venerdì 18 giugno 2010

Quell’incontro a Milano tra israeliani e palestinesi.

La prima volta che israeliani e palestinesi si misero a sedere allo stesso tavolo, accadde a Milano, nel 1989.
(fonte: Sette-Corriere della Sera) a cura di: Roberto Di Ferdinando

2 commenti:

Roberto ha detto...

Nel 1989, a Milano, il Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente (CIPMO), appena istituito dalla passione di Janiki Cingoli, dava il via ai lavori della conferenza-studio sul Medio Oriente. All’incontro partecipavano, per la prima volta in assoluto, uno accanto agli altri, personaggi israeliani (la legge israeliana difatti impediva ai suoi cittadini di partecipare ad incontri con esponenti dell’Organnizzazione di Liberazione della Palestina) e palestinesi. Tra i circa 70 presenti si registrarono Shulamit Aloni e Aryeh Lova Eliav, membri del parlamento israeliano (Knesset) e Yasser Abed Rabbo, dirigente dell’OLP).
A questo primo e storico incontro, negli anni successivi, ne seguirono degli altri, sempre promossi dal CIPMO (www.cipmo.org) che fin da allora scelse la via dell’’equivicinanza’, non schierarsi a favore di una o dell’altra parte della contesa, ma attivarsi per la garanzia ad Israele di esistere in sicurezza ed a palestinesi di avere, di fatto, una propria terra. Così, con questo spirito nacquero gli incontri sempre tra palestinesi ed israeliani, nel 1991 e nel 1993, nei quali si anticiparono temi e si toccarono punti di accordo che sarebbero stati affrontati e trattati nei negoziati di Oslo. Ed poi, nel 1998, il Centro promosse, ancora una volta una prima volta storica, l’incontro tra esponenti del Likud, Meir Sheetrit (futuro ministro degli interni) e di Al-Fatah, Marwan Barghoouti (Segreteraio Generale di Al-Fatah in Cisgiordania, leader della seconda Intifada ed oggi in carcere in Israele).
La Pace in Medio Oriente è passata e passa per l’Italia.
RDF

Francesco Della Lunga ha detto...

La pace in Medio Oriente è passata spesso dall'Italia, o almeno i leader dei principali partiti che caratterizzarono la politica estera italiana nella Prima Repubblica, tentarono sicuremente di farla passare anche da queste parti. Nel tentativo di ritrovare una propria politica estera, che non fosse totalmente appiattita su quella statunitense, i partiti della sinistra italiana cercarono sempre di recuperare una certa indipendenza con la causa palestinese o, se si preferisce, con il conflitto arabo-israeliano. I vecchi leader della DC, fra cui Andreotti, ma soprattutto in tempi più recenti Bettino Craxi (l'incidente di Sigonella è entrato ormai nella Storia della politica estera del nostro paese), cercarono di giocare un ruolo autonomo nel Mediterraneo ora avvicinandosi, poi allontanandosi, alla causa palestinese. Soprattutto negli anni Ottanta e poi sul finire di questi, l'equidistanza divenne realmente un modo di fare politica in Medio Oriente da parte dei nostri governi. Fu probabilmente grazie alla nostra equidistanza di allora che i nostri contingenti parteciparono alla prima vera grande missione di pace in Libano, dove lo scontro israelo-palestinese, sul finire degli anni Settanta ed all'inizio degli anni Ottanta, ebbe una delle sue manifestazioni più cruente. La DC non è mai stata anti israeliana, ma neppure risolutamente anti palestinese. I socialisti cercarono sempre di distinguersi nella contesa e spesso furono accusati di atteggiamenti filo palestinesi. In realtà, a mio avviso, questo modo di affrontare le vicende mediorientali, rappresentava il tentativo, successivamente abbandonato, di ritagliarsi uno spazio o una politica autonoma nel Medioriente, cercando di ridare una dignità di potenza al nostro paese, definitivamente perduta con il disastro della seconda guerra mondiale. Dopo il crollo della Prima Repubblica, la sinistra non è riuscita a mantenere una linea di vicinanza alla causa palestinese. I governi di destra degli ultimi anni hanno poi decisamente virato a favore di Israele, relegando la causa palestinese in un angolo. Oggi l'Italia è un fiero amico di Israele (ma lo era anche prima) e degli USA, cosa di cui nessuno ha mai dubitato. Sulle vicende palestinesi si preferisce sfocare l'attenzione e non prendere posizioni, per non irritare il potente stato israeliano. Da questo versante politico la linea intrapresa appare abbastanza decisa e difficilmente riconsiderabile. Dall'altro fronte, è difficile pensare che, dalle macerie della sinistra italiana, possa rinascere un sentimento, almeno di equidistanza, che aveva caratterizzato la politica estera del paese, allora quasi "bipartisan", durante il crepuscolo della Prima Repubblica.