La NASA sarà così costretta, per la creazione di “velivoli commerciali” per trasportare gli astronauti in orbita, a collaborare con l’industria privata. Questa nuova strategia di forzata collaborazione non sembra piacere molto all’ente spaziale americano. Michael Griffith, manager della NASA ha denunciato infatti che questa decisione farà retrocedere gli USA nella serie B dei protagonisti lasciandosi superare difatti da altre realtà (Giappone, Cina, Russia ed Europa) che invece destinano molte risorse pubbliche allo spazio.
RDF