mercoledì 11 giugno 2008

Notizie dal Mondo: le relazioni tra terrorismo internazionale e quello nazionale

Riporto nel commento “virgolettato” alcuni brani dell’articolo a firma di Massimo Introvigne, pubblicato sul settimanale Il Domenicale del 31 maggio 2008, nel quale si avanzano alcune interessanti considerazioni, poco pubblicizzate dai principali organi di informazione, sulle possibili relazioni tra terrorismo internazionale e quello nazionale, agevolato anche dall’intermediazione dei servizi segreti di alcuni paesi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Riporto nel testo “virgolettato” alcuni brani dell’articolo a firma di Massimo Introvigne, pubblicato sul settimanale Il Domenicale del 31 maggio 2008, nel quale si avanzano alcune interessanti considerazioni, poco pubblicizzate dai principali organi di informazione, sulle possibili relazioni tra terrorismo internazionale e quello nazionale, agevolato anche dall’intermediazione dei servizi segreti di alcuni paesi.
L’articolo prende spunto dall’analisi del nuovo libro del sociologo, già portavoce dei Verdi e sottosegretario alla Giustizia del Governo Prodi, Luigi Manconi, il cui titolo è “Terroristi italiani. Le Brigate Rosse e la guerra totale, 1970-2008 (Mondatori, Milano, 2008)”. Introvigne, nell’analisi sulla possibile relazione ed accordo tra terrorismo internazionale e quelli nazionali o locali, cita un ulteriore testo, duramente antiamericano, del sociologo Olivier Roy, “Le Croissant et le Chaos (Hachette, Parigi, 2007)”. Riporto qui alcuni brani dell’articolo di Introvigne: “In particolare Roy sottolinea due aspetti. Il primo è il ruolo dei servizi iraniani nel pescare nel torbido anche nelle più sgangherate cellule fai-da-te che operano in Occidente, e il fatto che i servizi venezuelani siano ormai legati a filo doppio a quelli iraniani. La questione […] se servizi stranieri abbiano avuto un ruolo importante o meno nella storia delle BR degli anni Settanta del secolo scorso è totalmente separata da quella se i servizi del Venezuela, tramite associazioni di difesa o anti-imperailiste che inneggiano a Chavez, ovvero i servizi iraniani, direttamente o tramite Hezbollah, siano in grado oggi di entrare in contatto con aree insurrezionaliste marxiste in Italica o altrove. Anche se uno crede che le BR nel 1978 non avessero niente a che fare con il KGB, non ha per questo risolto la questione di che cosa farebbero le BR nel 2008, qualora arrivassero loro delle offerte di collaborazione da parte dei servizi venezuelani o di Hezbollah, nel quadro di un gioco le cui fila sono mosse da Teheran.
II secondo aspetto sollevato da Roy è lo scontro interno avvenuto qualche anno fa in Al-Qaida fra i puristi di Abu Musab al-Zarqawi che non volevano collaborare se non con puri sanniti di scuola hanbalita […] e i pragmatici guidati dallo stesso Osama bin Laden, disposto invece a collaborare sia con gli sciiti (e con i servizi iraniani) sia con la criminalità comune internazionale e i terroristi non islamici quando gli servivano. Chi ha vinto è chiaro: al-Zarqawi è stato impacchettato e consegnato, sostanzialmente, agli americani da Bin Laden. […] La domanda da porsi è: quali organizzazioni terroristiche o criminali non sunnite o anche non islamiche Al Qaida utilizza oggi per perseguire i propri scopi? La risposta è: quelle che esistono, e quelle che gli servono […]prescindendo da ogni considerazione ideologica o religiosa. Se Al-Qaida non si servirà delle BR, qualora volesse agire in modo più incisivo di quanto ha fatto finora in Italia, questo non avverrà come pensa Manconi, perché le BR sono composte da infedeli atei e marxisti, ma perché avrà concluso che le attuali BR sono troppo minuscole e sgangherate per interessare a un’organizzazione (come riconosce Manconi) ben altrimenti efficace com’è quella di Bin Laden. Se invece le BR, pure ridotte nel numero dei militanti, dovessero raggiungere un livello di efficacia operativa tale da poter essere un partner interessante per Al Qaida, il loro marxismo non sarà un problema.”
RDF