venerdì 22 agosto 2008

Notizie dall’Europa dell’Est: il conflitto Russia-Georgia, il diritto internazionale ancora una volta travolto.

a cura di Roberto Di Ferdinando

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Nel conflitto Russia-Georgia gli analisti hanno cercato di dirci tutto. Sulle cause del conflitto: questione petrolifera, questione dei condotti energetici, sentimento di accerchiamento che sta percependo la Russia, allargamento verso est della NATO voluto dagli USA, mancata tutela delle minoranze etniche locali in seguito al disfacimento dell’URSS, ecc…; e sui possibili scenari futuri: allargamento del conflitto alle vicine repubbliche caucasiche, attacco occidentale all’Iran, crisi petrolifera, Medio Oriente infiammato (questa non sarebbe una novità), ecc… Gli stessi analisti non hanno però evidenziato con forza un aspetto di questo conflitto guerreggiato; cioè che la Russia ha volutamente violato, per dimostrare al mondo la propria forza e desiderio di menare le mani, la sovranità di un paese, invadendone parte del territorio, e che ha bombardato, arrecando morte e danni, un paese vicino e sovrano. La Russia ha giustificato tale azione indicando che il suo intervento si rendeva necessario per tutelare la popolazione dell’Ossezia del Sud, il 90% è infatti di origine russa, dalle violenze e pulizie etniche georgiane. Al di là del fatto che è del tutto da dimostrare le violenze contro la popolazione di origine russa che vive in Ossezia del Sud, bisogna ricordare che tale popolazione è comunque di nazionalità georgiana e l’Ossezia meridionale è una regione, storicamente vicina a Mosca, ma comunque appartenente allo stato sovrano della Georgia. La Russia di fatto ha commesso un atto che viola il diritto internazionale. Certamente molti potranno dire che non sarebbe una novità, lo fece la NATO, su volere dell’amministrazione Clinton, nel 1999, attaccando la Serbia ed occupando il Kosovo per motivi umanitari, e lo hanno fatto gli USA in Iraq, nella lotta dichiarata al terrorismo internazionale. Sinceramente ritengo differenti le ultime situazioni citate da quanto accaduto nell’Ossezia meridionale, ma se ci atteniamo al diritto internazionale, il principio di sovranità di uno stato è stato sempre, allora come adesso, violato. La Russia quindi è in difetto. Nessuna capitale occidentale ha però fatto notare la grave violazione di Mosca, le diplomazie hanno invitato le parti ad una conciliazione, ma la Georgia è stata attaccata, la Russia andava invece accusata ufficialmente della violazione e punita. Basta cedere dinanzi all’arroganza di paesi dittatoriali. Ma purtroppo ancora una volta gli interessi economici, commerciali ed energetici che legano l’Occidente e la Russia hanno dettato le pacate scelte diplomatiche e politiche della Vecchia Europa e degli USA. Anche il nostro governo non ha avuto il coraggio di condannare apertamente Mosca, anzi, il premier Berlusconi, ha contattato l’amico Putin chiedendogli di avviare un tavolo di pace, mentre il Ministro degli Esteri, Frattini, di vecchia scuola democristiana, non ha avuto difficoltà a lanciare un diplomatico appello di pace ai contendenti. Il tutto appare molto pilatesco.
A rendere più complessa la situazione caucasica è anche il nefasto precedente del riconoscimento dell’indipendenza del Kossovo nell’autunno scorso, voluto, contro ogni rispetto del Diritto Internazionale e dinanzi all’ostilità della Russia, dalla comunità internazionale.
Ovviamente tralasciamo di commentare l’ennesimo fallimento dell’UE che ancora una volta si è fatta travolgere dai fatti senza riuscire ad instaurare un via diplomatica e di politica internazionale unica, decisa e seria. Si è mosso infatti solo il presidente Sarkozy, in quanto presidente del semestre europeo, ed unico leader continentale ad essere allergico al politichese di Bruxelles. Egli infatti ha messo su un tavolo un piano di tregua e conciliazione tra le parti, piano però che non ha riscontrato il favore degli altri governi europei, che, preoccupati di perdere le loro posizioni commerciali con la Russia, hanno posto delle obiezioni al piano francese continuando ad avere un atteggiamento conciliante con Mosca.
Ancora una volta il Vecchio Continente accetta la prepotenza dei nuovi ricchi. Dopo aver sorvolato, nei fatti, alle violenze cinesi in Tibet, oggi, le capitali europee, impaurite, permettono che Mosca occupi militarmente la Georgia, dove è tuttora ancora presente, e minacci, boriosamente, anche con il ricorso alla forza militare, tutti gli Stati sovrani, a lei confinanti, qualora accettassero di avvicinarsi all’Occidente.
Infine ridiamo, il pianto lo lasciamo per le cose serie, di fronte ai professionisti del pacifismo, sempre pronti a manifestare contro qualsiasi azione targata USA, ma distratti quando le minacce, e quelle vere, provengono da pericolosi paesi non democratici. Comunque alcuni di essi non si sono lasciati sfuggire l’occasione per additare il malefico Bush, quale responsabile principale anche della crisi caucasica: fantastica battuta.
RDF

Anonimo ha detto...

Caro Roberto, spendo volentieri qualche parola per commentare alcuni degli spunti che emergono dal tuo commento. Inizierei dal "malefico Bush" e direi qualcosa sulla sinistra pacifista. Il "malefico Bush" è tale perchè, volente o nolente, rappresenta la Potenza Mondiale che ha tracciato, con la propria forza, tutta la politica internazionale del Novecento. Ma mentre un tempo vi erano due imperi che si contrapponevano, con le sempre più piccole potenze europee ed i paesi che, pur dichiarandosi non allineati, erano più vicini all'orbita sovietica per una ragione assai semplice, e cioè che l'Urss non aveva colonizzato i loro paesi mentre l'Europa, madre degli Stati Uniti si, oggi ne rimane una sola, sempre più potente e sempre più timorosa dell'ascesa della Cina, promossa a pieno titolo da Washington come potenza meritevole di entrare nel WTO e permettere alle merci americane ed europee di entrare in quell'immenso mercato e come partner commerciale tout court. Dall'altro, come ogni potenza imperiale degli ultimi secoli, timorosa che gli sfugga il pallino del gioco dalle mani e per questo sempre più propensa ad avvicinarsi alle frontiere terrestri dell'ex nemico con il dispositivo militare, direttamente con le basi nelle ex repubbliche sovietiche ed indirettamente con la NATO (vedi intervento in Afghanistan). Gli Stati Uniti sono i protagonisti, ancora una volta, della politica internazionale e lo sono sia da un punto di vista politico che militare. Non è infatti possibile ambire a governare il mondo senza un dispositivo militare che possa rappresentarne il braccio operativo. Per questa ragione, a mio personalissimo avviso, molti "sinistrorsi" non amano più gli Stati Uniti perchè sono visti come un unico attore che partecipa ad un gioco in cui non può non risultare come unico vincitore. Il "pacifismo", in questo momento, appare essere soltanto un armamentario ideologico sempre più scarico ed inefficace, usato solamente per una specifica connotazione, di quella "sinistra" appunto. Quanto alla violazione del diritto internazionale, è presumibile che continueremo a vederne altre, con l'Europa ancora impotente ed incapace di assurgere ad un ruolo di rilievo. Per mitigare la presenza USA nel mondo, bisognerebbe che l'Europa, una volta pagato il tributo agli USA per la cacciata del nazifascismo dal proprio territorio, pagato con pesanti interessi, dopo più di sessant'anni da quegli eventi, facesse l'ultimo atto lungimirante, iniziato con la costruzione dell'UE, rinunciando alle inutili politiche estere nazionali. Poi si dovrebbe passare a sganciare il dispositivo militare europeo dalla Nato, creandone uno nuovo, pur rimanendo nell'alleanza, ma rinegoziandone le condizioni, proprio come De Gaulle pensava, più di quarant'anni fa. Solo in questa condizione l'Europa potrebbe tornare ad assumersi quelle responsabilità che assai comodamente, ha lasciato a Washington. Poichè questa è solo un'utopia, ci toccherà osservare le mosse USA volte a controllare Pechino, il nuovo confronto con la Russia, con la rinnovata sindrome dell'accerchiamento, con i leader europei pronti, ancora una volta, per quieto vivere, a far digerire decisioni prese a Washington ai propri cittadini. Finchè questo non comporterà problemi di sicurezza, nessuno protesterà, sperando di poter andare avanti all'infinito, con la decisione di non decidere.
Francesco Della Lunga

Anonimo ha detto...

La mia critica rivolta ad una parte del movimento pacifista riguarda, non il giudizio negativo che essa ha sull’amministrazione Bush (giudizio lecito, comprensibile, ma personalmente, non condivisibile), bensì sul suo totale silenzio nei confronti della politica della Russia di queste ultime settimane. Infatti la Russia ha invaso un paese sovrano, ha utilizzato la forza militare, ha causato morti, feriti e distruzioni, ha deriso le decisioni delle istituzioni internazionali, ha riconosciuto l’indipendenza di regioni georgiane, ha minacciato di ripercussioni commerciali, economiche, senza escludere perfino il ricorso alla forza militare, la Polonia e le Repubbliche Baltiche, ree, secondo Mosca, di aver scelto ormai l’Occidente come fedele alleato. Così la Russia si sta comportando da potenza imperialista o neo-colonialista, le stesse accuse che i radical-chic pacifisti rivolgono da anni agli USA. Eppure nessuno di loro quest’estate, di fronte alla violenza verbale e militare della Russia ha esposto le bandiere pluri-colorate inneggianti alla pace, non ci sono stati manifestazioni di protesta di fronte alle rappresentanze diplomatiche russe in Italia, sono mancati gli appelli sottoscritti dagli intellettuali progressisti per boicottare politicamente, commercialmente e culturalmente Mosca, non abbiamo visto migliaia di italiani scendere in piazza per protestare contro i russi, come fino ad ieri avevano fatto contro le “invasioni” amerikane. Dinanzi a tutto questo silenzio mi sorge il dubbio che i professionisti del pacifismo abbiano fino ad oggi solamente condotto un pacifismo fazioso, ideologicamente sospinto dall’atavico anti-americanismo; pertanto un’inutile pacifismo.
Ovviamente la mia preoccupazione non è il passato, presente e futuro del pacifismo, ma la politica boriosa e militarista della Russia, un paese non-democratico, che non ha mai conosciuto nella sua storia neanche un quarto d’ora di democrazia, e che oggi non ha alcun interesse e voglia a rispettare qualsiasi principio fondamentale di diritto internazionale e di civile convivenza.
Una piccola osservazione: questa politica russa da neo guerra fredda spingerà gli USA, per sentirsi più sicuri, alle prossime elezioni presidenziali, a votare in massa il candidato repubblicano McCain, invece di quello democratico, Obama, il candidato preferito dai nostri radical-chic pacifisti.
RDF

Anonimo ha detto...

Ma la Russia ha risposto ad un'aggressione (se possiamo definirla tale), da parte del giovane e poco ragionevole presidente Saakashvili che avrebbe (secondo fonti autorevoli, fra cui cito anche un giornalista o studioso, Marek Halter, su Repubblica del passato 18 agosto 2008) attaccato le truppe russe presenti nel paese sin dal 1992, all'epoca della prima guerra per l'indipendenza del paese, e rimaste su quel suolo su mandato delle Nazioni Unite. Il giovane presidente georgiano, avrebbe tirato la corda proprio sperando che l'Occidente, ed in particolar modo gli Stati Uniti di Bush, lo avrebbero spalleggiato. A parte che sarebbe interessante fare una piccola riflessione su chi è avvantaggiato dalla nuova tensione che si è scatenata in seguito a questo episodio circoscritto, chi l'ha provocata e con quali intenti, torniamo un attimo alla Russia. Non si vuole qui difendere la politica di Mosca, politica che è l'espressione di un paese autoritario che non ha mai conosciuto la democrazia, proprio come dici tu, negli ultimi cento anni (ma è opportuno che noi andiamo ad "esportarla" anche in Russia? Siamo davvero così moralmente superiori a tutti gli altri paesi e culture con il mandato universale di imporre i nostri codici, civili e morali, a tutti quelli che non li hanno? E chi ci dà questo mandato? Chi lo dà agli Stati Uniti? Meglio non formulare altre domande che sarebbero prive di risposte sincere). Un paese nei confronti del quale il nostro Paese è disposto a chiudere tutti gli occhi davanti al signor ex Presidente della Repubblica Russa ed attuale Primo Ministro o carica simile, comunque pletorica, visto che il Presidente, poichè sempre di Presidente si tratta, non può essere che Lui, il "democratico" Putin, apprezzato anche dal nostro Presidente in carica che lo reputa suo grande amico. La sinistra pacifista non si straccerà certo le vesti di fronte alle risposte sovietiche che sono in questo caso una risposta ad un'altra aggressione che segue una prima aggressione, quella ex sovietica ai danni della ex Repubblica socialista della Giorgia, ma neppure il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano si strappa le vesti per condannare la risposta del suo amico Putin, il quale è stato indubbiamente provocato. Non c'è nè destra nè sinistra in questo scontro, se vogliamo portare la questione all'interno del nostro Paese, c'è solo una constatazione di interesse personale di un soggetto, che per la posizione che riveste la tramuta inevitabilmente in linea di politica estera di un paese, l'interesse di un soggetto assai screditato agli occhi di molti europei (non certo gli italiani che l'hanno votato ed acclamato in massa) che si rifà la faccia non solo con artifizi cosmetici ma anche con l'amicizia, o supposta tale, con personaggi che richiederebbero maggior cautela, nel maneggiarli. Ma questa è l'Italia di oggi, con i pacifisti unilateralisti, con i governanti altrettanto unilateralisti, con l'opinione pubblica assente e silenziosa, con la destra che si scambia per sinistra ed altre amenità del genere. Tornando all'estero, e rimanendo per un attimo sulla questione georgiana, Saakashvili è la vittima predestinata di un gioco molto più importante della sua piccola repubblica: quello fra l'orgoglio russo, che probabilmente non genererà ulteriori danni, e la potenza americana, in procinto di avvicinarsi, con le basi militari e le sue navi da guerra, all'ultimo lembo di territorio da conquistare, da sempre desiderato, la Cina, prima di rivolgere lo sguardo su altri continenti, attualmente spettatori della politica mondiale di Washington. Ma questa è un'altra storia e noi probabilmente non potremo vederla.
Francesco

Anonimo ha detto...

Per dovere di cronaca, visto che l'ho citato: Marek Halter è un poeta e scrittore polacco. In Italia ha recentemente pubblicato un volume, per Spirali, intitolato "La mia ira". Ha scritto romanzi anche sul Caucaso, ed in particolare sulla vicenda dei Khazars, un gruppo di nomadi turchi stabilitisi nel Caucaso e convertiti al giudaismo. Per un suo breve profilo si veda: http://en.wikipedia.org/wiki/Marek_Halter .
Francesco Della Lunga