lunedì 1 marzo 2010

25 consigli per vivere bene

Il ministro degli esteri della Bolivia suggerisce 25 consigli per “Vivere bene”
Dal giornale LA RAZON, LA PAZ.-
http://www.la- razon.com/ versiones/ 20100131_ 006989/nota_ 247_946416. htm

"In un’intervista, il ministro delle Relazioni Estere, David Choquehuanca, esperto in Cosmovisione Andina, spiega in dettaglio un nuovo paradigma in cui situa la vita e la natura come asse centrale dell’esistenza.
Il Vivere Bene, il modello che desidera implementare il governo di Evo Morales, si può riassumere come il vivere in armonia con la natura, definizione che riprende i principi ancestrali delle culture della regione. Esse considerano che l’essere umano si trova in secondo piano al medio ambiente.
Il cancelliere David Choquehuanca studioso di questo modello ed un rappresentante Aymaras, esperto in cosmovisione andina, conversarono con il giornale LA RAZÓN per un’ora e mezza e spiegarono i dettagli dei principi riconosciuti nell’articolo 8 della Constitución Política del Estado (CPE) .
“Vogliamo ritornarne a Vivere Bene, il che significa che ora iniziamo a valorizzare la nostra storia, la nostra musica, i nostri abiti, la nostra cultura, il nostro idioma, le nostre risorse naturali, e oltre a dar valore a tutto questo abbiamo deciso di recuperare tutto ciò che è nostro, tornare ad essere quel che siamo stati”.
L’articolo 8 della CPE stabilisce che: “ Lo Stato assume e promuove come principi etici-morali della società plurale: ama qhilla, ama llulla, ama suwa ( non essere pigri, non essere bugiardi, non rubare), suma qamaña ( vivere bene), ñandereko (vita armoniosa), teko kavi (vita buona), ivi maraei (terra senza male) e qhapaj ñan (cammino alla vita nobile).
Il Cancelliere ha rimarcato la sua distanza dal socialismo e ancora di più dal capitalismo. Il primo lo definisce come pura ricerca della soddisfazione delle necessità dell’uomo, mentre asserisce che per il secondo la cosa più importante è il denaro e la plusvalenza.
Secondo D. Choquehuanca, il Vivere Bene è un processo che inizia ora e che a poco a poco si divulgherà.
“Per coloro che appartengono alla cultura della vita la cosa più importante non è il denaro né l’oro, né l’uomo, poiché egli si trova all’ultimo posto. La cosa più importante sono i fiumi, l’aria, le montagne, le stelle, le formiche, le farfalle(..) . L’uomo è all’ultimo posto. Per noi la cosa più importante è la vita.”.
Le culture Aymara • Anticamente coloro che popolavano le comunità Aymaras in Bolivia aspiravano a diventare qamiris (persone che vivono bene).
I Quechuas • Ugualmente le persone di questa cultura anelavano diventare un qhapaj (gente che vive bene). Un benessere che non è quello economico.
I Guaraníes • Il guaraní sempre aspira di diventare una persona che si muove in armonia con la natura, ossia che spera un giorno diventare un yambae.
Il Vivere Bene dà priorità alla natura e non all'essere umano.
Queste sono le caratteristiche che poco a poco si implementeranno nel nuovo Stato Plurinazionale:

Dare priorità alla vita -
Vivere bene è ricercare la vita in comunità dove tutti gli integranti si preoccupino per tutti. La cosa più importante non è l'essere umano (come definisce il socialismo), né il denaro (come precisa il capitalismo), bensì la vita. Esso richiede implementare una vita più semplice.
Il cammino è quello di creare armonia tra tutte le forme di vita, con l’obiettivo di salvare il pianeta dalle priorità dell’umanità.
Giungere ad accordi attraverso il consenso –
Vivere bene significa cercare il consenso tra tutti. Questo implica che a prescindere dalle differenze, quando le persone dialogano si può arrivare ad un punto neutrale, in cui tutti possono riconoscersi e dove non si provocano conflitti. “ Non siamo contro la democrazia, quel che desideriamo è approfondirla, perché oggi la democrazia include la sottomissione, e sottomettere il prossimo non è “Vivere bene” chiarificò il Cancelliere David Choquehuanca.
Rispettare le differenze –
“Vivere bene” significa rispettare l’altro, saper ascoltare chiunque desideri parlare, senza discriminazione o sottomissione. Non si parla di tolleranza ma di rispetto; per Vivere Bene e in armonia è necessario rispettare le differenze, anche se ogni cultura, o regione, ha una forma diversa di pensare,. Questa responsabilità include tutti gli esseri umani che abitano il pianeta, gli animali e le piante.
Vivere in complementarietà –
Vivere Bene è dare la priorità alla complementarietà, questo significa che tutti gli esseri viventi sul pianeta si relazionano l’uno con l’altro. Nelle comunità, il bimbo è complementare al nonno, l’uomo alla donna, etc… In uno dei suoi esempi, David Choquehuanca specifica che l’uomo non deve uccidere le piante perché esse sono fondamentali per la sua esistenza e lo aiutano a sopravvivere.
Equilibrio con la natura -
Vivere Bene è condurre una vita in equilibrio con tutti gli esseri viventi della comunità. La giustizia, come la democrazia, è considerata escludente perché prende in considerazione esclusivamente le persone dentro una comunità e non quello che è più importante, cioè la vita e l’armonia dell’uomo con la natura. E’ per questo che Vivere Bene aspira a realizzare una società equa e senza esclusioni.
Difendere la identità -
Vivere Bene è dar valore e recuperare la propria identità. In questo nuovo modello, l’identità di un popolo è molto più importante che la stessa dignità. L’identità implica il godere pienamente di una vita basata su valori che hanno resistito da più di 500 anni (dalla conquista spagnola) e che sono stati ereditati dalle famiglie e dalle comunità che hanno vissuto in armonia con la natura e con il cosmo. Uno degli obiettivi principali del Vivere Bene è riprendere l’unità di tutti i popoli.
Il Ministro di Relazioni Estere, David Choquehuanca, spiegò che saper mangiare, bere, danzare, comunicare e lavorare sono alcuni degli aspetti fondamentali.
Accettare le differenze -
Vivere Bene è rispettare le somiglianze e le differenze tra gli esseri che vivono sullo stesso pianeta. Va molto più in là del concetto della diversità. “Non c’è unità nella diversità, c’è solo somiglianza e differenza, perché quando si parla di diversità si parla solo delle persone” dice il Cancelliere. Il nuovo paradigma sottolinea che gli esseri somiglianti o differenti non devono mai farsi del male.
Dare la priorità ai diritti cosmici -
Vivere Bene è dare la priorità ai diritti cosmici prima che ai Diritti Umani. Quando il Governo parla di cambio climatico si riferisce anche ai diritti cosmici, assicura il Ministro delle Relazioni Estere. Per questo il Presidente (Evo Morales) dice che è più importante parlare dei diritti della Madre Terra piuttosto che parlare dei diritti umani.
Saper mangiare –
Vivere Bene è saper alimentarsi, saper combinare il cibo adeguato durante le stagioni dell’anno (alimenti secondo l’epoca dell’anno). Il Ministro delle Relazioni Estere, David Choquehuanca, spiega che questo tema deve affrontarsi in base alla pratica adottata dai nostri antenati che si alimentavano di un unico prodotto durante tutta una stagione. Commenta anche che alimentarsi bene garantisce la salute.
Saper bere -
Vivere Bene è bere alchool con moderazione. Nelle comunità indigene ogni festa ha un suo significato e l’alchool è presente nelle cerimonie, ma si consuma senza esagerare e senza fare del male a nessuno. “Dobbiamo imparare a bere, nelle nostre comunità celebravamo feste relazionate alle epoche stagionali. E’ molto diverso da recarsi in un locale e avvelenarsi di birra e uccidere i nostri neuroni.”
Saper danzare –
Vivere Bene è saper danzare, non semplicemente saper ballare. La danza si relaziona con alcuni atti concreti come la semina o il raccolto. Le comunità continuano ad onorare con danza e musica la Pachamama soprattutto durante le epoche agricole; nelle città le danze originarie sono considerate come espressioni folcloriche. Nel nuovo paradigma si rinnoverà il vero significato della danza.
Saper lavorare –
Vivere Bene è considerare il lavoro come una festa. “Il lavoro per noi è felicità” dice David Choquehuanca che sottolinea che a differenza del capitalismo dove si paga per lavorare, nel nuovo modello dello Stato Plurinazionale, si riprende il pensiero ancestrale che considera il lavoro come una festa. Esso è una forma di crescita, per questo nelle culture indigene si lavora sin da piccoli.
Riprendere il abya laya –
Vivere Bene è promuovere che i popoli si uniscano in una grande famiglia. Per il Ministro questo implica che tutte le regioni del paese si ricostituiscano in ciò che ancestralmente era considerata una grande comunità. “Questo deve essere esteso a tutti i paesi, noi vediamo buoni semi in tutti quei capi di stato che desiderano unire i popoli e ritornare a formare l’ Abya Laya che siamo stati.
Rincorporare la agricultura –
Vivere Bene è incorporare l’agricoltura alle comunità. Parte di questo nuovo paradigma del nuovo Stato Plurinazionale sta nel recuperare le forme di vita in comunità, come il lavoro della terra, coltivando prodotti che coprano le necessità basiche per il sostentamento.
Verranno devolute le terre alle comunità in maniera che generino economie locali.
Saper comunicare –
Vivere Bene è saper comunicarsi. Nel nuovo Stato Plurinazionale si pretende ripristinare la comunicazione che esisteva nelle comunità ancestrali. Il dialogo è il risultato di questa buona comunicazione che menziona il Ministro. “Dobbiamo imparare a comunicare come lo facevano i nostri padri che riuscivano a risolvere i conflitti che si presentavano, non dobbiamo perdere questa capacità”. Il Vivere Bene non è “vivere meglio” come propone il capitalismo. Tra i principi che sostengono lo Stato Plurinazionale troviamo il controllo sociale, la reciprocità e il rispetto per la donna e per l’anziano.
Controllo sociale -
Vivere Bene è realizzare un controllo obbligatorio tra gli abitanti di una comunità. “questo controllo è diverso da quello proposto dalla Partecipazione Popolare, che fu rifiutato (da alcune comunità) perché riduce la vera partecipazione delle persone” disse Choquehuanca. Nei tempi antichi “tutti si incaricavano di controllare le funzioni che realizzavano le loro principali autorità”.
Lavorare in reciprocità –
Vivere Bene è riprendere la reciprocità del lavoro nelle comunità. Nei popoli indigeni questa pratica si denomina ayni, che significa restituire in lavoro l’aiuto prestato da una famiglia in una attività agricola, come la semina e il raccolto. “Questo sarà uno dei principi o codice che ci garantirà l’equilibrio davanti ai tempi della grande siccità” spiega il Ministro di Relazioni Esteriori.
Non rubare e non mentire –
Vivere Bene è basarsi nel ama sua y ama qhilla (non rubare e non mentire, in lingua quechua). Questo è uno dei precetti inclusi nella nuova Costituzione Politica dello Stato e che il Presidente promise di rispettare. Per il Ministro è fondamentale che dentro le comunità si rispettino questi principi per raggiungere il benessere e la fiducia dei suoi abitanti. “Questi sono codici che si devono rispettare per poter vivere bene nel futuro”.
Proteggere i semi -
Vivere Bene è proteggere e conservare i semi affinché nel futuro si eviti l’uso di prodotti transgenici. Il libro “Vivere Bene, una risposta alla crisi globale”, della Cancelleria della Bolivia, specifica che una delle caratteristiche di questo nuovo modello è di preservare la ricchezza ancestrale agricola con la creazione di banche di semi che evitino la utilizzazione di prodotti transgenici per incrementare la produttività, poiché si dice che questa miscela a base di chimici danneggia e uccide inesorabilmente i semi millenari.
Rispettare la donna -
Vivere bene è rispettare la donna, poiché ella rappresenta la Pachamama, la Madre Terra che possiede la vita e cura tutti i suoi frutti. Per questa ragione, dentro le comunità, la donna è valorizzata ed è presente in tutte le attività che si occupano della vita, dei bambini, l’educazione e la vitalità della cultura. Coloro che abitano le comunità indigene danno valore alla donna come base dell’organizzazione sociale poiché è lei che trasmette ai suoi figli la conoscenza della sua cultura.
Vivere Bene e NON meglio -
Vivere Bene è differente di vivere meglio come lo descrive il capitalismo. Per il nuovo paradigma dello Stato Plurinazionale, vivere meglio si traduce in egoismo, disinteresse per gli altri, individualismo e solamente pensare al lucro. Esso considera che la dottrina capitalistica spinge allo sfruttamento delle persone per arricchirsi in pochi, mentre il Vivere Bene suggerisce una vita semplice che mantenga una produzione equilibrata.
Recuperare le risorse –
Vivere Bene è recuperare la ricchezza naturale del paese e permettere che tutti possano beneficiarsene in forma equilibrata ed equa. La finalità della dottrina del Vivere Bene è anche di nazionalizzare e recuperare le imprese strategiche del paese per realizzare equilibrio e convivenza tra gli uomini e la natura in contrapposizione a uno sfruttamento irrazionale delle risorse naturali. “Prima di tutto c’è la natura” afferma il Ministro.
Esercitare il potere –
Vivere Bene è costruire, dalle comunità, la reggenza delle comunità nel paese. Questo significa secondo il libro “Vivere Bene come risposta alla crisi globale” che si raggiungerà il comando del paese attraverso il consenso comunale e si costituirà la unità e la responsabilità a favore del bene comune, senza che nessuno manchi. E’ in questo contesto che si costituiranno le comunità e le nazioni per creare una società sovrana che si amministrerà in armonia con l’individuo, la natura e il cosmo.
Far buon uso dell’acqua –
Vivere Bene è distribuire razionalmente l’acqua e goderne in maniera corretta Il Ministro delle Relazioni Estere commenta che l’acqua è il latte degli esseri che abitano il pianeta. “Abbiamo tanto, risorse naturali, acqua... La Francia, per esempio, non ha la stessa quantità di acqua e di terra che ha il nostro paese, ma vediamo che non esiste nessun Movimento Senza Terra, così che dobbiamo valorizzare ciò che abbiamo e preservarlo più che possiamo, questo è Vivere Bene.
Ascoltare gli anziani –
Vivere Bene è leggere le rughe degli anziani per poter riprenderne il cammino.
Il Ministro spiega che una delle principali fonti di conoscenza sono gli anziani delle comunità che conservano le storie e le abitudini che col passare degli anni vengono dimenticate. “I nostri antenati” menziona” sono biblioteche che seguono il cammino, sempre dobbiamo imparare da loro.”. Ecco perché gli anziani sono rispettati e consultati nelle comunità indigene del paese".

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