lunedì 16 giugno 2008

Notizie dagli USA: una nuova "pistola fumante" per George W. Bush

Rinvenuti in Svizzera i piani per nuove armi nucleari progettate dal padre della bomba atomica pachistana, Abdul Quadeer Khan. Una nuova "pistola fumante" per gli Stati Uniti?

1 commento:

Unknown ha detto...

I giornali di tutto il mondo riportano una notizia del New York Times secondo cui il padre della bomba atomica pachistana, Abdul Quadeer Khan sarebbe stato il padre di alcuni progetti di ordigni nucleari scoperti in Svizzera su alcuni computer che appartenevano allo scienziato pachistano. Per gli USA questi piani sarebbero destinati all’odiata repubblica degli Ayatollah e di Mahmud Ahmadinejad. Abbiamo commentato proprio pochi giorni fa la notizia proveniente dal Senato della più grande democrazia del mondo che ha dichiarato, ancora una volta, se ce ne fosse stato bisogno, che la prima e per ora unica “pistola fumante” che aveva reso possibile l’impossibile vittoria di Washington in Iraq, era in realtà un documento creato a tavolino ed usato per blandire l’opinione pubblica statunitense e gli alleati europei che avrebbero dovuto appoggiare, senza se e senza ma, l’intervento militare voluto dai falchi del Dipartimento di Stato. Oggi Bush, che sta per chiudere il suo secondo mandato, pare non poter fare a meno di scovare altre pistole più o meno fumanti. Non è possibile sapere se anche questa sarà una pistola finta, come la prima. Le pressioni che Washington sta facendo per indurre Teheran ad abbandonare l’opzione nucleare sono sempre più forti. Il problema è che nessun osservatore neutrale, al di fuori dai grandi giochi di politica internazionale può sapere dove sta la realtà. Se cioè l’Iran sta costruendo una bomba nucleare per minacciare Israele ed il mondo occidentale, se le sparate di Ahmadinejad sono l’ennesimo bluff di una potenza regionale forte, ma pur sempre stretta da un nucleo di stati non certo amici, se, come nel caso di Saddam si tratta di millanterie che cercano di coprire un governo, quello iraniano, sempre più isolato e debole, anche al proprio interno. Non si riesce e forse non riusciremo mai a sapere se gli Stati Uniti sono in possesso di prove certe e probabilmente la fiducia verso Washington è sempre più mal riposta, se si ripensa a come i servizi americani sono riusciti ad entrare a Baghdad. Dovremo ancora e comunque accettare le decisioni di Bush, o forse di Obama, se vincerà le elezioni, ed osservare la seconda imminente “guerra preventiva” con il rischio di una destabilizzazione infinita della regione, con il prezzo del petrolio sempre più alto, con le economie europee strozzate ed in perenne recessione. Potrebbero essere i prodromi della destrutturazione e distruzione definitiva dell’Unione Europea, della fine dell’emigrazione, della chiusura delle frontiere, del rinchiudersi in se stessi. Il fallimento di un’intera politica europea di pace e prosperità che ha abbracciato gli ultimi sessant’anni. Pare che gli USA, a differenza dei suoi storici alleati, cioè i sudditi di Sua Maestà Britannica, non possano cedere a posizioni interlocutorie, a posizioni ritenute deboli, insomma a quell’”appeasement” che nel 1938 consegnò la Cecoslovacchia alla Germania di Hitler ed aprì le porte alla Seconda Guerra Mondiale. Per evitare una guerra, occorrerà farne un’altra, si potrebbe dire. Gli storici potrebbero rubricare la guerra in Iraq, la seconda del Golfo, come la Prima Guerra Preventiva. Quella all’Iran potrebbe diventare la seconda. Dalle guerre convenzionali alle guerre preventive convenzionali. Con gli studiosi di diritto internazionale pronti a rivedere le norme nate dopo la distruzione dell’Europa nel 1945 con la nascita dell’ONU, organo sempre più pletorico, e delle consuetudini che reggono questa branca del diritto, affascinante quanto fragile. Il tutto con la dissoluzione dell’UE ed il ritorno degli stati nazionali.
FDL