mercoledì 30 settembre 2009

Sulla Luna con gli USA?

Il nuovo programma spaziale degli Stati Uniti prevede nuove missioni sulla Luna, l’Italia partner delle operazioni?
di Roberto Di Ferdinando (notizia tratta da Il Corriere della Sera)

2 commenti:

Roberto ha detto...

Il Presidente degli Stati Uniti, Obama, ha incaricato gli esperti spaziali, guidati da Norman Ralph Augustine, di stilare dei programmi spaziali a cui il governo americano dovrà destinare risorse ed attenzioni strategiche. Il nuovo programma spaziale ha visto retrocedere, nella scala delle scelte primarie per l’amministrazione statunitense, la missione su Marte, missione rinviata ad un futuro indefinito, mentre la Luna rimane l’opzione principale, sebbene da riconquistare diversamente. Cioè aprire ad investitori e partner privati ed ad una collaborazione internazionale, opzioni e scelte mal viste invece dalla precedente amministrazione Bush, al fine di ottenere così fondi per progetti altrimenti troppo onerosi, ed usare la sfida astronomica quale un modo per intessere, secondo la nuova dottrina Obama, buone relazioni politiche e strategiche con altri paesi . Non a caso negli ultime settimane varie agenzie spaziali (l’europea ESA e l’italiana Asi) hanno allacciato rapporti con la Nasa per studiare modi di collaborazione per le nuove sfide spaziali. Inevitabile che uno sforzo serio da parte di più soggetti internazionali per la conquista e riconquista scientifica dello spazio non farebbe che aumentare la spinta all’innovazione generale delle nuove tecnologie, come in passato accadde in seguito allo sbarco sulla Luna ed al progetto di guerre stellari dell’amministrazione Reagan. Quindi condividere con gli USA i suoi programmi spaziali significherebbe per l’Europa e l’Italia un’ottima ricaduta sotto il profilo di innovazione, ricerca e sviluppo.
RDF

Francesco ha detto...

Quanto riportato dal Corriere della Sera e da Roberto, conferma, ancora una volta, quello che ho già avuto modo di affermare in alcuni dei nostri articoli relativi al nuovo corso dell'amministrazione americana. Un nuovo corso caratterizzato dal multilateralismo piuttosto che dall'unilateralismo proclamato ed affermato dall'amministrazione Bush. Pare inoltre di assistere ad una vera e propria rivoluzione: gli USA starebbero cercando di non proporsi più come una potenza militare ed economica, ma rovesciando i due termini come in un'equazione, in una potenza prima economica e poi militare con tutto quello che ne consegue in termini di potenza ed in termini di "condizionamento" culturale verso le altre nazioni del globo. Vedremo nei prossimi mesi se sarà veramente così. Perchè non c'è dubbio che l'ambito della ricerca spaziale si avvicina e si intreccia con la ricerca in ambito militare. Quindi non possiamo ancora avere questa certezza. Tuttavia, questi programmi confermano almeno ancora un dato di fatto: che gli Stati Uniti sono ancora la potenza leader in campo tecnologico e che tutte le altre potenze occidentali e quindi europee, seguono i passi degli americani, essendo l'Unione Europea ancora lontana da poter tracciare una linea condivisa. Eppure l'Unione, da questo punto di vista, possiede già da qualche decennio dei programmi di sviluppo che hanno avuto e probabilmente avranno, un certo successo. Esistono fondi che vengono dirottati specificatamente allo sviluppo dell'energia nucleare (Euratom), esistono fondi appositamente destinati allo sviluppo tecnologico. Oggi siamo ad esempio al VII programma quadro in materia di ricerca e sviluppo e su questo settore da sempre l'Unione Europea ha dirottato risorse economiche ed umane ingenti, non sempre con risultati eccezionali. Certamente la possibilità di lavorare con gli USA in un settore strategico come quello spaziale rafforzerà la ricerca tecnologica in questo campo con importanti ricadute su tutti i settori che ne sono in qualche modo "limitrofi". Non possiamo dunque sapere se Obama riuscirà a proseguire verso la strada del disimpegno militare e verso lo sviluppo di un economia non più di guerra ma di pace. Dopo pochi mesi dall'insediamento alla Casa Bianca, il Presidente sta infatti affrontando le prime forti contestazioni, la maggior parte delle quali legate però ad un programma con ricadute interne, quello della spesa sanitaria e della riforma di questo settore. L'americano "profondo" infatti, stenta a capire un modo di pensare che, a quelle latitudini, è visto ancora come un residuo di un socialismo o, peggio ancora un comunismo, di cui gli Stati Uniti sono stati i principali nemici, usciti peraltro vittoriosi, come la storia dell'ultimo secolo ci ha dimostrato.
Francesco Della Lunga