Come ipotesi appare abbastanza peregrina visto le notizie di
guerra che arrivano, seppure rarefatte tenuto conto della lontananza dello
scenario somalo, dai principali quotidiani nazionali ed internazionali. Eppure
pare che stavolta il sole stia per risorgere anche a Mogadiscio. Avevamo già
visto alcune immagini registrate su Youtube, ma era sinceramente difficile
crederlo. Nonostante la guerra civile, nonostante le fazioni in lotta,
nonostante i signori della guerra, nonostante la presenza recente di Al Shabab,
la vecchia capitale somala pare attraversare un momento di rinnovato ottimismo.
In un articolo a firma di Pietro Veronese apparso in questi giorni su
Repubblica, si parla di riapertura di locali, di università, di commerci,
insomma il ritorno ad una vita normale. Parrebbe quasi impossibile, ma forse
l’atteso momento della fine della guerra potrebbe anche arrivare. Il cronista
ci racconta che da pochi mesi, all’aeroporto internazionale della città stanno
arrivando centinaia di somali della diaspora, rientrando dai paesi in cui hanno
passato gli ultimi vent’anni e dove, in qualche caso, sono riusciti ad
arricchirsi. Rientrano a casa, riparano le case distrutte, riaprono piccole
attività. In questa sorta di rinascita la presenza turca sta giocando un ruolo
importante. Durante la passata carestia, il primo ministro turco Erdogan era
venuto in visita al Paese con tutta la famiglia. Ed oggi le mezzalune turche
appaiono un po’ ovunque nella città. Nel frattempo, anche la “road map” che
dovrebbe prevedere la nascita del nuovo parlamento e della nuova costituzione,
sta andando avanti, seppure a fatica. I destini della Somalia si sono
incrociati con Roma, proprio in questi giorni. Il primo ministro somalo,
Abdiweli Mohamed Ali, a margine degli incontri ha dichiarato che gli Al Shabab
sono in rotta e che Mogadiscio è di nuovo libera. Grazie al lavoro condotto
dall’esercito somalo, dall’Unione Africana ed anche al sostegno internazionale
che per una volta, dopo molti anni, starebbe dando dei frutti. Il Primo
Ministro ha dichiarato che si stanno scaldando i motori per la partenza del
nuovo parlamento che dovrà approvare la nuova costituzione. Poi sarà il momento
della formazione di un nuovo governo. Nel frattempo, l’esperienza del TFG, del
Governo di Transizione, sarà terminata con successo. Naturalmente, in un paese che viene da più di vent’anni di
guerra civile e di totale anarchia con una dissoluzione totale delle strutture
statali, non può cessare tutto con un tratto di penna. Mogadiscio rimane ancora una delle città più
pericolose del globo, chi la visita gira ancora con scorte armate, ed anche gli
stessi somali ne fanno uso. Gli Shabab sono fuori dalla città e sono però
presenti a circa 45 chilometri dalla capitale, come sono arrivati potrebbero
rientrare, come affermano alcuni personaggi politici locali. Il Presidente somalo ha affermato che oggi il TFG controlla oltre il 60% del territorio del paese. E che sono pronte politiche per combattere la pirateria e la povertà, quella povertà che ha gettato nelle mani di Al Shabab numerosi ragazzi. Se Al Shabab crollasse definitivamente e la ricostruzione fosse avviata, rimarrebbe l'ultimo lembo di Africa Orientale ancora isolata dalla comunità internazionale. L'Eritrea di Isaias. Nei confronti del quale, è ormai noto, è in modo la lotta per la successione. La rinascita
somala potrebbe cogliere tutti di sorpresa. E non ci stupiremmo se fossimo proprio noi
a non coglierne le nuove opportunità.
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