domenica 28 febbraio 2010

La crisi spagnola, la crisi europea

(Fonte: Il Sole 24 Ore), a cura di Roberto Di Ferdinando

1 commento:

Roberto ha detto...

Fino ad un anno e mezzo fa la stampa internazionale prevedeva (ed alcune testate giornalistiche italiane auspicavano) che l’illuminato e progressista governo spagnolo, guidato da Zapatero, avrebbe in scioltezza superato l’Italia in ricchezza pro capite ed avrebbe preso il posto del Bel Paese tra le nazioni più industrializzate. Oggi, dati alla mano, questa previsione-speranza è fallita miseramente. La Spagna di Zapatero è in profonda crisi: le agenzie internazionali di rating (che indicano l’affidabilità di un paese a rispettare i propri impegni (saldare i debiti con chi ha sottoscritto titoli di quello Stato) stanno minacciando di ridurre l’affidabilità spagnola, deterioramento profondo delle finanze pubbliche, crescita zero e disoccupazione del circa 19%. Una Spagna povera ed umiliata, tanto che lo stesso premier Zapatero è stato costretto a ricorrere ai ripari. Le misure previste per affrontare la crisi sono: riduzione delle spese della pubblica amministrazione di 50 miliardi di euro nei prossimi quattro anni, riforma della pensione con innalzamento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni e introduzione del contratto unico per il mercato del lavoro. Provvedimenti che dovrebbero risanare le casse statali entro il 2013, quando però, forse, al governo difficilmente, dopo tale crisi e dura politica finanziaria, potranno esserci ancora Zapatero ed i socialisti. Gli spagnoli (e la stampa internazionale) dovrebbero valutare alcuni dati: la Spagna negli ultimi due anni non è cresciuta (-3.6 nel 2009, previsione del -0.3 nel 2010), nel 2009 il disavanzo economico è esploso all’11.4% del PIL (le previsioni erano del 9.5%), in questi ultimi due anni sono andati persi 1,1 milione di posti di lavoro, la disoccupazione nel 2009 è arrivata al 18,8% (4, 35 milioni di disoccupati), con la conferma che nei primi mesi del 2010 ha già superato il 20%. Il governo di Madrid ha così proposto tali misure per tranquillizzare la comunità internazionale preoccupata per la deriva economica di un proprio ed importante paese membro, invece, più difficile per Zapatero concordare queste dure riforme con gli industriali ed i sindacati. E’ tramontata la stella di Zapatero?
Ma è la situazione economica della Grecia a preoccupare pesantemente l’UE. Il rischio di default, l’impossibilità dello stato greco di far fronte ai propri impegni (debiti) con il mercato dei titoli, è alto, e si crede che Atene non ce la possa fare da sola, causa la sua crisi finanziaria ed economica. Si prospetta così l’aiuto degli altri membri, nonostante non sia chiaramente ed ufficialmente previsto tale istituto (clausola “no bail out” – il divieto di aiuti comunitari finanziari a paesi membri -), del Fondo Monetario Internazionale, oppure l’uscita della Grecia da Eurolandia per evitare che l’euro perda ancora peso e credibilità a vantaggio del dollaro. La Grecia, anche per tranquillizzare i mercati, ha affermato che ce la farà da sola ad uscire dalla crisi, ma intanto le difficoltà sembrano allargarsi, oltre alla Spagna, anche Portogallo ed Irlanda sono sotto osservazione. Fine dell’Europa Felix?
RDF