lunedì 9 agosto 2010

La SuperSvizzera

La nascita di un nuova Nazione-Confederazione eccellente?
(fonte: Corriere della Sera), a cura di Roberto Di Ferdinando

4 commenti:

Roberto ha detto...

Dominique Baetting, deputato svizzero del Partito Popolare, antieuropeista convinto ha avanzato una proposta che sembra aver incontrato un sostenuto interesse in patria ed anche nelle altre regioni coinvolti in questo progetto. Baetting ha proposto la nascita di una SuperSvizzera, cioè una Confederazione che oltre a comprendere gli attuali Cantoni, si estenderebbe all’Alsazia (regione francese), Baden-Wuttemberg (land tedesco), la nostra Lombardia e Vorarlberg (regione austriaca). Una super confederazione di stati “eccellenti”, che difatti occupano i primi posti nelle classifiche dove si vive meglio, in cui l’economia è trainante ed innovativa e le infrastrutture ottime. Curiosamente, in un sondaggio promosso dal settimanale Weltwoche il 52% degli intervistati, residenti nelle regioni coinvolte, è favorevole, in Lombardia il sondaggio è stato effettuato solo a Como e Varese.
RDF

FRANCESCO ha detto...

Mi verrebbe subito da pensare e da dire che questi tentativi di rivedere le carte geografiche e politiche procedendo ad "annessioni" più o meno plebiscitarie di territori ricchi e benestanti sia la caratteristica di questo scorcio di nuovo millennio. Di primo acchito mi verrebbe da pensare all'egoismo dominante del benestante, del nuovo borghese non diverso dal vecchio borghese, dove nel vecchio metterei il prototipo datato dello scorso secolo dell'uomo mediamente colto, ricco, frequentatore della società "giusta", ovvero quella che ci è tramandata grazie ai canoni trasmessi dalla comune cultura religiosa, dalle frequentazioni scolastiche di medio/alto livello, in contrapposizione al popolo, vagamente "rivoluzionario", per parlare prendendo a prestito i canoni socio politici del secolo passato e forse ancora di quello attuale, caratterizzato un tempo dagli emigrati dal sud verso il nord per lavorare nelle grandi fabbriche dove si forgiava il mito della classe operaia, dell’emancipazione dalla religione cattolica, dell'emancipazione femminile. Ma questo era un mondo ancora abbastanza chiuso, almeno se lo vediamo dal nostro osservatorio Italia, che non si confrontava con le nuove migrazioni provenienti dal terzo e quarto mondo, che non aveva a che fare con l’Unione allargata, che non si confrontava, in una parola, con la globalizzazione. E allora, se si prova a pensare alle dinamiche socio politiche degli ultimi due decenni, da quando il comunismo ha perso la sua battaglia storica e da quando il mondo ha ricominciato a mettersi in moto, non c’è dubbio che si abbia assistito e si stia assistendo a dei fenomeni che, in qualche modo, tendono a riportarci dentro i recinti da cui siamo partiti, che sono quelli nazionali, della rinascita religiosa, e della ripresa dell’egoismo sociale verso cui i nuovi politici sembrano irresistibilmente attratti.
(Segue commento successivo)

Francesco ha detto...

Premesso che alcune di queste dinamiche sono ancora sotto traccia (mi riferisco ad esempio al ritorno del mito della Nazione, e della rinascita religiosa come cardini dell’identità di un popolo in contrapposizione al multiculturalismo che, inevitabilmente, si sta affermando), il caso della Svizzera quindi, potrebbe non essere una sorpresa. Tuttavia non si riesce a scorgere, in queste nuove istanze “internazionaliste” o forse meglio “interlocaliste” ed in questa nuova disgregazione, i valori portanti della solidarietà. Sembra infatti che prevalga, oltre a quanto detto sopra, il valore dell’egoismo, tipico di una società arricchita ed impaurita, timorosa di perdere il ruolo sociale acquisito, il proprio benessere, il proprio potere. La Svizzera dunque, non può essere una sorpresa, considerato che il paese transalpino è stato per decenni un paese che ha fatto della ricchezza (acquisita con metodi leciti, per quel paese, con mezzi meno leciti, almeno oggi, per altri paesi) e dell’efficienza un preciso canone di riconoscimento. Mettiamoci pure dentro la nostra sedicente Padania ed il federalismo fiscale in salsa nostrana, che a mio avviso non si allontana molto dalle istanze espresse dai politici svizzeri e che coinvolgono non a caso, anche le zone italiane di confine in gran parte sotto il richiamo leghista. Ma potremmo metterci anche la Catalogna, la principale area di ricchezza della Spagna, oppure citare, magari con le dovute differenze, i casi dei fiamminghi e dei valloni (la cui voglia di separatismo ha ripreso vigore negli ultimi mesi) ed i casi, senza dubbio riusciti e pacificamente accettati, della nascita della Repubblica Ceca e di quella Slovacca. Insomma, potremmo andare avanti ancora, ma l’elemento comune pare che sia stato sempre quello della regione trainante in termini di ricchezza o di PIL che dir si voglia, e del desiderio di non condividere il proprio futuro con aree del paese degradate, meno efficienti, più soggette alla corruzione, al malgoverno. Vedremo che cosa accadrà nel prossimo decennio. La costruzione europea è sempre più debole perché ha messo in condizione di confrontare fra se popolazioni ancora troppo eterogenee, in un disegno così ambizioso che potrebbe essere l’origine del suo fallimento. Le classi politiche di tutta Europa, non sembrano neppure essere in grado di mantenere saldo il proprio paese e di mantenerlo, in un percorso di sviluppo, nella cornice comunitaria. Potrebbe però anche accadere che fra cinquant’anni avremo costruito realmente gli Stati Uniti d’Europa. Senza guerre ufficiali, ma con tanti piccoli, micro conflitti che ancora oggi permeano la nostra società, forse ancora più violenta, giacchè questi conflitti non hanno una veste ufficiale, ma una dimensione privata, difficile da vedere, e soprattutto da interpretare.
Francesco Della Lunga

Francesco ha detto...
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