mercoledì 7 novembre 2007

Notizie dall'Africa. Da Internazionale n. 716 del 26 ottobre.

I ribelli del Fronte nazionale di liberazione dell’Ogaden (Onlf) hanno annunciato di aver ucciso 140 soldati in un’imboscata nella regione dell’Ogaden (sudest). Il governo ha smentito.

2 commenti:

Unknown ha detto...

La regione dell’Ogaden, è da sempre contesa fra l’Etiopia e la Somalia. Regione cuscinetto, delimitata dal bassopiano etiope che digrada verso la Somalia e caratterizzata da un territorio arido, ha visto in passato scontri fra le etnie di stirpe somala e quelle etiopi. La frontiera fra i due paesi non è mai stata delimitata in maniera definitiva e soprattutto è sempre stata origine di rivendicazioni territoriali. Nel 1977, durante la dittatura di Mohamed Siad Barre, la Somalia invase l’Ogaden. Gli etiopi riuscirono a bloccare i somali ed a respingerli all’interno dei loro confini. Da allora la contesa non è mai cessata ed il confine è tuttora di difficile controllo, soprattutto dopo la dissoluzione dello stato somalo, avvenuta dopo il crollo di Siad Barre nel 1991 e con l’esplosione della guerra civile tuttora irrisolta. La contesa è destinata ad inasprirsi per la presenza di truppe governative etiopi in territorio somalo che, dall’autunno del 2006 è penetrato fino a Mogadiscio, nel tentativo di sostenere il Governo di Transizione Somala. In quell’occasione, l’aiuto etiope è risultato fondamentale per l’allontanamento del governo delle Corti Islamiche che controllava Mogadiscio dall’anno precedente.

Unknown ha detto...

I giornali internazionali continuano a parlare del conflitto a "bassa intensità" che segna il destino del Corno d'Africa almeno dal 1991, coinvolgendo, a vario titolo, i tre paesi che ne fanno parte: Eritrea, Etiopia e Somalia. Ancora oggi arrivano notizie che parlano di ulteriori assassinii perpetrati dai combattenti nella sempre più dilaniata Mogadiscio, la vecchia capitale della Somalia. Human rights watch, in uno dei suoi reports, arriva a sostenere che sarebbero stati commessi dei veri crimini di guerra in Somalia, in seguito all'ingresso nel paese delle truppe etiopi ed a queste attribuite. Ma la situazione è particolarmente grave a Mogadiscio dove da anni ormai i signori della guerra locali si confrontano senza esclusione di colpi. Nel resto del paese, in quella che era la vecchia Somalia Britannica, le cose sembrano andare assai meglio. Nel recente passato, anche un'altra area della Somalia, il Puntland, ha proclamato la sua indipendenza. Ma la comunità internazionale ha sempre spinto verso la ricostituzione dello stato somalo perchè uno stato "fallito" nonostante faccia comodo a molti affaristi, alimenta anche una serie di tensioni che gli stati vicini hanno difficoltà a controllare. I tentativi di ricomposizione dello stato somalo, iniziati sotto gli auspici dell'IGAD "InterGovernmental Authority for Development", e passati attraverso varie conferenze di riconciliazione, hanno portato i signori della guerra ad accettare una sorta di "riconciliazione nazionale" stabilendo il nuovo parlamento somalo in territorio keniota, a Nairobi, fino allo scorso anno. Nel frattempo a Mogadiscio, cessato per un pò il rumore delle armi, si era installato un gruppo di dirigenti autoproclamatisi delle "Corti islamiche" che pare fossero riuscite a riportare una certa calma nella città. Gli Stati Uniti hanno però spinto per il ritorno del Governo di Transizione Somalo, nominato appunto a Nairobi e retto dal già ex presidente Alì Ghedi, per ragioni note: da un lato cercare di impedire la diffusione del fondamentalismo islamico nel Corno d'Africa, dall'altro esporsi in maniera indiretta minimizzando i danni sul territorio, appoggiarsi al potente alleato, l'Etiopia, che non ha mai nascosto interessi nell'ex colonia italiana. Interessi che probabilmente sono ormai da ricondurre alla ricerca di uno sbocco sul mare, perso irrimediabilmente dagli etiopi con l'indipendenza eritrea, ed oggi garantito da accordi siglati con il piccolo stato di Gibuti. Ad acuire la tensione nel Corno, oltre all'ingresso delle truppe etiopi nella Somalia, l'accusa fatta da Addis Abeba agli eritrei, colpevoli di armare i clan somali e di proteggere i fondamentalisti. Uno scontro difficile da fermare, con due religioni sullo sfondo, quella cristiana ortodossa abbarbicata sull'altopiano, quella islamica sulle coste. La pacificazione nella regione è ancora lontana, nonostante gli sforzi condotti dalla comunità internazionale. FDL (notizie da Internazionale n.719)