lunedì 1 dicembre 2008

Notizie dall’Asia: il rischio della quarta guerra tra India e Pakistan

a cura di Roberto Di Ferdinando

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Per i sanguinosi attentati di Mumbai, in India, inizialmente gli analisti avevano parlato della responsabilità e della oscura regia di Al Qaida, ma nelle ultime ore le indagini ed i particolari della vicenda, chiarendosi, sembrano, paradossalmente, determinare una maggiore confusione e meno certezze su chi effettivamente vi sia dietro.
Per molti infatti gli attentati sembrano essere stati mossi per portare in guerra, per la quarta volta, l’India ed il Pakistan, due dei molti paesi nella regione possessori di armamenti nucleari, e far così fallire la politica di forza che gli USA stanno cercando di imporre in Afghanistan. L’India infatti non ha accusato, pubblicamente, ma non ha nemmeno negato, sempre pubblicamente, che esistano delle responsabilità del Pakistan negli attentati di Mumbai.
Il Pakistan è quindi al centro dell’attenzione internazionale per vari motivi. Il nuovo Pakistan del premier Asif Ali Zardari, con la stretta assistenza del capo del potente esercito pakistano, Ashfaq Parvez Kayani, ha dimostrato, nei fatti, la propria collaborazione all’Occidente nella lotta, sul proprio territorio, ai fondamentalisti ed ai talebani. Il nuovo corso politico e di buoni intenti in Pakistan si è manifestato, dopo le dimissioni del precedente Presidente-Generale Musharraf, con la riforma e lo stretto controllo dell’ISI (Inter Services Intelligence), i servizi segreti pakistani, da oltre trent’anni accusati di svolgere attività di doppio gioco: collaborazione con l’Occidente, ma allo stesso tempo supporto ai talebani ed ad Al-Qaida per aumentare l’influenza pakistana in Afghanistan e destabilizzare l’India. Una prima epurazione dei servizi segreti pakistani era stata fatta nel 2001, dopo l’11 settembre, su richiesta USA a Musharraf. In quell’occasione, l’allora capo dell’ISI, il generale Memhood Ahmed, fu sostituito assieme a centinaia di suoi fedelissimi assistenti e collaboratori. Questo personale però non fu allontanato dall’agenzia segreta, fu invece reintegrato a livello locale, paradossalmente, a più diretto e stretto contatto con le tribù ed organizzazioni locali molto vicine ai talebani ed al terrorismo islamico. Non è quindi da escludere, anzi è probabile che proprio parte di questi servizi segreti pakistani sia dietro agli attentati in India.
Infatti spingere allo scontro tra Nuova Dehli ed Islamabad significherebbe indebolire il presidente moderato Zardari per così sostenere gli aiuti ai talebani ed ai movimenti che ruotono intorno alla rete terroristica integralista del Kashmir, il Lashkar-e-Taiba, il movimento creato dal vecchio ISI, che sembrerebbe essere l’organizzazione responsabile di aver fornito uomini e supporto ai raid terroristici in India. Eppure fino ad oggi tale organizzazione aveva condotto operazioni terroristiche, non utilizzando kamikaze, per non creare effetti di propaganda, bensì attacchi ad obiettivi militari al fine di mettere in crisi le forze di sicurezza indiane. Invece a Mumbai sembra esserci stato un cambiamento, colpendo difatti obiettivi occidentali, e spettacolarizzando il terrore. Un cambio di metodologia, forse un passo, terroristico, più avanzato, ancor più fatale, che complica la vicenda degli attentati indiani e, senza che se ne sentisse bisogno, rende ancor più instabile la zona asiatica.
RDF

Anonimo ha detto...

Il giornalista R. A. Segre, commentatore ed analista internazionale, sulle pagine de Il Giornale, in seguito agli attentati di Mumbai, ha indicato 5 questioni, tra le tanti, su cui politici e militari dovranno (dovrebbero) riflettere nelle prossime settimane. Nel testo virgolettato, qui sotto, riporto alcuni brani dell’articolo di Segre: “ 1- Il pericolo di una nuova guerra tra India e Pakistan nella quale il possesso dell’arma atomica dalle due parti appare, paradossalmente, come un elemento moderatore nella misura in cui crea un equilibrio di impotenza, mentre il rapporto demografico e di forza militare classica è in favore dell’India. 2 – […] nuovo tipo di scontro fra islam radicale e democrazia nella misura in cui l’India – coi suoi cento e più milioni di musulmani in casa e con l’occupazione conflittuale del Kashmir musulmano – si trasforma paradossalmente in un nuovo Israele. 3- La possibilità che questo nuovo scontro destabilizzi internamente ancor di più il fragile Pakistan, mosaico di etnie tenute assieme più dal conflitto con l’India che dalle istituzioni governative, e rinvigorisca l’elemento religioso. […] L’emergere al potere di un fondamentalismo islamico capace di mobilitare le masse alla comune difesa della ‘patria in pericolo’ significa che la ‘bomba islamica’ in possesso di Islamabad diventa per Israele più pericolosa di quella ancora inesistente nelle mani del regime radicalizzato dell’Iran […] “. La quarta e quinta questione suggerite da Segre, che mi permetto di riassumere, riguardano la prossima collaborazione militare di Israele con l’India, necessaria infatti, nonostante le congratulazioni israeliane al governo indiano sulla coraggiosa ed efficace azione militare contro i terroristi a Mumbai, le opinioni pubbliche israeliane e la stessa indiana hanno invece evidenziato le deficienze militari dell’India. La quinta questione riguarda l’organizzazione ebraica Chabad, il cui centro di Mumbai è stato assalito dai terroristi che hanno provocato la morte di 9 ebrei israeliani. Infatti l’organizzazione svolge attività educative e sociali ed ha una grande influenza nel mondo ebraico, in particolare in quello americano, divenendo però punto di riferimento ed assistenza, in tutto il mondo, anche per gli israeliani non religiosi. Tale organizzazione però rifiuta il dotarsi di sistemi, anche minimi, di sicurezza. Un problema in più per Gerusalemme che già deve proteggere i circa 40 mila israeliani che vivono nel continente asiatico.
RDF

Anonimo ha detto...

Per quello che ci dici pare che la questione ebraica nel contesto mediorientale abbracci ormai anche la lontana India. Pare che non ci sia nessun dubbio infatti che uno degli obiettivi principali dei terroristi pakistani sia stato proprio il centro Ebraico di Mumbai. Questo, a mio modestissimo avviso, conferma quello che negli ultimi cinquant'anni rimane il punto cruciale, ancora irrisolto, di tutta la questione mediorientale. La pace fra Israele e Stato Palestinese. Bisognerebbe che gli Stati Uniti del nuovo Presidente Obama, al quale tutti abbiamo affidato innumerevoli speranze, facesse un passo fortissimo in direzione della pace fra i due stati che si contendono quel fazzoletto di terra fra le rive del Giordano, il Mar Morto ed il Mediterraneo orientale. Se la pace fra Israele e Palestina venisse finalmente siglata, gli arabi avrebbero meno frecce al loro arco con la conseguenza che la tanto sognata ed immaginata "nazione araba", al di là di ogni confine convenzionale tracciato sulle carte geografiche, dovrebbe guadagnarsi la legittimità morale nei confronti dell'Occidente espungendo definitivamente la questione palestinese. A questo punto, forse, potremmo parlare di come risolvere gli ultimi conflitti nati all'indomani della decolonizzazione, o nel secondo dopoguerra, di cui anche il conflitto indo pakistano ne rappresenta una delle ultime, irrisolte appendici.
FDL