domenica 28 dicembre 2008

Notizie dal Medio Oriente: ancora sangue

Finita la tregua torna la guerra in Medio Oriente

a cura di Roberto Di Ferdinando

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Dopo che il 19 dicembre Hamas ha rotto il periodo di calma con Israele, che durava da circa sei mesi, ed ha ripreso a lanciare missili verso gli insediamenti civili israeliani (si conta il lancio di circa 200 tra razzi e missili da parte della milizia palestinese), il governo israeliano ha deciso, ieri, di rispondere con la forza militare. La durissima offensiva di Gerusalemme ha colpito Gaza dal cielo, bombardando il porto, le caserme di polizia e le sedi di sicurezza di Hamas, obiettivo israeliano anche la parte meridionale della Striscia di Gaza. Hamas, come ogni volta che c’è un appuntamento importante nella regione (elezioni israeliane di febbraio), ha volutamente rotto la calma per cercare di ricoprire una propria posizione più forte da giocare nei rapporti con i suoi, con il governo palestinese, e con il governo israeliano oggi debole in quanto in esaurimento date le prossime elezioni politiche. Hamas sembra però aver sottovalutato la reazione israeliana e non le basterà l’appello alla pace fatto dalla comunità internazionale per evitare un nuovo isolamento. Infatti Israele da tempo aveva annunciato che avrebbe risposto ad attacchi dei miliziani di Hamas, come poi ha fatto, con un’azione militare di larga scala, per arrivare ad un totale cessate il fuoco, e ridimensionando Hamas colpendo i suoi capi. Israele sembra quindi pronto ad un intervento militare, che non prevederà l’occupazione di Gaza, da cui si è ritirato felicemente da tempo, ma che mira a disarmare i miliziani palestinesi. Tale operazione sembra avere l’appoggio tacito di altri paesi arabi. Prima di agire infatti Gerusalemme avrebbe avuto il tacito accordo dell’Egitto, a cui non dispiace che Hamas subisca un ridimensionamento, dato lo stretto legame che ha con i Fratelli Musulmani che in Egitto sono i più grandi oppositori del presidente Mubarak, gli stessi motivi sarebbero anche al via libera concesso dalla Giordania all’operazione israeliana, che non è stata vista male nemmeno dal moderato palestinese Abu Mazen, da sempre avversario e nemico dei miliziani di Hamas; infine anche l’Arabia Saudita è stata sempre critica contro Hamas accusata dagli sceicchi petrolieri di essere troppo vicina all’Iran. A conferma di tutto ciò in queste ore stanno emergendo delle indiscrezioni da fonti arabi, secondo le quali il ministro degli esteri israeliano, Tzipi Livni, avrebbe avuto contatti, nei giorni scorsi, con il capo dell’intelligence egiziana, Amro Suleiman, informandolo del prossimo attacco israeliano, al fine anche di comunicare alle varie capitali arabe di fare pressioni su Hamas perché accettasse una tregua senza condizioni. Sempre secondo tali fonti i paesi arabi avrebbero chiesto a Israele, di non colpire i civili, ma solo obiettivi di Hamas e militari. Se queste informazioni fossero confermate, ancora una volta Hamas avrebbe fallito la propria strategia, condannando i palestinesi inermi ad ulteriori sofferenze.
RDF

Anonimo ha detto...

Rimane sempre aperto il problema di quello che sarà il dopo. Se anche Gerusalemme dovesse arrivare ad avere ragione di Hamas, cosa assai probabile, ma ad un prezzo altissimo in termini di vite umane, non ci è molto chiaro su quello che sarà il futuro dei due stati. Quello che sarebbe interessante capire è se alla fine (ma quando?) le due entità che si fronteggiano da circa sessant'anni riusciranno a convivere dignitosamente. A giudicare dalla sproporzione di forze messe in campo tutto questo parrebbe difficile. Perchè in fondo il Palestinesi riescono sempre a passare come il popolo vessato o quelle al quale è stato tolto tutto, mentre Israele oggi è ritenuto, neppure troppo ingiustamente il moderno Golia. D'altra parte la sproporzione delle forze in campo, è troppo sbilanciata a favore degli israeliani e le immagini che scorrono davanti alle TV di tutto il pianeta, non fanno altro che consegnare emotivamente la patente di popolo vessato ai palestinesi e, in questo caso, ad Hamas. Ci sono molte cose che gli occidentali, dunque noi, rifiutiamo di ricordare a tutti quelli che si occupano di queste cose e pure ai lettori o interessati alle vicende internazionali. Intanto che Hamas pare aver vinto le prime elezioni libere che si sono tenute nei territori palestinesi. Se siamo noi i paladini della democrazia dovremmo accettare di avere a che fare anche con governi che non ci piacciono ma che sono stati regolarmente eletti dai propri cittadini. Ma questo non lo dice quasi più nessuno. Si dice solo che sono un'accozzaglia di terroristi. Questo potrebbe anche essere, ma sono anche l'espressione di una parte di popolazione, maggioritaria, che ha conferito ad un gruppo dirigente un mandato governativo. Allora la maggioranza dei palestinesi sarebbe solo costituita da terroristi e dunque sarebbe giusta o giustificabile una guerra totale contro tutti i palestinesi, anche i civili, rei di aver dato il mandato governativo ai terroristi di Hamas. A parte questo poi bisognerebbe anche capire in realtà come verranno sistemate le cose in Medio Oriente. Forse è un discorso molto lungo e complesso che inevitabilmente ci sfugge. Ma se Hamas è oggi il titolare dell'azione di governo nella Striscia di Gaza e degli altri territori palestinesi (Cisgiordania) bisognerà contrattare con questo governo. Quando in Italia venne affermato questo semplice concetto dall'allora ex ministro degli esteri D'Alema, il ministro è stato accusato di essere un fiancheggiatore di terroristi. L'Occidente non può sempre scegliere i governi che vuole o imporli con la forza, sbandierando quei principi che poi inevitabilmente ama disattendere, quando questo gli fa comodo. Meglio sarebbe allora non essere ipocriti e meglio forse sarebbe il tornare a parlare in termini di potenza. Così almeno non avremmo paraventi più o meno ufficiali dietro i quali nascondersi. Ma questo richiederebbe un'assunzione diretta di responsabilità. Responsabilità che solo pochi paesi europei sarebbero in grado di prendersi. Il nostro meno che mai. Responsabilità che comunque gli europei hanno deciso di consegnare ormai all'unica potenza mondiale rimasta sul pianeta, in attesa che l'avvento delle nuove potenze orientali ci costringa forzatamente a cambiare idea.
Francesco Della Lunga