Si potrebbe pensare subito alle periodiche guerre che sono
in corso in questo spicchio d’Africa Orientale di cui spesso abbiamo parlato.
In realtà questa volta cambiamo totalmente scenario. La notizia è apparsa pochi
giorni fa sul quotidiano online “MeteoWeb” e firmata da Daniele Infemi (se
volete vedere alcune foto è possibile cliccare sul link http://www.meteoweb.eu/2012/05/continua-ad-allargarsi-lenorme-spaccatura-che-dal-2005-si-e-aperta-sulla-depressione-etiope-di-afar-preludio-per-la-formazione-di-un-nuovo-mare/136429/
) ed è sembrata abbastanza clamorosa: il Corno d’Africa si starebbe staccando
dal resto del continente africano verso l’Oceano Indiano e non alla velocità
che contraddistinguono le ere geologiche: in pochi decenni questo movimento,
evidenziatosi in maniera netta la prima volta nel 2005, potrebbe portare all’ingresso
del Mar Rosso nella depressione dankala. La situazione sembra resa possibile da
recenti spostamenti monitorati quotidianamente da geologi accorsi da mezzo
mondo. E se questo accadesse, uno degli ultimi luoghi più selvaggi, misteriosi
ed incredibilmente affascinanti della Terra potrebbe scomparire nel volgere di
un batter d’occhio. E’ noto che l’area interessata a questi movimenti tettonici
fa parte del Gran Rift, ovvero di quella grande cicatrice che parte da Israele,
sul Mar Morto, percorre una buona metà del Mar Rosso, entra nella regione del
Corno d’Africa in Eritrea, abbracciando il territorio della Dankalia e prosegue
a sud interessando tutta l’Etiopia, il Kenia, le regioni dei Grandi Laghi, fino
ad arrivare sull’Oceano Indiano in Mozambico. E’ però vero che una frattura
sulla crosta terrestre di queste dimensioni nel giro di pochi anni è davvero
impressionante. La fenditura che parte dunque dalla depressione Dankala, a
nord, al confine con l’Eritrea, è lunga circa sessanta chilometri. Dal 2005 ad
oggi la frattura ha continuato ad allargarsi e molti studiosi pensano che
presto potrebbe crearsi addirittura un nuovo braccio di mare fra l’Eritrea e l’Etiopia.
Un viaggiatore che ha visitato la regione recentemente ha riferito che il
braccio di mare potrebbe anche essere costruito artificialmente senza grandi
sforzi perché la distanza della frattura dalla costa del Mar Rosso disterebbe
circa 33 chilometri ed il dislivello sarebbe di circa 40 metri, sufficienti a
generare un mare anche abbastanza profondo. D’altra parte, secondo alcuni
studiosi, il sale che caratterizza vaste zone del deserto dancalo e che forma
alcune delle aree più caratteristiche ed affascinanti, dimostrerebbe che molti
secoli addietro il mare avrebbe già invaso la depressione. Nulla di nuovo
quindi. Gli italiani che arrivarono per primi in Eritrea e la colonizzarono,
all’inizio del secolo scorso, avevano già pensato ad un progetto faraonico, per
i tempi, caratterizzato dall’ingresso del Mar Rosso nella depressione dankala
con l’obiettivo di rendere più salutari queste aree, e con l’intento di
modificare il clima rendendolo più umido, per favorire le coltivazioni. Il
tutto parrebbe possibile, stavolta senza l’aiuto dell’uomo.
Libero Pensatoio Fiorentino di Politica
Internazionale
“Recinto come barriera fisica, naturale, come le montagne, i fiumi o gli steccati. Ma anche come barriera convenzionale, come una frontiera. Frontiere che sono lentamente sparite, superate dalla politica e dagli scambi economici. Da tante frontiere, ad un'unica frontiera, da tanti recinti ad un unico recinto, internazionale, che avvolge la nostra contemporaneità”
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