sabato 5 aprile 2008

Africa: la speranza proviene dallo Zimbabwe

4 commenti:

Unknown ha detto...

Le notizie che provengono dallo Zimbabwe sembrano dare speranze a tutto il continente africano. Infatti, nonostante oggi, a circa dieci giorni da loro svolgimento, non si sappiano ancora i dati definitivi delle elezioni parlamentari e presidenziali nello Zimbabwe, è ormai certa la vittoria morale e nei numeri dei partiti oppositori al despota Robert Mugabe. Le ultime notizie parlano della possibilità di un ballottaggio, che potrebbe ancora tenere legato al potere Mugabe, ma è indubbio che anche per il vecchio leone sia giunta la fine politica. Mugabe infatti guida il paese da oltre trent’anni. Nel 1980 aveva traghettato il proprio paese verso l’indipendenza dalla Gran Bretagna, il prolungato rapporto di dipendenza con Londra aveva comunque garantito al paese africano un notevole sviluppo di infrastrutture ed agricolo, permettendogli un livello di benessere oltre la media del continente. Non solo, molti britannici ed occidentali, anche dopo l’indipendenza, erano rimasti nello Zimbabwe continuando a gestire le loro grandi proprietà terriere contribuendo con le proprie conoscenze e risorse economiche a tenere alta la produzione agricola del paese. Ma sull’inizio degli anni novanta, Mugabe, per rafforzare il proprio potere, che si faceva sempre più accentratore e illiberale, iniziò ad effettuare riforme economiche ed agrarie sempre più scellerate. Numerosi furono le espropriazioni, senza indennizzi, delle proprietà terriere dei bianchi, per concederle invece a notabili o rais locali che appoggiavano il governo di Mugabe. Il paese lentamente cadeva in una grave crisi economica (svalutazione della moneta locale, altissima inflazione e recessione), di cui tutt’oggi soffre. Mugabe grazie alla violenta repressione riuscì a fortificare il proprio potere, e la riduzione sempre più delle libertà e dei diritti civili e politici gli garantì di confermarsi, fino ad oggi, grazie ad elezioni farsa, presidente. Ma nell’ultima tornata elettorale il paese, nonostante le violenze, le intimidazioni ed i brogli governativi, si è riversato nei seggi ed ha votato contro il vecchio leone. Ciò che deve essere sottolineato è che, almeno ad oggi, la sconfitta di Mugabe è avvenuta esclusivamente tramite un passaggio democratico, cioè attraverso le elezioni, senza nessun spargimento di sangue. Forse fino ad un mese fa non lo avremmo detto, ma oggi il popolo dello Zimbabwe può rappresentare un esempio ed una speranza per tutte quelle popolazioni, africane, ma anche di altri continenti, che soffrono condizioni di insufficienza democratica. Non sempre si può esportare la democrazia, ma in ogni paese i cittadini la devono sempre perseguire, senza mai darsi per vinti.
RDF

Unknown ha detto...

Sarà interessante osservare come si svilupperanno le vicende politiche nella capitale dopo il ballottaggio che, come tutti gli osservatori non perdono di segnalare, dovrebbe perdere. Certamente la situazione politica è ingarbugliata: da un lato i sostenitori di Mugabe, i notabili e gran parte dell'esercito che spinge per garantire a lui ed a loro stessi una via di uscita senza grossi danni, cercando di accordarsi con i probabili vincitori, il partito di Tsvangirai. Dall'altro il tentativo di intorbidire ancora di più le acque, addossando ai sostenitori dell'attuale leader dell'opposizione di riconsegnare le terre ai bianchi, terre che erano state espropriate da Mugabe circa otto anni fa. I militari sostengono che una vittoria di Tsvangirai riconsegnerebbe il potere ai bianchi, vanificando la lotta anticolonialista condotta da Mugabe. Dall'altro Tsvangirai pare propenso ad accettare un compromesso per impedire che il sangue scorra per le strade della capitale e nelle farmers. Gli ultimi proprietari terrieri bianchi stanno iniziando a cedere, proprio quando il nuovo governo, se fosse davvero Tsvangirai a prevalere, non cessa di fornire garanzie. Anche i pochissimi italiani che erano ancora presenti in Zimbabwe stanno rimpatriando. Vedremo se il nuovo Zimbabwe di Tsvangirai saprà garantire la sicurezza di tutti, anche degli attuali governanti. Indubbiamente le elezioni in questo lembo di Africa rappresentano sempre il momento più alto dove si afferma una classe politica ed un governo. Ma il rito elettorale deve essere patrimonio delle elite africane, senza imposizioni dall'esterno. Da questo punto di vista, non ci pare idoneo proporre esportazioni improbabili di democrazia. I popoli di tutto il mondo, e soprattutto quelli africani, dovranno emanciparsi da soli, senza bisogno dell'intervento occidentale che, lungi dall'essere disinteressato, provocherebbe ulteriori guasti e distruzioni. I popoli dovrebbero potersi autodeterminare, non essere determinati. FDL

Unknown ha detto...

Ancora confusa la situazione politica ad Harare. Mugabe sta cercando di arrivare al ballottaggio mentre Tsvangirai ha dichiarato di aver vinto ufficialmente le elezioni con oltre il 50% dei suffragi. Ma il responso della commissione elettorale tarda ad arrivare e così Mugabe afferma la necessità di arrivare al ballottaggio mentre il suo oppositore sostiene che la lentezza della commissione sarebbe dovuta alle pressioni dell'ultimo autocrate africano. Così, l'offerta di Tsvangirai di indurre Mugabe a lasciare il potere in cambio dell'impunità, pare essere in questo momento priva di seguito. Il paese rischia sempre più la guerra civile. La mediazione del governo sudafricano, l'unico che avrebbe ancora un peso per Mugabe, appare in un vicolo cieco. Le ultime elezioni democratiche sembrano aver portato alcuni paesi africani verso la guerra civile. Il caso dello Zimbabwe è l'ultimo in ordine di tempo. Quello del Kenia, già commentato da RI, il penultimo. Anche a Nairobi sembra sempre più fragile la tregua che avrebbe portato ad un governo di riconciliazione nazionale. FDL

Anonimo ha detto...

Il Sudafrica ha deciso di schierarsi a favore di Robert Mugabe. In un incontro avuto con il presidente uscente, Thabo Mbeki non ha parlato di ballottaggio ma ha fatto capire che la situazione in Zimbabwe è assolutamente normale. Il Sudafrica che esprime un governo democratico pare essere vicino ad un governo autoritario. Probabilmente, l'appartenenza ai partiti indipendentisti o comunque a coloro che erano contro la presenza dei bianchi al potere ha fatto la differenza. Nel paese non si parla più di eventuali ballottaggi, smentiti tutti i giorni da Mugabe, ma l'aria per l'opposizione che aveva vinto le elezioni rischia di diventare irrespirabile. Si teme una nuova ondata di violenza, anche a danno dei pochi proprietari bianchi rimasti nel paese.
FDL