venerdì 24 ottobre 2008

La crisi Libia-Svizzera

a cura di Roberto Di Ferdinando

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Quest’estate le autorità giudiziarie svizzere avevano arrestato Hannibal Gheddafi, figlio del capo di stato libico, in seguito all’accusa di maltrattamenti avvenuti, secondo una denuncia, nei confronti di due propri domestici al Grand Hotel di Ginevra, dove Hannibal Gheddafi e sua moglie, anch’essa arrestata, si trovavano in vacanza. La coppia fu liberata dietro pagamento di una cauzione due giorni dopo e il procedimento penale decadde in seguito al ritiro dei due, adesso ex, domestici. Da allora i rapporti tra Libia e Svizzera sono progressivamente entrati in crisi. Gheddafi infatti non ha perso occasione di accusare il governo di Berna di effettuare, tramite la Gendarmeria svizzera del Cantone di Ginevra, persecuzioni e maltrattamenti nei confronti dei diplomatici e degli uomini di affari libici. Non a caso Ginevra è un importante centro finanziario nelle cui banche sono depositati ingenti quantità di denaro libico. La settimana scorsa, in risposta a questa prolungata persecuzione, Gheddafi ha minacciato la Svizzera di interrompere la fornitura di petrolio, della cooperazione economia e il ritiro dalle banche svizzere di circa 7 miliardi di dollari. Ovviamente la Svizzera è corsa, con cautela e diplomazia, a far rientrare la crisi, il presidente della Confederazione, Pascal Couchepin, ha auspicato che le minacce rimangano solo verbali. Il Ministero degli Esteri elvetico ha aggiunto che comunque dalla Libia non è giunta nessuna nota ufficiale in merito. Lo stesso Ministero, a giustificazione del comportamento delle proprie autorità giudiziarie, ha voluto precisare però un concetto, che sicuramente alle terroristiche ed orgogliose orecchie del dittatore libico saranno risultate incomprensibili: “Il nostro – ha dichiarato il Ministro degli Esteri svizzero – è uno Stato di diritto che è tenuto a rispettare la sua Costituzione e a seguire la procedura imposta dalla legge”.
RDF

Anonimo ha detto...

Non c'è dubbio che il presidente libico abbia delle orecchie terroristiche ed orgogliose. Ma non c'è neppure dubbio che il periodo in cui il dittatore libico veniva additato come il Male Assoluto è già passato da un pezzo. Gli Stati Uniti, la grande potenza mondiale che guida i destini del mondo ha già derubricato la posizione dell'uomo della Giamariria ad uno stato non più pericoloso. Gli stati europei da tempo non sono più in rotta con Tripoli. Il nostro paese poi, con il suo Primo Ministro, è corso solertemente a firmare un "Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica Italiana e la Grande Giamariria Araba Libica Popolare Socialista", lo scorso 30 agosto. Un accordo che aveva dato adito anche a preoccupazioni come quelle che ci vedevano già fuori dalla Nato. Che Berlusconi abbia preso un abbaglio e sia corso a stringere la mano ad un sanguinario terrorista? Possibile che nessuno dei suoi glielo abbia spiegato? Probabilmente ne è consapevole, ma la realpolitik ha avuto il sopravvento e tutto sommato non mi sento, in questo specifico caso, di condannarlo. Il nostro paese ha un passato storico abbastanza pesante con la Libia, è bene non dimenticarlo. E visto che tutto sommato abbiamo illuso migliaia di cittadini italiani, abbiamo fatto in modo che morissero tanti militari tricolore e altrettanti combattenti libici, sarebbe bene mantenere un rapporto decente con questi paesi. Lo ha capito prima di tutti Prodi, che aveva già gettato le basi per questo trattato, non ha difficoltà a riconoscerlo Berlusconi (anche se con modalità tutte sue) che in quanto ad affari è giudicato il Migliore in assoluto. Bisogna infine decidersi una volta per tutte su quale linea vogliamo tenere, a livello di politica internazionale: o osteggiamo tutti i paesi che hanno governi autoritari (la Russia è un'altro di questi ma dei quali non si può fare a meno...e che dire del ridicolo balletto degli stati europei nei confronti della Cina prima dell'ultima Olimpiade..) o si lascia perdere. L'Italia non è oggi in grado di dettare una linea netta perchè da sempre, è la più debole dei forti o la più forte dei deboli. Bisogna dunque accettare questo stato di cose perchè il periodo in cui la Penisola aveva il predominio sul mondo è già passato da un pezzo. L'orologio della Storia, come dice il nostro Stefano Soni, si è già fermato da queste parti. Quando anche il nostro paese sarà in grado di esprimere una classe politica migliore di quella attuale forse potremo tornare a sederci al tavolo dei potenti con maggiore autorevolezza. Ma per fare questo dobbiamo cambiare noi, ovvero noi cittadini del nostro bellissimo paese. I politici che abbiamo sono lo specchio della nostra mente, o se vogliamo, della nostra anima, quella che emerge e che si manifesta con atti concreti, quotidiani. Questo abbiamo e quindi questo siamo. Forse dovremo aspettare di nuovo che le lancette della Storia si fermino da queste parti. Ma forse attenderemo invano.
Francesco Della Lunga

Anonimo ha detto...

E’ vero l’Amministrazione Bush ha riabilitato Gheddafi, non ritenendolo più un pericoloso terrorista, ma un potenziale alleato nella lotta all’integralismo islamico. E’ vero, i vari governi italiani di centro-destra e centro-sinistra, che si sono succeduti negli ultimi dieci anni (ma già il governo Dini nel 1995), hanno continuato la tradizione della dottrina democristiana del “buon vicinato” con i paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo, difatti sono corsi più volte in Libia per stipulare contratti ed accordi con Gheddafi, con lo stesso Gheddafi che ci aveva lanciato un missile negli anni Ottanta. E’ vero, anche nell’ambito UE Gheddafi riscuote ampi consensi, Sarkozy si è più volte recato a Tripoli, mentre Zapatero ha solennemente ospitato a Madrid la tenda del leader libico. Ma nonostante tutto ciò, Gheddafi rimane un dittatore. Gheddafi negli anni Settanta finanziò l’OLP ed organizzazioni terroristiche internazionali per colpire obiettivi civili e militari israeliani e statunitensi; non pochi anni fa il Tribunale dell’ONU ha condannato alcuni agenti dei servizi segreti libici per l’attentato aereo di Lockerbie, 1988, in cui persero la vita 270 persone (i servizi segreti libici potevano operare senza l’autorizzazione del loro capo???). Nonostante ciò, noi occidentali abbiamo dimenticato tutto. Gli USA, vittime del loro pragmatismo, hanno deciso che è meglio un terrorista amico che un terrorista nemico e quindi, nella lotta all’integralismo islamico, hanno preferito dialogare con Gheddafi, piuttosto che contrastarlo. Non solo, Gheddafi, con la sua rivoluzione socialista ed islamica, ma senza nessun estremismo, garantisce agli USA un baluardo contro la penetrazione del terrorismo islamico nelle coste meridionali del Mediterraneo, la stessa funzione che svolgono i governi, poco democratici, dei vicini Egitto, Marocco e Tunisia con cui difatti gli USA continuano ad avere buoni rapporti. I governi italiani, meno pragmatici, ma più opportunisti, corrono in Libia ogni volta che Gheddafi alza la voce e minaccia i nostri interessi. Gheddafi ci tiene, per non essere volgari, per la gola perché dipendiamo dalle sue risorse energetiche, perché le principali aziende e banche italiane hanno partecipazioni di soldi statali libici. Gheddafi ha insistito in maniera stucchevole per avere ed ottenere da Roma riparazioni coloniali, perché l’Italia, nell’Ottocento e agli inizi del Novecento occupò i territori libici. Mai nessun governo occidentale è stato chiamato, dopo tanti anni, ad assumersi un tale ed oneroso impegno senza avere dirette responsabilità. A Gheddafi è permesso tutto, altrimenti ci potrebbe chiudere i rubinetti del gas e del petrolio, potrebbe ritirare i finanziamenti alle nostre imprese, potrebbe aumentare i flussi di clandestini che quotidianamente partono dalle coste libiche dirette a quelle italiane. A proposito, il governo libico aveva chiesto e quindi ottenuto dall’Italia soldi e mezzi per contrastare questi flussi, ma periodicamente, come denuncia il nostro Ministero degli Interni, i barconi di disperati continuano a partire dalla Libia, senza che le autorità libiche facciano il loro dovere. Gheddafi continua così a non avere rispetto delle vite altrui per realizzare i propri interessi. Berlusconi ha sbagliato ad omaggiare e a portare soldi e scuse al leader libico nella sua tenda del deserto, lo stesso Berlusconi che ha sbagliato nel difendere la Russia nella crisi del Caucaso. Avrei sperato infatti che la politica italiana avesse risposto al presuntuoso dittatore Gheddafi come quella svizzera, oppure, magari, con un sonoro e sentito, e per niente politicamente corretto: “Ma va via…!!” accompagnato da una sonora pernacchia partenopea; certo il governo italiano avrebbe dovuto fare scorte di coperte e carbone per l’inverno, infatti la Libia ci avrebbe chiuso i suoi rubinetti energetici, ma sai che soddisfazione. Purtroppo ancora una volta è stata scelta la via del compromesso, la via della mezza sconfitta.
RDF

Anonimo ha detto...

Non mi pare che questi siano i tempi in cui i governi europei possono fare la voce grossa. In generale, le politiche estere delle ex grandi potenze europee, che vinsero la Seconda Guerra Mondiale e quelle che l'ebbero provocata, perdendola, sono ormai politiche prive di connotati particolari. Questo è certamente il risultato, se vogliamo positivo, della nascita, della crescita e dell'affermazione dell'Unione Europea, anche se poi non esiste una vera e propria Politica Estera Europea degna di questo nome perchè le ex potenze cercano ancora oggi di differenziarsi, indebolendo da un lato proprio la definitiva affermazione dell'Unione, dall'altro rendendo aleatoria la posizione di ex potenze che nulla possono di fronte alle nuove potenze, oltre a quella tradizionale degli Stati Uniti. Non c'è dubbio però che a livello strettamente regionale, ogni stato non possa recitare una sua parte, anche se circoscritta ad ambiti geografici ben definiti. L'Italia, da questo punto di vista, ha sempre avuto una politica di attenzione verso i paesi che si affacciavano sulla sponda africana e mediorientale del Mediterraneo. Vi sono delle ragioni storiche che hanno portato il nostro paese a dialogare con queste popolazioni, con uno scambio di culture che non si ferma da qualche millennio. Nel diciottesimo secolo poi, la corsa alla conquista di uno spazio in Africa, aveva gettato le basi per un intervento diretto, anche del nostro paese, in questi territori. Con la Libia abbiamo una storia recente controversa, iniziata sotto il periodo giolittiano e culminata e definitivamente crollata sotto il fascismo. Poi ci sono stati periodi relativamente tranquilli, nel secondo dopoguerra, sotto il regno senussita, fino all'avvento di Gheddaffi che cacciò, in pochi mesi, gli italiani che da tempo risiedevano a Tripoli. Eravamo agli inizi degli anni Settanta. Il recente trattato di amicizia che abbiamo citato, vorrebbe sistemare anche il contenzioso che era sorto, relativo all'esproprio dei beni degli italiani. Il Colonnello è indubbiamente un personaggio difficile da decifrare ed assai mutevole. Ma la sua politica, come giustamente osservato da Roberto, fa molto comodo ai governi occidentali perchè di fatto, essendo connotata da un'impostazione laica e socialista, impedisce la radicalizzazione dei movimenti terroristici islamisti. Il Colonnello, che democratico non è e non potrebbe esserlo, rimane un baluardo per il mondo occidentale, piaccia o no. Saddam Hussein era un baluardo anch'egli, nonostante fosse un dittatore sanguinario. Ma all'Occidente, fino alla guerra catastrofica intrapresa dall'amministrazione Bush, faceva comodo, proprio come Gheddafi. Il quale ha probabilmente cambiato atteggiamento quando ha capito che avrebbe potuto perdere la partita di fronte agli Stati Uniti feriti dall'11 settembre. Poi ci sono gli altri governi vicini all'Occidente, anch'essi assai poco democratici, come quello egiziano, da decenni storico alleato prima degli inglesi, poi degli europei e degli americani. La stabilizzazione dei quest'area difficile da controllare, dipende in larga parte dall'esistenza di regimi autoritari o dittatoriali, che riescono a tenere a freno le vampate islamiste, rinfocolatesi grazie alla decisiva ed improvvida decisione statunitense di mettere a ferro e fuoco l'Iraq. Poi rimane la questione palestinese a destabilizzare l'intera regione. Se guardiamo bene, anche altri regimi assai potenti che si sono succeduti nel territorio del vecchio impero Ottomano, sono dittatoriali o "scarsamente" democratici. L'Arabia Saudita è l'esempio più lampante. Insomma, che dovremmo fare? Dovremmo forse isolarci e mettere in pericolo gli interessi italiani in questa strategica area del mondo facendo la voce grossa? Mi pare che il tempo per alzare la voce sia passato da tempo. Troppi interessi economici ci legano a questi paesi, sarebbe difficile spiegare ai cittadini italiani, abituati al loro tenore di vita elevato ed alla loro tranquillità, le ragioni di un mutato tono o atteggiamento che potrebbe comportare ripercussioni assai pesanti sul nostro benessere. I tempi delle cannoniere non torneranno, ancora per un pò di anni. Il pragmatismo è oggi il padrone della politica. Forse lo è stato anche in passato. Oggi più che mai. Non è detto che sia la scelta più giusta, ma è indubbiamente quella che comporta minori rischi.
Francesco Della Lunga

Anonimo ha detto...

La settimana scorsa, l’ex Ministro degli Esteri libico, intervenuto in una conferenza pubblica per celebrare gli accordi storici tra Italia e Libia, ha confessato che l’allora Presidente del Consiglio italiano, Bettino Craxi, nell’aprile del 1986, tramite un diplomatico maltese, informò Gheddafi dell’imminente attacco americano su Tripoli salvandogli così la vita.
Infatti il 14 aprile 1986 il presidente USA, Ronald Regan, autorizzò, come rappresaglia dell’attentato di matrice libica ad una discoteca di Berlino, dove persero la vita civili e militari statunitense, il bombardamento della residenza di Gheddafi. L’attacco provocò morti e feriti, ma non colpì il rais che, avvertito in tempo, si era rifugiato nel proprio bunker. La notizia dell’aiuto di Craxi a Gheddafi è stata confermata anche dal senatore Giulio Andreotti.
Tale vicenda riapre la polemica sugli ambigui ed opportunistici rapporti dei nostri passati governi con la Libia di Gheddafi. Di come, al fine di garantire la sicurezza interna e sottrarre l’Italia dalle minacce del terrorismo mediorientale, l’Italia sia spesso venuta a patti con le organizzazioni terroristiche mediorientali ed abbia allacciato sempre buoni rapporti con i paesi che le finanziavano (la Libia difatti finanziava gruppi terroristici), ma così mettendo in crisi i rapporti con l’alleato americano agli occhi dei quali siamo stati visti spesso come inaffidabili ed ambigui.
Tale dichiarazione ha spinto il Presidente Emerito, Francesco Cossiga, a rilasciare un’intervista in cui sottolinea come non vi sia poi molto da scandalizzarci sulla condotta di Craxi , dato che negli anni Settanta, dopo l’attentato a Fiumicino del 1973, esisteva un “lodo Moro”, cioè una direttiva segreta, con la quale i governi italiani tolleravano nel nostro paese la presenza di gruppi ed esponenti terroristici palestinesi ed i loro traffici di armi ed esplosivi. Non solo, molto probabilmente, la strage di Bologna del 1980, per la quale sono stati condannati definitivamente esponenti dell’estrema destra, sempre secondo quanto riferito da Cossiga, sarebbe stata invece provocata da un’incauta operazione di trasporto di esplosivi, avvenuta in valigette, da parte di due esponenti dell’OLP, morti appunto nell’esplosione. Non solo, sempre Cossiga ha invitato la magistratura ad indagare sulla possibile esistenza di un moderno “lodo Moro”, un accordo questa volta con i terroristi di Al Qaeda; infatti l’Italia, nonostante abbia partecipato attivamente nella guerra americana contro il terrorismo internazionale, a differenza della Spagna e della Gran Bretagna, non ha subito alcun attentato sul proprio territorio.
RDF