mercoledì 25 agosto 2010

Nazionalismi riuniti in Giappone

Come ogni anno il Giappone, in agosto, ricorda i propri caduti nelle celebrazioni al tempio di Yasukuni. Quest’anno si sono qui ritrovati, anche i rappresentanti delle principali organizzazioni nazionaliste e di estrema destra europee.
(fonte: Corriere della Sera) a cura di Roberto Di Ferdinando

1 commento:

Roberto ha detto...

Il tempio schintoista di Yasukuni, posto al centro di Tokyo, ogni hanno è pellegrinaggio di molti giapponesi e delle autorità politiche locali che vogliono ricordare, in particolare solennemente in agosto, alla vigilia della data della capitolazione Giapponese nell’ultimo conflitto mondiale, i propri connazionali militari caduti per la patria. Questo sacrario però da molti decenni, sempre nel periodo estivo, è al centro di accese polemiche, in particolare da parte del governo cinese che accusa Tokyo di inutili celebrazioni nazionaliste e provocatorie. Infatti, nel tempio sono sepolte anche le spoglie di 14 alti ufficiali giapponesi riconosciuti quali criminali di guerra per le loro azioni commesse durante l’occupazione della Cina e della Corea negli anni trenta e quaranta del secolo scorso. Non solo, sempre secondo i critici cinesi, il museo annesso al luogo sacro darebbe una versione di parte della storia del conflitto: giapponesi costretti ad attaccare gli USA, l’occupazione della Cina voluta dalle popolazioni locali. Ad aumentare le polemiche quest’anno la presenza alle celebrazioni di numerosi esponenti dei partiti nazionalisti europei, delegati alla “Conferenza internazionale delle organizzazioni patriottiche” che si è svolta in Giappone, ecco quindi i francesi del Fronte Nazionale, guidati da Le Pen, i britannici del Partito Nazionale con Adam Walker, gli austriaci del FPO capeggiati da Franz Obermayr, gli ungheresi con Krisztina Morvai, i franchisti spagnoli, i salazariani portoghesi, i nazionalisti belgi e rumeni; e a fare gli onori di casa , la Isuikai, la formazione nazionalistica giapponese, fondata nel 1972 da alcuni seguaci dello scrittore Yukio Mishima. Le dichiarazioni dei nazionalisti europei presenti a Yasukuni sono state: “Siamo qui ad onorare i caduti. Eroi che sono morti per il loro Paese. Giapponesi o di altre nazioni il rispetto è lo stesso. I criminali di guerra? Non ci sono solo tra gli sconfitti, ma anche tra i vincitori”.
Quest’anno, però, le autorità politiche giapponesi hanno evitato di presentarsi al sacrario per le celebrazioni, forse hanno ritenuto fuori luogo, in un momento in cui le tensioni tra le Coree sono aumentate, in cui gli USA sono ospiti sempre meno graditi nelle basi militari giapponesi e in cui la Cina minaccia la rimilitarizzazione di Taiwan, dare fuoco ad ulteriori polemiche. Alcuni analisti hanno giudicato tale scelta, invece, come, finalmente il Giappone stia effettuando una critica storica ed obiettiva della propria partecipazione al secondo conflitto mondiale, riconoscendo, come ha fatto nei decenni scorsi la Germania, le proprie responsabilità. Questo è vero, ma non dimentichiamo che il Giappone è anche l’unico Paese al mondo che ha subito un doppio attacco atomico; forse un po’ di senso di nazionalismo e di sensazione di accerchiamento gli può essere anche riconosciuto.
RDF