Libero Pensatoio Fiorentino di Politica
Internazionale
“Recinto come barriera fisica, naturale, come le montagne, i fiumi o gli steccati. Ma anche come barriera convenzionale, come una frontiera. Frontiere che sono lentamente sparite, superate dalla politica e dagli scambi economici. Da tante frontiere, ad un'unica frontiera, da tanti recinti ad un unico recinto, internazionale, che avvolge la nostra contemporaneità”
mercoledì 28 novembre 2007
Notizie dal Mondo Arabo: Il Golfo è pronto a rivalutare
Nei prossimi giorni il Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), organismo regionale di consultazione economica e finanziaria a cui aderiscono, Kuwait, Arabia Saudita, Bahrein, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Oman, si riunirà per valutare l’opportunità di rivalutare le monete dei singoli paesi membri. Difatti le valute degli stati aderenti al GCC sono, dagli anni Settanta, ancorate al dollaro statunitense. Ma se il dollaro debole può favorire la ripresa dell’appannata economia USA, questo non aiuta i paesi del Golfo che, esportano il petrolio in dollari, hanno un economia esuberante, ma importano i beni in euro od in alcune valute asiatiche. L’apprezzamento dell’euro su un dollaro, volutamente o non, sempre più debole causa ai paesi del GCC una preoccupante importazione anche di inflazione. La soluzione tecnicamente più opportuna per i paesi del Golfo sarebbe quindi quella di svincolarsi dall’ancoraggio con il dollaro e rivalutare, si dice di circa del 20%, le singole valute. Ma tale scelta non è facile da prendere, infatti la questione deve essere vista anche in termini di politica estera. Il dollaro difatti in questa strategica zona rappresenta anche la Quinta Flotta della US Navy che dal Bahrein pattuglia ed è garanzia di sicurezza, da minacce interne ed esterne, per l’intero Golfo. Non solo, da oltre trent’anni esistono rapporti privilegiati ed intese monetario-diplomatiche tra i petrodollari sauditi e il Tesoro americano. Quindi nella prossima riunione del GCC gli sceicchi dovranno essere abili a mediare tra tassi, cambi, sicurezza e strategia. RDF
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Nei prossimi giorni il Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), organismo regionale di consultazione economica e finanziaria a cui aderiscono, Kuwait, Arabia Saudita, Bahrein, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Oman, si riunirà per valutare l’opportunità di rivalutare le monete dei singoli paesi membri. Difatti le valute degli stati aderenti al GCC sono, dagli anni Settanta, ancorate al dollaro statunitense. Ma se il dollaro debole può favorire la ripresa dell’appannata economia USA, questo non aiuta i paesi del Golfo che, esportano il petrolio in dollari, hanno un economia esuberante, ma importano i beni in euro od in alcune valute asiatiche. L’apprezzamento dell’euro su un dollaro, volutamente o non, sempre più debole causa ai paesi del GCC una preoccupante importazione anche di inflazione. La soluzione tecnicamente più opportuna per i paesi del Golfo sarebbe quindi quella di svincolarsi dall’ancoraggio con il dollaro e rivalutare, si dice di circa del 20%, le singole valute. Ma tale scelta non è facile da prendere, infatti la questione deve essere vista anche in termini di politica estera. Il dollaro difatti in questa strategica zona rappresenta anche la Quinta Flotta della US Navy che dal Bahrein pattuglia ed è garanzia di sicurezza, da minacce interne ed esterne, per l’intero Golfo. Non solo, da oltre trent’anni esistono rapporti privilegiati ed intese monetario-diplomatiche tra i petrodollari sauditi e il Tesoro americano. Quindi nella prossima riunione del GCC gli sceicchi dovranno essere abili a mediare tra tassi, cambi, sicurezza e strategia.
RDF
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